Il dittatore tunisino Ben Alì è morto

Per 23 anni al comando assoluto della Tunisia e per altri 9 anni in esilio in Arabia Saudita, Zine El Abidine Ben Alì è deceduto ieri all'età di 83 anni in un ospedale dell'Arabia Saudita

Ben Alì con Nicolas Sarkozy

Zine El Abidine Ben Alì, per 23 anni tiranno della Tunisia, è deceduto in ospedale dopo un ricovero d’urgenza in gravi condizioni all’età di 83 anni. Il malore ed il ricovero, come il decesso, sono avvenuti in Arabia Saudita, nazione in cui il dittatore si era rifugiato in un esilio dorato al seguito della rivoluzione tunisina del 2011 che lo costrinse alla fuga insieme ai suoi familiari ed ai parenti della moglie. L’annuncio, dopo il decesso in ospedale, è stato fatto dal suo avvocato, Mounir Ben Salha, che ha anche fatto sapere si terrà oggi l’esequie in Arabia Saudita. Nessuna ipotesi, o possibilità, che la salma possa ritornare in Patria. Ben Alì muore poche settimane dopo Beji Caied Essebsi (a luglio di quest’anno), il primo presidente della democratica Repubblica della Tunisia. Un ricovero d’urgenza ed un decesso concomitante alla morte del ricordo in Tunisia della sua dittatura, mentre si contendono la presidenza in ballottaggio il magnate televisivo Nabil Karoui ed il professore costituzionalista Kais Saied.

La fuga del dittatore

Nel dicembre del 2010 un venditore ambulante, Mohamed Bouazizi, si dà fuoco dopo che la polizia ha confiscato per l’ennesima volta la sua bancarella. La Tunisia è alla fame e la corruzione impedisce anche solo la sopravvivenza di ambulanti ed altri tunisini che cercano di arrangiarsi per sopravvivere.

Il popolo tunisino, esausto per il livello di disoccupazione e l’asfissiante corruzione imposta con la repressione dal dittatore e dalla famiglia mafiosa cui risulta appartenere la moglie, si scatena in un’unica protesta nazionale al funerale di Mohamed Bouazizi.

Nel gennaio del 2011 la Tunisia è già stata messa a ferro e fuoco da una rivoluzione popolare che non lascia scampo alle forze di polizia e militari. Vengono esplosi lacrimogeni e colpi d’arma da fuoco, muoiono persone, ma l’onda è inarrestabile ed il dittatore è costretto a lasciare i suoi dorati palazzi e fuggire.

Fuggito il tiranno, che andrà a rifugiarsi in Arabia Saudita, in Tunisia nascono associazioni di volontariato, politiche e tutto quello che il dittatore aveva impedito per due decenni. Scompaiono i manifesti e le effigi di Ben Alì che si trovavano ad ogni cantone e la Tunisia comincia a pensare alla democrazia ed alla libertà.

Nel gennaio del 2014 il Parlamento tunisino approva la nuova Costituzione che garantisce libertà personali e pari diritti per le minoranze dividendo il potere tra il presidente e il primo ministro con un sistema di pesi e contrappesi – come fece l’Italia nel dopo fascismo – per impedire l’insediamento di un nuovo dittatore.

Nel dicembre del 2014 viene democraticamente eletto il presidente della Tunisia Beji Caid Essebsi con le prime elezioni libere dello Stato nordafricano. Essebsi naviga la Tunisia lontano dalla dittatura ed in una dimensione democratica che però risente ancora dei danni all’economia ed al tessuto sociale lasciati dal dittatore in esilio.

Ben Alì, dittatore spietato e legato ad ambienti mafiosi tunisini che esercitavano un potere parallelo ed impunito ai danni del popolo ridotto alla fame, è stato un gradito partner per gli Stati dell’Europa che con lui hanno fatto affari felicemente per l’intera sua tirannia. Ancora oggi l’Unione europea nega i visti ai giovani tunisini impedendo scambi culturali con una giovanissima generazione di novella democrazia. La cerimonia di esequie del presidente democraticamente eletto Beji Caid Essebsi è stata infine disertata dai più importanti e vicini capi di Stato europei.

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