Caso Gregoretti, Senato autorizza processo a Salvini

L’aula del Senato ha autorizzato il processo nei confronti di Matteo Salvini, respingendo l’ordine del giorno di Forza Italia contrario al processo. Contro l'ordine del giorno di Forza Italia almeno 154 senatori. Il senatore Salvini dovrà subire il processo per sequestro di persona aggravato rischiando fino a 15 anni di carcere. I fatti risalgono a luglio dello scorso anno

di Alfonso Raimo (Agenzia Dire)

All’atto dell’avvio delle votazioni (che resteranno aperte fino alle 19), hanno votato contro l’ordine del giorno di Forza Italia, a quanto risulta all’agenzia Dire, almeno 154 senatori. Per negare il processo a Salvini sarebbero serviti almeno 160 voti a favore dell’ordine del giorno. I voti favorevoli all’ordine del giorno di Forza Italia sono stati al momento dell’apertura della votazione 73, 6 in meno dei componenti dei gruppi di Fi e Fdi, un senatore si è astenuto. La Lega non ha partecipato al voto. Senza i 60 voti del Carroccio, la maggioranza politica in aula è scesa a 130 voti. La Lega avrebbe avuto speranze di ribaltare il voto se la maggioranza di PD, M5S e LeU si fosse espressa inizialmente sotto i 130 voti. Essendo stati 154 i voti contrari all’ordine del giorno di FI, la Lega non avrebbe avuto più speranze di recuperare. Di qui la decisione di non partecipare alla votazione, come chiesto del resto da Matteo Salvini. Le votazioni resteranno aperte fino alle 19, il voto dei senatori che si aggiungeranno sarà registrato dai segretari verbalizzanti. L’unica incognita a questo punto e’ se la maggioranza giallorossa dimostrerà o meno di avere i 160 voti che costituiscono la maggioranza assoluta dell’aula.

I lavori si sono aperti con la relazione della senatrice leghista Erika Stefani, incaricata di riassumere ai senatori l’esito dei lavori della Giunta per le autorizzazioni e le immunità del Senato. Stefani nel rivolgersi all’aula legge la relazione del presidente della Giunta per le immunità Maurizio Gasparri (relazione bocciata il 20 gennaio scorso in Giunta) e ricorda tra le altre cose anche la memoria dell’ex ministro Salvini che chiama in causa le responsabilità collegiali del governo sulla politica migratoria, leggendo in aula dichiarazioni del presidente del consiglio Giuseppe Conte in relazione al Caso Diciotti e in Parlamento. Stefani ricorda anche la mail del consigliere diplomatico Benassi al premier Conte in cui si faceva “riferimento espresso alla nave Gregoretti con la presenza di immigrati”.

La senatrice leghista dice: “Non si può non rilevare la ferma contestualità di questa iniziativa della presidenza del consiglio all’inizio di questa vicenda. Successivamente alla presa in carico della vicenda la stessa presidenza prendeva nota della incertezza di alcuni stati membri che precludeva la possibilità di ricollocazione, comprovando” che era in corso questo tentativo. Di conseguenza, aggiunge Stefani riassumendo la memoria del ministro Salvini e la relazione del presidente Gasparri alla Giunta per le immunità, “appare evidente da un lato che il meccanismo di ricollocamento non era operativo alla data del 26 luglio e che l’immediatezza della presa in carico da parte della presidenza del consiglio rende del tutto inverosimile l’ipotesi di un’azione individuale da parte del ministro Salvini“. D’altro canto: “Nessuna presa di posizione contraria e’ stata presa dal presidente del consiglio Conte. Ci fu una implicita e anche esplicita condivisione”. Stefani legge in tal senso “anche dichiarazioni del ministro Bonafede e una del vicepresidente Di Maio, registrate dalle agenzie”. In sintesi: “E’ sicuramente configurabile un coinvolgimento politico governativo del presidente del consiglio“.

“L’alta funzione istituzionale assegnata alla giunta è stata quasi alterata” da ragioni politiche. “La Giunta non e’ chiamata a salvaguardare posizioni individuali, la valutazione prescinde dagli interessi individuali. La giunta è stata esautorata dalla funzione principale e piegata a una ragione diversa. A questo punto la sede necessaria per rinvenire la verità per portare sul piano istituzionale la questione risulta essere la sede processuale”, dice la senatrice leghista Erika Stefani, concludendo la relazione all’aula del Senato sul caso Gregoretti.

