Migranti scomparsi, ricerche in corso. Video soccorso Open Arms

Sea Watch 3 a sudest di Lampedusa cerca la barca di cui Alarm Phone ha perso i contatti. In zona anche la Open Arms che ieri sera ha soccorso 74 persone. Un pattugliatore libico spinto fino al confine nord della zona SAR della Libia ha rischiato di far morire due migranti che si erano gettati in mare per sottrarsi alla cattura. Velivoli della missione europea sorvolano l'area in cui le Ong cercano la barca scomparsa

Gommone soccorso da Open Arms il 10 dicembre 2020

La Sea Watch 3, Open Arms e velivoli della missione europea Sophia – ormai da tempo ridotta a ricognizione aerea per i libici – stanno cercando in un’area a sud est di Lampedusa nella speranza di trovare chi manca all’appello dopo l’ondata migratoria delle ultime 48 ore. In particolare, non si hanno più notizie di una barca in legno con circa 70 persone a bordo che avevano chiesto aiuto mediante la centrale d’allarme civile Alarm Phone. La Open Arms, piccola nave Ong spagnola, dopo il soccorso condotto in favore di una barca con 44 persone a bordo, prossime all’ipotermia ed in mare da due giorni, si è spostata verso la zona di ricerca della barca dalla quale Alarm Phone non riceveva più notizie. Nel corso della ricerca, la nave Ong ha trovato un gommone carico di persone oltre ogni ragionevole misura, tra le quali molte donne ed anche bambini. A bordo c’erano 74 persone, tra uomini, donne e bambini, fuggite dalla Libia.

Entrambe le imbarcazioni soccorse da Open Arms si trovavano in zona SAR della Libia, anche se a pochissime miglia dalla zona SAR di Malta (ieri avevamo detto che le 44 persone erano in zona SAR maltese, ci scusiamo). Un punto in cui Lampedusa e Malta sono estremamente vicine, ma nel quale stanno operando soltanto le navi Ong. Fatta eccezione per un pattugliatore della libico che si è “stranamente” spinto fino ad oltre 150 miglia dalla Libia intervenendo sul gommone raggiunto dalla Open Arms durante le ricerche. L’evento SAR (Search and Rescue, Ricerca e Soccorso) della Ong è stato quindi reso estremamente difficoltoso proprio a causa della presenza libica definita “ostile” da parte dei soccorritori di Open Arms. Due migranti sarebbero quindi stati presi dal pattugliatore e dopo essere saliti a forza sulla loro imbarcazione si sarebbero gettati disperatamente in mare, racconta la Ong che adesso ha a bordo 118 persone.

Secondo l’organizzazione umanitaria Migrace, che opera in Libia in assistenza ai migranti in difficoltà e ricondotti a terra dalle cosiddette guardie costiere del Paese, alla mezzanotte di ieri erano circa 350 le persone fermate in mare dai pattugliatori coordinati anche in buona parte dall’Italia ed assistiti dai velivoli europei. Tra le 350 persone catturate e ricondotte in Libia ci sono anche molte donne e bambini. Donne, anche in stato di gravidanza, e bambini sono anche a bordo della Open Arms, che come la Sea Watch 3, al termine della ricerca che stanno conducendo entrambe, dovrà affrontare la solita procedura – ormai esclusivamente politica – per l’assegnazione di un porto sicuro in cui sbarcare le persone salvate dal mare e dai libici. A Lampedusa arrivano le prime onde, già più impetuose, del mare che si sta ingrossando. Un pattugliatore della Guardia di Finanza intanto circumnaviga l’isola mentre a sudest dell’arcipelago pelagico un aereo della missione europea, Sea Watch 3 e poco più ad est la Open Arms cercano la barca di cui sono state perse le tracce. Intanto, nella zona di ricerca è arrivata anche la pioggia.

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