Sbarco autonomo nella notte a Lampedusa, in 15 raggiungono il “Porto Salvo”

In quindici hanno raggiunto Lampedusa autonomamente con un barchino e sono stati rintracciati a terra dalle forze dell’ordine che li hanno condotti all’hotspot ancora sovraffollato. Fuori acque territoriali ci sono le due navi Ong Mare Jonio ed Alan Kurdi, l’una di fianco all’altra, in attesa di un porto sicuro

Il Molo Favarolo con la motovedetta della Guardia di Finanza e le barche dei migranti tunisini sequestrate

Quindici migranti tunisini hanno raggiunto autonomamente Lampedusa ieri sera, intorno alla mezzanotte. Le forze dell’ordine li hanno rintracciati già a terra, in prossimità del Santuario della Madonna di Porto Salvo, e condotti nel già sovraffollato hotspot di Contrada Imbriacola. La circostanza rende ancora più paradossale quanto si sta verificando intorno all’isola. I migranti approdati ieri sera hanno raggiunto Cala Madonna e dal punto di approdo il Santuario dedicato alla Madonna che sull’isola offre un Porto Salvo, cioè un porto sicuro. A tredici miglia sudest della stessa isola e dello stesso “porto salvo” ci sono due navi di due diverse Ong che chiedono un porto sicuro in cui sbarcare le persone soccorse in acque internazionali, ma ad esse il porto salvo viene ripetutamente negato. Le due navi, la Mare Jonio e la Alan Kurdi, rispettivamente delle Ong Mediterranea Saving Humans e Sea Eye, si trovano l’una al fianco dell’altra. La prima attende ormai da cinque giorni ed ha ancora a bordo 34 delle 98 persone che aveva soccorso a nord della Libia. La seconda si stava recando nella stessa area SAR quando a poche decine di miglia da Lampedusa si è imbattuta su un barchino con tredici tunisini che ha messo in sicurezza a bordo. Questi tredici harragas erano in difficoltà sul piccolo precario legno ed hanno chiesto ed ottenuto l’aiuto della Ong trovandosi adesso impossibilitati a sbarcare. Gli altri 15 harragas hanno invece raggiunto autonomamente Lampedusa, senza incorrere in interdittive ministeriali decreti legge sicurezza e tutto quello che sta costringendo le persone a bordo delle navi Ong fino allo sfinimento. Come per le 101 persone che si trovano da sei giorni ormai a sud di Malta sulla Eleonore, la nave della Ong LifeLine che li ha soccorsi nella stessa letale area del Mediterraneo.

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