Tasse Lampedusa, il sindaco: “Chiuderemo hotspot!”

Il sindaco di Lampedusa Totò Martello sul provvedimento dell'Agenzia delle Entrate: "Se questa non è una intimidazione che viene fatta nei confronti dei cittadini di Lampedusa, allora spiegatemi che cosa è"

Il sindaco di lampedusa e Linosa Totò Martello
Lo scorso 7 agosto l’Agenzia delle Entrate ha pubblicato sul proprio sito il provvedimento a firma del direttore Ernesto Maria Ruffini che preannuncia la “ripresa degli adempimenti tributari, diversi dai versamenti, non eseguiti per effetto delle disposizioni emanate in seguito all’eccezionale afflusso di cittadini appartenenti ai Paesi del Nord Africa nell’isola di Lampedusa”. La sospensione della riscossione procede di anno in anno dal 2011 ad oggi con proroghe approvate in Parlamento. L’ultima scade il 15 dicembre di quest’anno e l’Agenzia delle Entrate, in netto anticipo rispetto alle eventuali diverse disposizioni di Governo, ha tenuto a far sapere che dal 31 gennaio 2018 Lampedusa e Linosa dovranno versare i sette anni finora sospesi ed attualmente privi di norme di rientro o piani di rateizzazione agevolata. Sull’isola che venne stravolta a causa delle decisioni di Governo, quando nel 2011 il numero dei tunisini superò di gran lunga quello della popolazione residente e la stampa di tutto il mondo venne a documentare quella che fu ribattezzata la “collina della vergogna”, la notizia pubblicata in esclusiva estiva da Giuseppe Pipitone per Il Fatto Quotidiano non è stata affatto gradita. Abbiamo quindi chiesto una intervista al sindaco di Lampedusa e Linosa, Totò Martello, per un ulteriore approfondimento.

Sindaco, lei ritiene che l’imprenditoria lampedusana possa davvero recuperare i tre anni di gravissima crisi economica ed i conseguenti quattro di lenta ripresa versando dal prossimo anno i relativi tributi fino a quest’anno sospesi?
Il problema non è “sospensione si e sospensione no” o abolizione delle tasse o meno; Il problema è che ogniqualvolta si parla di Lampedusa veniamo trattati come comunità, o come isola, che non ha fatto nulla in favore del Governo italiano e dell’Europa. Questo provvedimento predisposto dall’Agenzia delle Entrate, specialmente nel mese di agosto, è un pugno dato ad una intera comunità che da più di vent’anni svolge una attività essenziale sul problema dei migranti nel Mediterraneo a favore dell’Italia e dell’Europa. E da tanto fastidio, che poi fa dire determinate cose: cioè che noi chiuderemo l’hotspot.

Quindi a fronte di un Governo sordo cercherete di far chiudere l’hotspot facendo così venir meno Lampedusa dal ruolo che da sempre svolge nel Mediterraneo?
Certo! Se veniamo trattati in questo modo, e non c’è nessuna riconoscenza nei confronti dei lampedusani e dei linosani, allora vuol dire che non si capisce più per quale motivo noi dobbiamo continuare a svolgere un compito che per Lampedusa è naturale. Qualche decisione bisognerà prenderla! Non possiamo noi essere mortificati dall’Agenzia delle Entrate solo ed esclusivamente perché si continua a dare una proroga alla sospensione delle tasse.

La decisione potrebbe essere quella di interrompere la collaborazione dell’isola con il Governo?
Non è una collaborazione, è l’essenza dell’isola. Accogliere e non lamentarsi anche quando ci sono state invasioni (come nel 2011, ndr).

