Ora l’Italia paga il pizzo ad Haftar per pescare in acque internazionali

Il generale Haftar rivendica un vecchio accordo siglato da Federpesca e le forze armate libiche per la "protezione" a pagamento dei pescherecci di Mazara del Vallo che calano le reti in acque internazionali a nord di Bengasi. Venerdì la Marina Militare italiana era intervenuta a protezione di un peschereccio

Il generale libico Khalifa Haftar

Dello scorso venerdì, 6 settembre, la notizia del peschereccio Grecale, della marineria di Mazara del Vallo, intimidito da colpi di mitragliatrice libica mentre pescavain acque internazionali a nord di Bengasi. Dalla costa della Libia lo separavano 35 miglia nautiche, più di 60 chilometri dal territorio e circa 42 chilometri oltre le acque territoriali del grande e dilaniato Paese nordafricano. Come già in passato, la Libia rivendica come mare di esclusivo diritto di sfruttamento quello che grazie a recente autogol politici italiani è ormai ufficialmente area di obbligatoria responsabilità SAR della Libia. Ma qui, ad intervenire a colpi di mitragliatrice per costringere con le cattive maniere il preschereccio Grecale ad allontanarsi, non è stata la sedicente guardia costiera libica. Quella che fa la spavalda con le armi rimontate sulle barche che furono della Guardia di Finanza italiana. Si tratta piuttosto di milizie libiche sotto gli ordini del generale Khalifa Haftar.

Il generale che il 4 aprile ha dichiarato guerra alla Tripolitania, promettendo la conquista ed unificazione dell’intera Libia, impone adesso una sorta di pizzo mafioso per la “protezione” dei pescherecci di Mazara del Vallo che vanno a pescare nelle acque a nord di Bengasi. La raffica sparata in aria per intimidire il Grecale, che pescava insieme ad altri mazaresi a nord di Bengasi, pare aver ricordato alle parti un accordo sottoscritto nel 2005 da Federpesca e le autorità militari della Libia di Muammar Gheddafi. Già allora, quando non esisteva la Sar area libica, il rais libico aveva esteso a 74 miglia dalla costa il tratto di mare su cui la Libia pretendeva totale controllo e sfruttamento. Adesso però la Libia non è più una soltanto ed a pretendere, a suon di mitragliatrice, la quota sul pescato – che verrà gestito, pesato e calcolato a Malta – è la parte Cirenaica di Haftar che prenderà una grossa cifra dai pescatori con cui finanzierà la sua guerra ma concederà ai pescherecci siciliani di rifornirsi di gasolio a bassisimo costo in Libia.

Come per altre storie siciliane, di mafia e di racket, in assenza dello Stato arriva la mafia a garantire la “protezione” da se stessa. Venerdì è intervenuta una nave della Marina Militare in soccorso del peschereccio Grecale, ma pare che per Federpesca sia più sicura l’offerta libica. Questo accade malgrado l’Italia sia schierata ufficialmente con il Governo di riunificazione presieduto da Fayez al-Serraj, quello che Haftar cerca di distruggere. La notizia dell’accordo tra le parti Federpesca e Cirenaica, o Esercito Nazionale Libico di Khalifa Haftar, è stata resa nota anche dal Fatto Quotidiano che riporta le parole di Santino Adamo, presidente di Federpesca Mazara. Adamo precisa che gli armatori potranno rifornirsi di gaoslio in Libia, a bassissimo costo, ma non smentisce che in virtù di tale accordo verranno “schedati” pescherecci e pescatori e l’intera battuta di pesca li vedrà al lavoro con un ospite libico a bordo in qualità di “osservatore”. Non è chiaro se civile o militare, armato o disarmato.

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