Elezioni regionali, tutti i risultati definitivi

In Emilia Romagna le Sardine battono il centrodestra capitanato da Matteo Salvini e Stefano Bonaccini viene confermato presidente di Regione. In Calabria stravince il centrodestra con la candidata senza avversari Jole Santelli. L'Emilia Romagna non cade e per Salvini è tutto da rifare nella pretesa di uso del risultato regionale per la corsa alla guida del governo centrale

Stefano Bonaccini e Jole Santelli

Le Sardine sconfiggono la Lega, e la coalizione di centrodestra, nella corsa per l’Emilia Romagna malgrado l’impegno del Partito Democratico e del Movimento 5 Stelle per perdere l’elezione regionale. In Calabria invece stravince il centrodestra con la candidata Santelli. Il risultato finale delle attesissime elezioni regionali lascia il leader della destra Matteo Salvini con un pugno di mosche in mano, avendo investito le sorti del Governo centrale con la scommessa sulla vittoria nella regione già guidata da Stefano Bonaccini. Il candidato e presidente uscente ha vinto in solitaria, senza il partito alle spalle. Anzi, il rapporto tra Bonaccini ed il Partito Democratico tanto somigliava alla formula inversa della campagna elettorale del centrodestra. Da una parte c’era infatti Stefano Bonaccini che ci metteva la faccia ma non il simbolo e dall’altra c’era Matteo Salvini che faceva palchi e piazze senza la candidata Lucia Borgonzoni. Alla fine, quando il risultato appariva già definitivo, il segretario del Partito Democratico ha pubblicamente ringraziato il movimento delle Sardine che, grazie alla massiccia campagna di sensibilizzazione contro un politica becera e fondato sull’odio e le scorrettezze, ha disinnescato il concreto rischio di vedere affidata l’Emilia Romagna alla Lega di Salvini insieme ai Fratelli d’Italia di Meloni. Determinanti infatti sono state le Sardine per l’affluenza alle urne e, di conseguenza, per un voto di continuità che ha premiato il candidato di centrosinistra Stefano Bonaccini e bocciato la candidata del centrodestra Lucia Borgonzoni.

Diversa la situazione in Calabria, dove la candidata del centrodestra Jole Santelli prende la guida della Regione facendo man bassa di voti senza reali avversari. La Calabria era rimasta lontana dai riflettori rigidamente puntati sulla disputa del secolo, dove il segretario della Lega provava ad espugnare una regione da sempre votata ad ideologia di sinistra ed attualmente ben amministrata. In Calabria si sono infatti sfidati Jole Santelli – con sei simboli in lista tra cui Lega, Forza Italia, Fratelli d’Italia e Unione di Centro – e tre candidati di cui uno sostenuto dal PD ed uno sostenuto dal M5S. Per quanto possa essersi difeso relativamente bene il candidato del Partito Democratico, Pippo Callipo, portando a casa un 30% circa di voti, nulla ha potuto contro quel 55% di Jole Santelli. Non pervenuto il Movimento 5 Stelle che in Calabria ha raccolto solo 7%. Dato equivalente a quello di Carlo Tansi, candidato alla Presidenza che non aveva alcun partito nazionale a sostegno ed ha raccolto la stessa percentuale del Movimento 5 Stelle appoggiato dalla lista civica “Calabria civica”.

In Calabria però si sono verificati ancora strani fenomeni che approfondiremo in prossimi articoli. Uno di questi, caso tipo, è quello di San Luca. Il Comune della provincia di Reggio Calabria, alle falde dell’Aspromonte, a tutti gli effetti riconosciuto come roccaforte dei vertici della ‘ndrangheta, nelle scorse due tornate elettorali per l’amministrazione comunale non ha visto alcun candidato e per due volte consecutive dopo il commissariamento per infiltrazione mafiosa in Consiglio comunale a San Luca si è preferito il Commissario alla candidatura di una lista o di un aspirante sindaco. Su 3.310 elettori si sono recati alle urne in meno di un terzo e di questi il 70% circa ha espresso la propria preferenza per la candidata di centrodestra.

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