È possibile che, come altri anni, arriverà una proroga di fine anno che annullerà il provvedimento dell’Agenzia delle Entrate? Cosa le ha risposto il viceministro Enrico Morando?
Veramente quest’anno la proroga è arrivata nel mese di febbraio, quando è stato fatto il Decreto Minniti con il nuovo Governo. Morando (viceministro Economia e Finanze, ndr) mi ha mandato una risposta formulata dagli uffici secondo cui la sospensione, lo sgravio o addirittura l’annullamento delle tasse, va in contrasto con l’articolo 108, paragrafo 3, del Trattato sul funzionamento dell’Unione europea risultando incompatibile con il mercato interno. Come se fosse un aiuto di Stato dato alle imprese. Nel 2011, con la “Primavera araba”, Lampedusa è stata completamente invasa dai tunisini ed il tessuto economico è stato completamente azzerato; nel 2012 c’è stata la reazione delle persone che non sono venute in vacanza a Lampedusa ed abbiamo subito gravissimi danni economici; nel 2013 ancora resisteva questa immagine di Lampedusa invasa. Forse qualcuno si è dimenticato cosa era la “collina della vergogna di Lampedusa”, e su quei danni che sono stati causati a Lampedusa nessuno si è mai veramente pronunciato dicendo che noi avevamo subito dei danni economici non indifferenti.

Lampedusa e la sua popolazione hanno subito anche gravi danni morali da quegli eventi?
Non andrei tanto sul piano dei danni morali, manteniamoci su quello economico. Dal punto di vista economico ci sono stati dei danni. Ci sono alcuni soggetti, per non dire la stragrande maggioranza, che ancora oggi paga le conseguenze del 2011, del 2012 e del 2013. Quest’anno, che finalmente stiamo vedendo un po’ di turismo, stiamo respirando un po’, con un aumento del turismo non indifferente, nel mese di agosto, mentre stiamo lavorando, ci arriva una tegola in testa da parte dell’Agenzia delle Entrate che dice “va bene, tu stai guadagnando, però ricordati che me li devi dare!”. Se questa non è una intimidazione che viene fatta nei confronti dei cittadini di Lampedusa, allora spiegatemi che cosa è.

A pensar male ci si azzecca quindi?
Secondo me si. Rappresento una comunità così piccola che qui si parla di cifre irrisorie, e non della sospensione o dell’annullamento delle tasse di un Comune come Milano o Roma. Qui si parla di spiccioli, e credo che si possano prendere direttamente da quei fondi che l’Italia impegna per l’accoglienza dei migranti.

Le recenti attività politiche e militari, la missione in Libia e l’allontanamento delle Ong, possono causare un ritorno a gravi numeri di vite perse oltre a barche di migranti che, riuscendo ad eludere il “muro” del Mediterraneo, arriveranno nuovamente tutte a Lampedusa? Non sarebbe un ritorno al passato di svariati anni?
Il fenomeno si risolve se si parla con i Paesi rivieraschi del Mediterraneo. Se non c’è collaborazione i morti continueranno ad esserci senza che nessuno li potrà fermare.

Quella di oggi con la Libia per lei è collaborazione?
Io non lo so se è collaborazione. Intanto bisogna parlare. Bisogna preparare dei tavoli tecnici per capire come fronteggiare e come affrontare questo fenomeno che non può durare eternamente come emergenza. A distanza di venticinque anni ci troviamo sempre in emergenza! Allora, o si riesce a fare un discorso serio, dove tutta l’Europa – e non solo l’Italia – si siede attorno ad un tavolo con i Paesi rivieraschi del Mediterraneo per esaminare il fenomeno e capire come non affidare queste persone che vengono in Italia a delinquenti che li sfruttano, li utilizzano e poi possibilmente li fanno anche morire, o altrimenti significa che l’operazione è fallita.

Quello di Lampedusa è ancora un “hotspot”?
Io non l’ho capito che cosa è. L’unica cosa che capisco è che per entrare si deve chiedere l’autorizzazione e per uscire non c’è bisogno di nessuna autorizzazione.

Ancora nessun chiarimento con il Ministero dell’Interno?
Io non ho avuto nessun contatto, né con il ministro e neanche con il Dipartimento immigrazione e libertà civili del Ministero.

Lo attende?
Non lo so. Se lo ritengono opportuno, si.

Intervista di Mauro Seminara

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