di Mauro Seminara
A pochi giorni ormai dalla responsabilità che il parlamento italiano dovrà sostenere votando il proseguo del finanziamento al partner detto “guardia costiera libica”, a Lampedusa arriva la dimostrazione che per quanto li si possa respingere – come dopo il soccorso effettuato suo malgrado dal cargo “Vos Triton” – o tentare di speronarli mentre si lancia il lazo e si spara come in un perfetto spaghetti western del mare, i barconi gremiti di persone arrivano comunque. Dopo una intensa attività aerea italiana ed europea che sorvolava il barcone già dal mattino, alle 02:45 entravano in porto appaiate due motovedette SAR classe 300 della Guardia Costiera visibilmente sovraffollate. A bordo circa un centinaio di persone migranti per ognuna.
A seguire, mentre le due motovedette avevano raggiunto il “molo degli sbarchi di migranti”, un barchino fermato da una motovedetta veloce della Guardia di Finanza quando già aveva raggiunto il porto (foto sopra). L’immagine complessiva, tra accordi con Tripoli, motovedette donate perché sparino alla vista di barconi con migranti come di pescherecci italiani, soccorsi a raggio ridotto e Ong quasi tutte ferme, è comunque quella di chi vuol svuotare il mare con un cucchiaino. Anche se, vista l’ultima fitta sequenza di naufragi, sembrerebbe più che invece di svuotarlo questo mare lo si vuol riempire. Di cadaveri.
L’evento a sorpresa, con il barchino in autonomia in porto, si inserisce in mezzo all’intenso traffico di motovedette di altre dimensioni che a turno appoggiano il bordo alla banchina per far sbarcare la propria quota di persone trasbordate da barcone. Oltre le due SAR d’altura classe 300 della Guardia Costiera ci anche una gloriosa classe 200 ed un pattugliatore della Guardia di Finanza. Quattro motovedette dai 25 metri in su per trasbordare l’intero carico del barcone partito dalla Libia con circa 470 persone a bordo. Un formicaio che potrebbe causare una strage smisurata in qualunque momento.
Il molo Favarolo di Lampedusa si è così coperto a tappeto per l’intera banchina di persone, molte delle quali scalze, disorientate, impaurite. Tra loro, secondo i primi riscontri ottenuti da nostre fonti sulle dichiarazioni rese una volta sbarcati, molti parrebbero essere siriani. Ma non solo Siria, consistente anche la presenza di persone provenienti da Bangladesh, Pakistan e dintorni. Tanto da suggerire un obbligatorio dubbio circa una possibile correlazione tra l’arrivo della Turchia in Tripolitania e la crescente presenza di profughi siriani in Libia.
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