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A Lampedusa la Asso Trenta con 75 naufraghi – FOTO

Migranti sbarcano da Asso Trenta a Lampedusa il 25 gennaio 2021

di Mauro Seminara

La Asso Trenta, nave italiana da supporto logistico alla piattaforma petrolifera ENI che si trova al largo della Libia, alle otto di questa mattina si trovava già davanti la Porta d’Europa, il noto monumento dedicato ai migranti vittime del mare dall’artista e scultore Mimmo Paladino. Il porto di Lampedusa è stato quindi raggiunto dalla Asso Trenta ancora prima che la Ocean Viking arrivasse al designato porto di Augusta. Sulla nave, che inizialmente aveva impostato una rotta che lasciava presumere lo sbarco sulla costa sudorientale della Sicilia, 75 naufraghi partiti da Zawiya, in Libia, e soccorsi nelle vicinanze della stazione petrolifera offshore presso cui la Asso Trenta opera.

La Asso Trenta davanti il porto di Lampedusa alle 08:00 del 25 gennaio 2021

Alle 08:30 del 25 gennaio 2021 la Asso Trenta stava già sbarcando nel porto di Lampedusa le persone salvate sotto il coordinamento dell’IMRCC (la sala operativa di coordinamento soccorso marittimo internazionale italiana), senza trasbordo in rada su nave quarantena, senza obbligo di quarantena per la stessa nave soccorritrice. Una corsia preferenziale che, per quanto corretta nei confronti di una nave della marineria mercantile distratta dal proprio servizio commerciale e dirottata su un soccorso in favore di naufraghi, rivela tutta la arbitraria persecuzione delle navi Ong cui viene imposto sempre il porto più lontano, la quarantena dopo lo sbarco e poi – nel più dei casi – anche una dettagliatissima ispezione da parte della Direzione marittima che solitamente si conclude con un fermo amministrativo.

I migranti sbarcati dalla Asso Trenta salgono sui pulmini dell’ente gestore del centro di prima accoglienza di Lampedusa la mattina del 25 gennaio 2021

Dalla Asso Trenta sono sbarcati 75 migranti di etnia subsahariana. Molte le nazionalità rappresentate dai naufraghi salvati dalla nave mercantile: Mali, Sudan, Guinea Conakry, Senegal, Sierra Leone, Costa d’Avorio. L’immagine di un continente in cui ogni nazione versa in condizioni tali da spingere i propri figli ad andare via. Ma la migrazione del continente africano non è la stessa di quello europeo, dove chi emigra lo fa con una semplice carta d’identità, o al massimo con il passaporto ed un visto ottenuto semplicemente chiedendolo. La Libia è ancora oggi il porto di imbarco dei migranti che tentano la fortuna in Europa, ma anche il luogo di tortura e nel quale ogni sogno, ed ogni soldo, viene rubato prima di un forzato posto in barca con il mare in burrasca. Esattamente come per i 45 migranti approdati questa notte a Lampedusa, dopo due giorni in mare in balia delle onde e ore di ricerche prima di un naufragio più che probabile, oppure per i 75 salvati da una nave mercantile che l’Italia, non essendo una Ong, ha fatto approdare a Lampedusa forse per non arrecare troppo disturbo a chi ne fa ausilio al largo della Libia.

Mauro Seminara: Giornalista palermitano, classe '74, cresce professionalmente come fotoreporter e videoreporter maturando sulla cronaca dalla prima linea. Dopo anni di esperienza sul campo passa alla scrittura sentendo l'esigenza di raccontare i fatti in prima persona e senza condizionamenti. Ha collaborato con Il Giornale di Sicilia ed altre testate nazionali per la carta stampata. Negli anni ha lavorato con le agenzie di stampa internazionali Thomson Reuters, Agence France-Press, Associated Press, Ansa; per i telegiornali nazionali Rai, Mediaset, La7, Sky e per vari telegiornali nazionali esteri. Si trasferisce nel 2006 a Lampedusa per seguire il crescente fenomeno migratorio che interessava l'isola pelagica e vi rimane fino al 2020. Per anni documenta la migrazione nel Mediterraneo centrale dal mare, dal cielo e da terra come freelance per le maggiori testate ed agenzie nazionali ed internazionali. Nel 2014 gli viene conferito un riconoscimento per meriti professionali al "Premio di giornalismo Mario Francese". Autore e regista del documentario "2011 - Lampedusa nell'anno della primavera araba", direttore della fotografia del documentario "Fino all'ultima spiaggia" e regista del documentario "Uomo". Ideatore e fondatore di Mediterraneo Cronaca, realizza la testata nel 2017 coinvolgendo nel tempo un gruppo di autori di elevata caratura professionale per offrire ai lettori notizie ed analisi di pregio ed indipendenti. Crede nel diritto all'informazione e nel dovere di offrire una informazione neutrale, obiettiva, senza padroni.
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