“La cosa che ci dispiace di più è che questo governo usa le istituzioni. Usa l’istituzione del Senato per vendette politiche. Le istituzioni sono una cosa seria e non si dovrebbero usare a fini politici per vendette e ripicche personali”, dice Daniela Santanchè di FdI, prendendo la parola in aula al Senato dopo la relazione di Erika Stefani. Secondo Santanchè “è il vecchio vizio della sinistra per cui e’ meglio portare gli avversari politici a processo e poi è meglio che siano condannati per essere tolti dalla competizione politica. Avviene così da venti anni”. L’esponente di FdI conclude: “Mi sarebbe piaciuto vedere oggi il presidente del Consiglio e il ministro Di Maio. Ma sarà molto interessante quando inizierà questo processo e tutti loro, a cominciare sicuramente da Conte e Di Maio, saranno citati come testimoni. Dovranno sfilare e allora mi piacerà vedere cosa diranno sotto giuramento”.

“E’ un pericolosissimo precedente. Chiunque qui dentro può trovarsi nella situazione in cui si è trovato Salvini. E’ come se qualcuno avesse chiamato l’allora ministro Maroni a rispondere dei respingimenti perchè c’era una sentenza” in un’aula di Tribunale. Il campo di gioco individuato dal Tribunale dei Ministri “è un campo di gioco scorretto pericoloso e non accettabile“, dice la senatrice Fiammetta Modena a nome di Forza Italia nell’aula del Senato dopo la relatrice Erika Stefani. Modena fa anche un paragone con la vicenda dei militari italiani accusati di aver ucciso due pescatori indiani. “E’ come se il Tribunale dei Ministri avesse chiamato D’Alema quando è stata bombardata la Serbia. E’ come se avessero chiamato il ministro Terzi quando hanno lasciato i marò in India“, dice, suscitando qualche perplessità nell’emiciclo.

“Vogliamo davvero sostenere l’assurdo che la patria italiana correva il rischio di essere invasa da una nave della guardia costiera italiana? Siamo al di la di ogni raziocinio”, dice Emma Bonino, rivolgendosi all’aula del Senato sul caso Gregoretti. “Vogliamo davvero sostenere che la sicurezza dello Stato era minacciata da una decina di marinai italiani e da un centinaio di naufraghi stranieri, di nessuno dei quali era stata accertata la pericolosità? Marinai e profughi sono stati usati come leva di pressione per un obiettivo politico“, aggiunge.

“Non si può continuare a parlare a vanvera, dobbiamo dire la verità a quest’aula e agli italiani. Non c’era alcun pericolo specifico immediato. E la conferma arriva dal ministero dell’Interno”, dice Gregorio De Falco, senatore del gruppo misto, già ufficiale della Guardia Costiera, intervenendo nell’aula del Senato sul caso Gregoretti. De Falco aggiunge: “Ritengo importante richiamare il senatore Salvini a un atto di coerenza. Mi piacerebbe che rinunciasse all’immunità. Sarebbe un bel gesto e io la esorto a farlo. Anche il suo popolo si aspetta che lei sia coerente coi proclami che sta facendo da due anni”.

“Non scherziamo con altri corpi dello stato, che in passato hanno dimostrato tutta la loro forza e capacità di incidere sulla politica. Non scherziamo”, dice il senatore di Fratelli d’Italia Francesco Zaffini, nell’aula di Palazzo Madama. “Non forzate l’autonomia e la pazienza degli italiani. Si sa dove si parte e non si sa dove si arriva. Il punto di approdo e’ ignoto: ve la sentite voi di condannare e processare il leader del primo partito del paese? Ve la sentite di stabilire questo precedente? Io vi sconsiglio di farlo”, dice il senatore. “La tentazione di votare l’ordine del giorno di Forza Italia e’ molto forte. Ma per rispetto di quello che ci ha chiesto Matteo Salvini e per non opporci al processo, di sicuro il gruppo della Lega non parteciperà alla votazione odierna“. Lo annuncia il capogruppo leghista Massimiliano Romeo nell’aula di Palazzo Madama, a proposito del voto finale sull’autorizzazione a procedere nei confronti di Matteo Salvini.

Agenzia DIRE

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