Proteste a Villa Sikania, problema risolto dando colpa ai cronisti: censura

Nuove proteste a Villa Sikania dopo che nell'ultima rivolta dei migranti trattenuti all'interno senza poter accedere a procedure per la richiesta dello status di rifugiati si era anche verificato un incidente in cui un migrante è morto e tre agenti delle forze dell'ordine sono rimasti feriti. Adesso le forze dell'ordine chiedono ai reporter di non recarsi sul posto perché la loro presenza farebbe esaltare i detenuti che protestano

Migranti di nuovo sul tetto di Villa Sikania, a Siculiana, per chiedere libertà il 7 settembre 2020

di Mauro Seminara

A Siculiana, in quel centro di fortuna per migranti che è di nuovo operativo anche se da anni il paese lotta perché venga definitivamente chiuso, qualche giorno fa c’era scappato il morto. Villa Sikania non è una ex caserma o un centro per migranti ma una struttura recettiva e sala trattenimenti abbandonata. I migranti che si trovano nel malmesso centro che il Ministero dell’Interno, per mezzo della Prefettura di Agrigento, insiste nel voler usare, oggi ha di nuovo dato vita ad una accesa protesta con persone salite come l’altro giorno sul tetto dell’edificio. Alla notizia della nuova protesta la dove a seguito della precedente era morto un ragazzo di 22 anni e tre agenti di polizia erano rimasti feriti, alcuni solerti cronisti sono andati sul posto a documentare quanto accade in una vergognosa recidiva a breve giro. Ma lo stupore di chi era sul posto lascia di stucco chiunque: le forze dell’ordine hanno avvicinato i cronisti presenti chiedendo loro di interrompere le riprese fatte da circa 200 metri di distanza. Il motivo, da quanto abbiamo appena appreso da uno degli operatori sul posto, è che la presenza dei giornalisti esalta i migranti ed accende la protesta. Quindi, basta riprese!

Agenti di Polizia chiedono ad un giornalista di allontanarsi da Villa Sikania

La situazione di Siculiana ha però dell’assurdo e la ragione della protesta si trova tutta nella parola che i migranti detenuti a Villa Sikania urlano in coro da stamane: Libertà! La “pretesa dei clandestini”, come i razzisti nostrani saranno già pronti a commentare, è invece la richiesta di un diritto calpestato in violazione delle norme sul trattenimento amministrativo forzato. La vicenda di Villa Sikania, come ci è stato spiegato da “LasciateCIEntrare”, è una storia di abuso di potere e dei stato di diritto violato. Una storia di persone che dall’arrivo in Italia hanno subito l’effetto di una bolla in cui tutti i diritti sono stati sospesi. Secondo LasciateCIEntrare, un gruppo dei numerosi detenuti di Villa Sikania è sbarcato a Lampedusa il primo di agosto e dopo 11 giorni nel sovraffollato centro di prima accoglienza pelagico sono stati trasferiti a Villa Sikania. Dall’arrivo a Siculiana al giorno della protesta con incidente mortale al termine, il gruppo era rimasto a Villa Sikania 23 giorni. Nei 34 giorni intercorsi tra lo sbarco e la protesta, al gruppo di migranti, tra i quali cittadini eritrei che godono del diritto di asilo, non è stato consentito di accedere alla richiesta di protezione internazionale. Il paradosso, che ci svela LasciateCIEntrare, è che questi giovani eritrei, prima di imbarcarsi in Libia, si trovavano in Tunisia ed avevano avuto riconosciuto lo status di rifugiato.

La Tunisia non si è mai dotata delle leggi attuative per il recepimento della Convenzione di Ginevra, in tal senso solo teoricamente sottoscritta. Questi rifugiati sono quindi rimasti un anno, da fantasmi, in Tunisia prima di decidere di attraversare la frontiera con la Libia per imbarcarsi e raggiungere l’Italia. Giunti in Italia però hanno trovato una situazione peggiore, perché se in Tunisia non gli veniva riconosciuto in modo pratico lo status, erano almeno liberi. In Italia sono stati chiusi a Villa Sikania dopo Lampedusa ed ancora nessuno. Questa è parte della assurda storia di persone per le quali LasciateCIEntrare e Dossier Libia, con un avvocato delegato per il caso, tentavano di far ottenere i visti per le vie legali essendo già riconosciuto loro lo status di rifugiati. Dopo un anno senza risposta per i visti, dopo il viaggio in Libia e dalla terra dei trafficanti nordafricani all’Italia, queste persone sono rimaste chiuse senza poter accedere alle procedure per il riconoscimento in Italia dello status di rifugiato che l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati avrebbe dovuto già avere in copia in Sicilia nell’andarli a trovare in quel di Siculiana. La protesta aveva fatto intervenire le forze dell’ordine perché venisse sedata. I tafferugli si sono spostati sulla strada statale ed alla fine c’è scappato pure il morto. Ma a Villa Sikania nulla è cambiato tranne il nuovo cronoprogramma delle forze dell’ordine che hanno chiesto ai videomaker presenti di andar via e di farsi anche portavoce con i colleghi perché i giornalisti non si rechino sul posto. Perché? Perché pare che la presenza dei giornalisti, e non la detenzione arbitraria, farebbe dare in escandescenza quelle persone che avevano iniziato ad urlare libertà prima che i giornalisti accorressero sul posto. Perché ci sono motivi di ordine pubblico e la presenza dei giornalisti esalta persone che altrimenti, da quel che si apprende, se non avessero l’attenzione dei media non protesterebbero per la reclusione senza poter accedere alla richiesta dei loro diritti.

Informazioni su Mauro Seminara 705 Articoli
Giornalista palermitano, classe '74, cresce professionalmente come fotoreporter e videoreporter maturando sulla cronaca dalla prima linea. Dopo anni di esperienza sul campo passa alla scrittura sentendo l'esigenza di raccontare i fatti in prima persona e senza condizionamenti. Ha collaborato con Il Giornale di Sicilia ed altre testate nazionali per la carta stampata. Negli anni ha lavorato con le agenzie di stampa internazionali Thomson Reuters, Agence France-Press, Associated Press, Ansa; per i telegiornali nazionali Rai, Mediaset, La7, Sky e per vari telegiornali nazionali esteri. Si trasferisce nel 2006 a Lampedusa per seguire il crescente fenomeno migratorio che interessava l'isola pelagica e vi rimane fino al 2020. Per anni documenta la migrazione nel Mediterraneo centrale dal mare, dal cielo e da terra come freelance per le maggiori testate ed agenzie nazionali ed internazionali. Nel 2014 gli viene conferito un riconoscimento per meriti professionali al "Premio di giornalismo Mario Francese". Autore e regista del documentario "2011 - Lampedusa nell'anno della primavera araba", direttore della fotografia del documentario "Fino all'ultima spiaggia" e regista del documentario "Uomo". Ideatore e fondatore di Mediterraneo Cronaca, realizza la testata nel 2017 coinvolgendo nel tempo un gruppo di autori di elevata caratura professionale per offrire ai lettori notizie ed analisi di pregio ed indipendenti. Crede nel diritto all'informazione e nel dovere di offrire una informazione neutrale, obiettiva, senza padroni.

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