di Mauro Seminara
In un clima di tensione che ha ancora una volta catapultato Lampedusa sulle prime pagine della cronaca nazionale, l’isola ha ricevuto in visita il ministro per il Sud Giuseppe Provenzano. Il ministro, accompagnato dal dottor Pietro Bartolo, europarlamentare e vicepresidente della Commissione Libertà Civili del Parlamento Europeo, hanno visitato il centro di prima accoglienza, hanno fatto un sopralluogo sui siti che questa notte hanno visto in fiamme i barconi con cui i migranti erano arrivati a Lampedusa e prima di un incontro con associazioni di categoria programmato per il tardo pomeriggio presso l’aerostazione si sono fermati alla Porta d’Europa. Il monumento di Mimmo Paladino installato nel 2008 in memoria dei migranti deceduti durante la traversata era stato “impacchettato”, chiuso, mercoledì 3 giugno. Proprio la deprecabile azione compiuta da ignoti aveva prodotto la visita del ministro per il Sud e la Coesione territoriale. Ma alla vigilia dell’arrivo del ministro si sono verificati i roghi che hanno distrutto una dozzina di barconi di migranti in attesa di smaltimento ed altre tre installate nei pressi del Giardino della Memoria in ricordo delle 366 vittime del naufragio del 3 ottobre 2013.
Con la porta d’Europa alle spalle abbiamo intervistato il dottore Bartolo ed il ministro Provenzano su questioni che ruotano intorno al clima di odio ed intolleranza che negli ultimi giorni hanno colpito anche Lampedusa. Al centro delle manifestazioni criminali ed anonime messe in atto con teli neri da una parte e con il fuoco in altri due siti, ci sono sempre i migranti. Persone migranti che qualcuno vorrebbe fare intendere essere non più tollerate anche su quell’isola italiana che in passato venne proposta per il Nobel per la Pace. Azioni sulle quali la magistratura sta indagando e le forze dell’ordine dell’isola stanno già lavorando. Ma nel frattempo, mentre Lampedusa incontra il ministro aperto al confronto su temi legati ai collegamenti marittimi ed aerei di Lampedusa e della stagione turistica, rimangono aperte questioni internazionali che contribuiscono non di poco ad alimentare il clima di odio ed intolleranza verso i migranti. Non da ultimo la detenzione a bordo delle barche da gita turistica della flottiglia maltese Captain Morgan a 12 miglia – in acque internazionali – da Malta e sotto gli occhi dell’Unione europea.
Sul tema della sicurezza, citato dal ministro Provenzano, che si è congratulato con gli uomini in divisa in cui afferma di aver visto “una grande capacità in questi uomini di governare di gestire in piena sicurezza il governo di questo fenomeno” migratorio da Lampedusa, abbiamo chiesto cosa pensa dei due naufragi che proprio sotto costa lampedusana si sono consumati ad ottobre e poi a novembre dello scorso anno. Il ministro si ritiene “convinto che noi dobbiamo rafforzare la capacità di intervenire e di soccorrere“, perché – prosegue Provenzano – “salvare le vite è un impegno che l’Italia si assume nei confronti della comunità internazionale, è il diritto internazionale che ce lo impone, quindi dobbiamo lavorare nel rispetto delle regole e in condivisione, in un accordo europeo, come stiamo facendo come governo da quando ci siamo insediati per garantire maggiore sicurezza“. Nessun dubbio da parte di Giuseppe Provenzano quindi sul fatto che “quegli episodi sono episodi che non si devono ripetere”. Meno convinto è apparso invece sulla consapevolezza che per prevenire i naufragi, che poi gravano sulle spalle della comunità insulare che si è andato a trovare, bisogna andare incontro alle barche avvistate ed in difficoltà, senza attendere l’ultimo miglio. Quello che potrebbe rivelarsi fatale. Come fatale si è rivelato a Pasqua non andare incontro all’imbarcazione poi presa dalla barca fantasma “Dar Al Salam 1” che ha respinto in Libia 51 naufraghi e cinque cadaveri, senza i sette dispersi che sono stati rivelati in secondo momento.
Sulle vicende che riguardano quel carico lasciato infine sulle spalle della sola Lampedusa, tra sbarchi autonomi e sbarchi gestiti dopo soccorsi operati nelle ultime dodici miglia, si è pronunciato il vicepresidente della Commissione Libe, Pietro Bartolo. “Non è accettabile – afferma l’europarlamentare – che noi andiamo ancora a pagare e foraggiare la guardia costiera libica sapendo come si comporta nei confronti di queste persone“. Ed entrando nel merito delle politiche europee che si stanno conducendo nel Mediterraneo sulla questione dei migranti, Pietro Bartolo sembra non avere dubbi definendo “inaccettabile l’accordo tra Malta e la Libia per respingere i migranti” ed inaccettabile anche “il rinnovo del Memorandum Italia Libia“. Dal canto suo il medico ribadisce che il dossier cui sta lavorando in Commissione, per la riforma del Regolamento di Dublino, sia l’unica via per risolvere come Unione europea la questione delle migrazioni attraverso il Mediterraneo centrale. Bartolo però apre anche a quanto anticipato da Ursula Von der Layen, presidente della Commissione europea, circa un “nuovo patto per la migrazione“. Tanti dossier aperti, indagini in corso, ma dopo tanti anni si attende ancora che l’Unione europea decida a quale grado di civiltà voglia aderire mentre anche l’Italia sprofonda, come Lampedusa, in un clima di odio razziale con tanto di guerra tra poveri.
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