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Epidemia colera in Yemen: 300.000 casi

I postumi della cosiddetta “Primavera araba” continuano a mietere vittime ed in Yemen il numero è impressionante. Oggi in Yemen ad uccidere c’è anche il colera. Una epidemia che, secondo la Croce Rossa, supera i 300.000 casi sospetti. Le vittime dell’epidemia sono già 1.600 in poche settimane ed i nuovi casi di contagio si aggirano intorno ai 7.000 al giorno tra Sanaa ed altre regioni. Le strutture ospedaliere sono state in buona parte distrutte dal conflitto e scarseggiano sempre più cibo ed acqua. Lo Yemen viveva già prima della guerra in una condizione di relativa povertà. Adesso paiono essere del tutto esauriti acqua potabile e cibo non contaminato. Le vittime dell’epidemia si aggiungono a quelle causate dai bombardamenti sauditi e dagli attentati dei terroristi dell’Isis che nel Paese ha conquistato un grossa regione tra quelle controllate dal governo di Hadi. Gli Huthi permangono nella regione ad ovest del Paese, quella che si affaccia sul Mar Rosso. La guerra interna e le ingerenze di Stati esteri hanno alimentato la carestia che, secondo la stima della FAO, affligge 7 milioni di persone. Circa 17 milioni le persone esposte al rischio di malnutrizione; su un totale di 24 milioni di abitanti: circa il 75%. Un incubatore ideale per il colera che si diffonde attraverso cibo ed acqua contaminati. E la fame e la sete degli yemeniti li costringe a bere e mangiare ciò che rimane nel Paese.

Lo Yemen è in guerra dal 2015. Anno in cui la guerriglia interna che dilaniava il Paese, quella tra il Governo di Abd Rabbuh Mansur Hadi e gli Hithi guidati da Abd al-Malik al-Ḥuthi, è stata resa un vero e proprio conflitto internazionale dal raid dell’Arabia Saudita che bombardò le truppe degli Huthi. Le proteste erano scoppiate sulla scia della Primavera araba del 2011 e al tempo gli yemeniti zayditi sciiti della regione nord rappresentati dagli Huthi iniziarono a fronteggiare il Governo di Hadi con sede ad Aden. Da li a breve ci fu la secessione che portò la fazione zaydita a ingaggiare guerra contro quella sunnita dopo una lunga storia di condivisione delle moschee e matrimoni misti. Gli Huthi siglarono una alleanza di comodo con l’ex presidente e Ali Abdullah Saleh aumentando la forza militare con la milizia a questi fedele. Nel 2015 entrò a gamba tesa una coalizione internazionale a guida Arabia Saudita, Stato con cui lo Yemen confina in massima parte, e che poteva contare anche sulla potenza bellica degli Stati Uniti d’America, per colpire gli Huthi dopo che questi avevano costretto alla fuga il presidente Hadi con un golpe militare che arrivò ad Aden. Le parti in causa sono le due fazioni, l’immancabile Stato islamico e i “protettori” Arabia Saudita ed alleati da una parte e Iran ed Eritrea dall’altra. I due Stati, Iran ed Eritrea, hanno sempre negato ogni accusa di supporto agli Huthi. Supporto offerto, secondo gli accusatori, con la fornitura di armi dell’Iran attraverso l’Eritrea. Dall’altra parte, gli Usa hanno sempre fornito appoggio militare con attacchi aerei effettuati dai propri droni ai danni degli Huthi e con la fornitura di armi al Governo di Hadi. Armi che però, in buona parte, secondo il Pentagono, sarebbero cadute in chissà quali mani subito dopo la consegna. La guerra in Yemen è una di quelle di cui si parla pochissimo, ma che sta mietendo molte più vittime di quella in Siria. Il maggior numero delle vittime si deve all’intervento di Arabia Saudita e Usa con i loro bombardamenti, le loro armi e la carestia a cui le Nazioni Unite non stanno facendo debitamente fronte.

Redazione:
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