Il Partito Radicale denuncia Bonafede per procurata epidemia colposa

Trasmessa a tutte le Procure della Repubblica nazionali la denuncia del Partito Radicale al ministro Bonafede ed al Capo del DAP Basentini. Il sovraffollamento delle carceri è un punto critico nella diffusione del COVID-19 ma ancora non sono stati collaudati i braccialetti elettronici. Cappellani penitenziari e dai presidenti dei Tribunali di sorveglianza chiedono detenzione domiciliare per l'emergenza

Tutte le Procure della Repubblica italiana sono destinatarie della denuncia inviata ieri dal Partito Radicale che, ipotizzando il possibile reato di “procurata epidemia colposa mediante omissione”, chiede alla magistratura di accertare le responsabilità del ministro della Giustizia Alfonso Bonafede e del Capo del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria, Francesco Basentini. La denuncia è stata esposta dai dirigenti del Partito Radicale, Maurizio Turco, Irene Testa, Rita Bernardini e Giuseppe Rossodivita. Il partito aveva già avviato l’iniziativa ”Messaggio alle Istituzioni”, proprio in relazione alla situazione delle carceri nel corso dell’emergenza nazionale da nuovo coronavirus e l’impegno dei radicali si estende anche all’organizzazione della “Marcia di Pasqua – Amnistia per la Repubblica”.

Il “Messaggio alle Istituzioni” promosso dal Partito Radicale ha riscontrato un gran numero di adesioni, anche da parte di esponenti politici di altri partiti. Questo appello si muove anche in completa convergenza di intenti con gli allarmi lanciati dai cappellani penitenziari e dai presidenti dei Tribunali di sorveglianza di Milano e Brescia. L’emergenza, per la quale lo stesso partito fondato da Marco Pannella ritiene non esserci più tempo, riguarda il sovraffollamento delle carceri in emergenza coronavirus ed il conseguente altissimo rischio di contagio e di nuove rivolte. Cappellani penitenziari e presidenti di Tribunali di sorveglianza, con una lettera indirizzata al ministro della Giustizia Alfonso Bonafede, chiedono infatti che venga concessa la detenzione domiciliare per chi deve scontare meno di quattro anni di detenzione e riduzioni di pena per altri carcerati adesso esposti al rischio COVID-19.

Il 9 marzo un’ondata di proteste aveva messo in stato di rivolta molti carceri italiani ed il bilancio era stato di varie vittime, ufficialmente risultate decedute per overdose di farmaci rubati nelle infermerie dei rispettivi penitenziari, e di svariate evasioni. Procure indagano sulla eventuale presenza di una regia che ha scatenato le simultanee rivolte, ma nel frattempo permane lo stato di agitazione per le misure anti-contagio che in stato di sovraffollamento carcerario è pressoché impossibile prendere. Una soluzione poteva essere quella dei cosiddetti “braccialetti elettronici”, ma il collaudo del dispositivo non è avvenuto malgrado FastWeb, aggiudicatario dell’appalto quasi un anno e mezzo addietro, fosse pronta a testare l’efficienza del metodo di sorveglianza elettronica dei detenuti. A dimenticare il collaudo sono stati due governi di fila accomunati dallo stesso presidente del Consiglio. Il governo M5S-Lega, con Matteo Salvini ministro dell’Interno, ed il Governo M5S-PD, con Luciana Lamorgese titolare del Viminale, hanno entrambi messo da parte il collaudo dei braccialetti elettronici che oggi potrebbero risolvere il problema del sovraffollamento e quindi anche del contagio di coronavirus 2019-nCoV negli istituti penitenziari.

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