Trovata la barca che nessuno ha soccorso, 54 sbarcati a Lampedusa – FOTO e VIDEO

Una barca alla deriva in area SAR di Malta viene avvicinata da un mercantile e da una motovedetta della Guardia Costiera italiana ma nessuno dei due la soccorre. A bordo ci sono 54 persone che vengono lasciate alla deriva in una palese omissione di soccorso multipla. Circa 24 ore dopo la barca viene fermata dalla Guardia di Finanza all'imboccatura del porto di Lampedusa dove era giunta in autonomia

La barca dei 54 naufraghi nel porto di Lampedusa il 14 luglio 2020

di Mauro Seminara

Una vicenda che fa scorrere rapida la sensazione di gelo nel sangue quella che tocca raccontare in questo articolo. Si tratta di una barca con 57 persone a bordo, partite da Zuwara, una delle enclavi dei trafficanti in Libia. La barca, un legno blu con un motore fuoribordo, secondo un allarme lanciato ieri da Alarm Phone, sarebbe rimasto alla deriva a circa 24 miglia sud di Lampedusa. Senza possibilità di manovrare, con una imbarcazione di evidente precarietà, senza radio, giubbotti salvagente o altra dotazione di sicurezza obbligatoria per qualunque natante a qualunque distanza dalla costa, la barca attende soccorsi. In quell’area la responsabilità del coordinamento soccorso è maltese, ma la barca dista oltre 150 miglia da Malta ed appena una ventina da Lampedusa, dove peraltro le motovedette non stanno mai ferme a causa dell’ingente flusso migratorio che la raggiunge.

Sul “target” oltre i velivoli di Frontex che scansionano in continuazione il Mediterraneo centrale in cerca di imbarcazioni cariche di migranti da far catturare la dove possibile ai libici, c’è anche il Moonbird (in foto) che documenta la scena (foto sotto). Il piccolo velivolo della Ong scatta alcune foto della scena, ma Sea Watch pubblica giusto tre scatti, un paio dei quali documentano una motovedetta SAR classe 300 della Guardia Costiera italiana – ideata, progettata e realizzata da Codecasadue per il soccorso in mare – affiancata al mercantile che Malta ha dirottato sul posto invece che al fianco della barca in distress.

La nave cargo “Karewood Star” si trova a circa cento metri dalla barca in pericolo. Quando Sea Watch pubblica la foto con mercantile, motovedetta e barca carica di migranti sono le dieci di lunedì 13 luglio 2020. Inspiegabilmente, la motovedetta lascia la scena senza intervenire ed affida il soccorso al grosso cargo – alto, difficile da manovrare e con a bordo persone non addestrare al soccorso marittimo – che si è fermato su richiesta della sala operativa di Malta che è responsabile per il SAR in quel tratto di mare.

La motovedetta della Guardia Costiera percorre le 10, forse 12 miglia che la separano dalle acque territoriali italiane e rientra nel “cortile” cui pare ormai essere stata relegata quella che un tempo fu la prestigiosa Guardia Costiera italiana, motivo di orgoglio nazionale nel mondo. Qualcuno quindi ha stabilito che il soccorso doveva essere operato dal cargo “Karewood Star” (in foto a destra da Vessel Finder) sotto il coordinamento maltese e che pertanto l’ufficiale di bordo della motovedetta SAR classe 300 non doveva assumere il coordinamento, quale autorità marittima, trovandosi in loco, e neanche assistere il trasbordo dalla barca al cargo nell’eventualità che qualche persona dovesse finire in mare.

Omesso il soccorso per cavilli sulle competenze interpretati e non necessariamente applicati, la motovedetta italiana è andata via. Comportamento inconsueto, visto che ufficialmente Malta aveva assunto il coordinamento di una operazione SAR – come dimostra l’intervento del cargo “Karewood Star” – e che in quel momento, sulla scena di un evento SAR (ricordiamo, di ricerca e soccorso) si trovava un ufficiale di una autorità istituzionale, peraltro preposta al soccorso marittimo, che rappresenta un livello superiore rispetto al comandante del cargo investito dalla sala operativa che coordinava l’operazione.

Del soccorso la Guardia Costiera italiana non si fa carico, né assumendo il coordinamento sul posto e neanche assistendo al trasbordo. Ma c’è qualcosa che sfugge al raziocinio, per quanto ci si possa sforzare: alle 19 circa del 13 luglio 2020 il mercantile “Karewood Star” riavvia i motori e riprende la sua originale rotta (tracciato nell’immagine a destra) andando per i suoi affari a Sfax, in Tunisia. La barca quindi rimane li, gremita con quasi 60 persone a bordo, con il motore in avaria e senza che nessuno l’abbia soccorsa pur avendo avuto la Guardia Costiera a cento metri di distanza.

