di Vittorio Alessandro
Le informazioni e le immagini che giungono dal mare fra la Turchia e la Grecia sono raccapriccianti. Unità militari elleniche e altre non identificate non soltanto ostacolano le imbarcazioni dei profughi, ma esercitano violenza anche con l’uso delle armi, mettendo a rischio la vita di molte persone. L’Unione Europea non può permettere che perduri una tale pratica di respingimenti e di omissione di soccorso.
Le vicende del Mediterraneo consigliano che la lotta all’immigrazione clandestina venga esercitata, nei modi leciti, a terra e non più in mare, dove devono se mai intensificarsi, da parte degli Stati rivieraschi e dell’agenzia Frontex, i controlli e gli interventi di soccorso.
Non più azioni ostili in navigazione nei confronti di persone disarmate (tra cui malati, donne e bambini) e a rischio di perdersi.
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