Il consenso dei distruttori

di Mauro Seminara

di Mauro Seminara

Tra un colpo di scena e l’altro, tra un impeachment alla Casa Bianca ed un Russiagate al Viminale, rimaniamo di fondo una società che rifiuta l’evidenza preferendo il gossip. Preferendo il gossip sul dubbio che un partito possa agire per interessi stranieri opposti a quelli italiani, sia sui cambiamenti climatici. Così, mentre la California brucia ed i ghiacciai si sciolgono, l’esercizio più diffuso è quello del “chi muove Greta Thunberg” e “quanto è antipatica Greta Thunberg”. Una società ormai imbarbarita che somiglia sempre più a quella che ogni pensiero diverso lo metteva al rogo. Tratti comuni anche sulla scelta dei sovrani. Già al secolo andavano per la maggiore quelli che imponevano ignoranza ed oscurità e maledicevano disponendo roghi per “eretici”.

Il presidente americano Donald J. Trump, appena dopo aver incassato una lieve iniezione di fiducia elettorale con l’ennesima morte di Al Baghdadi, ufficializza il ritiro degli Stati Uniti dal programma sul clima ratificato con l’accordo di Parigi nel 2015. E lo comunica alle Nazioni Unite, la Casa Bianca, che dal 4 novembre 2020 gli Stati Uniti non ne rispetteranno più i parametri. Giusto l’indomani delle elezioni americane per cui Donald Trump si sta giocando la corsa alla rielezione. Ipotesi al momento non impossibile, visto che malgrado l’impeachment, gli effetti dei cambiamenti climatici che devastano gli Stati Uniti mentre il presidente si rifiuta di crederci, mentre l’economia americana “in ripresa” è ormai una bolla di debito che può esplodere da un momento all’altro, Trump gode ancora di un notevole consenso negli States.

Anche in Brasile si sono affidati ad un uomo forte, autoritario, salvatore della patria. Ed è appunto proprio Bolsonaro che sta facendo distruggere l’unico vero patrimonio rimasto ai brasiliani: l’Amazzonia. Patrimonio del Brasile, ma anche per il mondo intero. La devastazione della foresta amazzonica è un danno irreversibile per il pianeta. Un prezzo troppo alto perché il genere umano lo possa pagare senza gravi perdite. Anche in Europa ci sono storie analoghe. Anche nell’Unione europea ci sono i sovranisti. E a ben guardare, hanno tutti lo stesso approccio, collaudatissimo, probabilmente frutto di una ricerca accurata. Tutti fedeli cristiani che attaccano i dogmi della Chiesa, tutti ostentatamente sovranisti per il bene del Paese che nel frattempo distruggono dalle fondamenta, tutti pronti ad urlare con il dito puntato: “Un eretico!”

Contare vittime e danni, ed al contempo plaudire a chi nega che in atto ci sia una rivoluzione climatica capace di sorprendere intere regioni e distruggerle, è un fenomeno che pretende approfondite ricerche. Tanto e più approfondite di quelle che oggi si riconoscono per gli effetti di imbarbarimento sociale. I cui sintomi si manifestano con il tifare per l’una o l’altra parte nel corso di una guerra vera in cui le bombe uccidono persone vere. Oppure nel tifare per un naufragio e twittare parole orribile per i superstiti. Come dire che l’uomo sta autorizzando lo sterminio dell’uomo, battendo le mani durante l’esecuzione. Il dubbio, che aleggia atroce, è che si debba per forza saggiarlo il ritorno alle dittature nazionaliste per poi – riuscendo a venirne fuori – poter di nuovo sperare in una settantina d’anni di pace prima della ricaduta. Solo che questa volta, oltre a chissà quanti milioni di civili indifesi, rischia di rimetterci la pelle il pianeta. E se collassa la natura, lo fa per tutti.

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Giornalista palermitano, classe '74, cresce professionalmente come fotoreporter e videoreporter maturando sulla cronaca dalla prima linea. Dopo anni di esperienza sul campo passa alla scrittura sentendo l'esigenza di raccontare i fatti in prima persona e senza condizionamenti. Ha collaborato con Il Giornale di Sicilia ed altre testate nazionali per la carta stampata. Negli anni ha lavorato con le agenzie di stampa internazionali Thomson Reuters, Agence France-Press, Associated Press, Ansa; per i telegiornali nazionali Rai, Mediaset, La7, Sky e per vari telegiornali nazionali esteri. Si trasferisce nel 2006 a Lampedusa per seguire il crescente fenomeno migratorio che interessava l'isola pelagica e vi rimane fino al 2020. Per anni documenta la migrazione nel Mediterraneo centrale dal mare, dal cielo e da terra come freelance per le maggiori testate ed agenzie nazionali ed internazionali. Nel 2014 gli viene conferito un riconoscimento per meriti professionali al "Premio di giornalismo Mario Francese". Autore e regista del documentario "2011 - Lampedusa nell'anno della primavera araba", direttore della fotografia del documentario "Fino all'ultima spiaggia" e regista del documentario "Uomo". Ideatore e fondatore di Mediterraneo Cronaca, realizza la testata nel 2017 coinvolgendo nel tempo un gruppo di autori di elevata caratura professionale per offrire ai lettori notizie ed analisi di pregio ed indipendenti. Crede nel diritto all'informazione e nel dovere di offrire una informazione neutrale, obiettiva, senza padroni.

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