A richiesta di chiarimenti sul caso, dal Comando generale delle Capitanerie di Porto e Guardia Costiera è stata affidata al cronista di Radio Radicale Sergio Scandura la seguente nota: “L’evento migratorio segnalato nella giornata di ieri da Alarm Phone, relativo ad un’imbarcazione con circa 50/60 migranti a bordo, localizzata in area di responsabilità SAR maltese, a circa 7 miglia dal limite dell’area SAR italiana, ha visto l’intervento di una motovedetta della Guardia Costiera di Lampedusa, già impegnata in attività SAR in area di responsabilità italiana. L’unità italiana è intervenuta a seguito di una richiesta dell’autorità maltese, coordinatrice delle operazioni di soccorso, a supporto di un’unità mercantile  – che riferiva la possibile presenza di migranti in acqua – già presente in zona, in assistenza all’imbarcazione di migranti. Giunta sul punto, veniva riscontrata la presenza dell’imbarcazione con circa 60 migranti e di un mercantile, inviato in area dalle autorità maltesi, battente bandiera bahamas, che non riferiva situazioni critiche ed era pronto ad effettuare il recupero dei migranti dall’imbarcazione. L’IMRCC, informata La Valletta, disponeva alla motovedetta di dirigere pertanto su altri eventi migratori in corso in acque di responsabilità italiana. Al momento è in volo un ATR42 della Guardia Costiera italiana per attività di monitoraggio nell’area. In queste ore il barchino è stato recuperato nelle acque SAR italiane da un’unità navale della Guardia di Finanza.  Nella sola giornata di ieri nelle acque di responsabilità italiana si sono registrati 19 eventi migratori che hanno visto impegnate anche le unità navali della Guardia costiera.”

Secondo quanto prescritto dal IMRCC 005 del Manuale IAMSAR, l’OSC (On-scene commander, il comandante sulla scena SAR) ha il dovere di coordinare le operazioni di tutte le unità SAR in zona. In questo caso, OSC era il comandante della nave civile Karewood Star, ma sul posto era poi intervenuta una unità di un corpo dello Stato preposta al soccorso marittimo su richiesta di chi aveva assunto il coordinamento della scena come sala operativa, ed è chiaro che il comandante civile di un mercantile non può conferire ordine ad un ufficiale di Guardia Costiera. Resta che, al di la degli accordi tra Italia e Malta, la Guardia Costiera italiana è andata via e circa otto ore più tardi anche il mercantile con il suo “On-scene commander” se ne è andato abbandonando la barca in pericolo in mare aperto senza prestarvi soccorso.

In questa storia c’è un buco di parecchie ore in cui non è dato sapere cosa è accaduto, sempre sotto il coordinamento SAR maltese ma sotto il naso italiano. Quello che si apprende e che si testimonia è però che la barca ad un certo punto ha ripreso a navigare e con la chiara idea di dove si trovava il nord, quindi Lampedusa. Dalle 19 del 13 luglio, ora in cui il Karewood Star è andato via, alle 18 del 14 luglio 2020, data e ora in cui i naufraghi sono spuntati nel porto di Lampedusa a bordo di una motovedetta classe Bigliani della Guardia di Finanza sono trascorse quasi 24 ore.

Il “Barbarisi”, classe Bigliani delle Fiamme Gialle, inoltre non ha dovuto percorrere un grande distanza dal porto di Lampedusa: uscito dal porto alle 17:30 (sotto, la foto del momento in cui esce dal porto andando incontro alla barca) vi faceva rientro già prima delle 18 perché la barca era ormai giunta in autonomia fin quasi dentro l’area portuale di Lampedusa (in basso il video dell’intervento). Secondo la nota della Guardia Costiera a 7 miglia da Lampedusa.

A bordo della barca blu abbandonata in mare dalla sala operativa maltese, dalla Guardia Costiera italiana e dal mercantile battente bandiera delle Bahamas, c’erano 54 persone. Nazionalità dei naufraghi in maggioranza Bangladesh, hanno percorso circa 20 miglia alla media di un nodo (un miglio nautico l’ora). Oppure sono rimasti molte ore alla deriva e poi qualcuno è intervenuto riavviando il loro motore ed indicando la rotta per Lampedusa. Sulla scena, come da nota della Guardia Costiera, “un ATR42 della Guardia Costiera italiana per attività di monitoraggio nell’area”. Chissà che almeno loro non sappiano chi è intervenuto, oltre che sapere ormai anche noi chi non è intervenuto.

Informazioni su Mauro Seminara 705 Articoli
Giornalista palermitano, classe '74, cresce professionalmente come fotoreporter e videoreporter maturando sulla cronaca dalla prima linea. Dopo anni di esperienza sul campo passa alla scrittura sentendo l'esigenza di raccontare i fatti in prima persona e senza condizionamenti. Ha collaborato con Il Giornale di Sicilia ed altre testate nazionali per la carta stampata. Negli anni ha lavorato con le agenzie di stampa internazionali Thomson Reuters, Agence France-Press, Associated Press, Ansa; per i telegiornali nazionali Rai, Mediaset, La7, Sky e per vari telegiornali nazionali esteri. Si trasferisce nel 2006 a Lampedusa per seguire il crescente fenomeno migratorio che interessava l'isola pelagica e vi rimane fino al 2020. Per anni documenta la migrazione nel Mediterraneo centrale dal mare, dal cielo e da terra come freelance per le maggiori testate ed agenzie nazionali ed internazionali. Nel 2014 gli viene conferito un riconoscimento per meriti professionali al "Premio di giornalismo Mario Francese". Autore e regista del documentario "2011 - Lampedusa nell'anno della primavera araba", direttore della fotografia del documentario "Fino all'ultima spiaggia" e regista del documentario "Uomo". Ideatore e fondatore di Mediterraneo Cronaca, realizza la testata nel 2017 coinvolgendo nel tempo un gruppo di autori di elevata caratura professionale per offrire ai lettori notizie ed analisi di pregio ed indipendenti. Crede nel diritto all'informazione e nel dovere di offrire una informazione neutrale, obiettiva, senza padroni.

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