Lampedusa accende una fiaccola per la Open Arms

Questa sera si accenderà una fiaccola da un Porto Salvo per le persone, migranti ed equipaggio, da una settimana abbandonati in mare a bordo della nave Ong spagnola Open Arms. L’iniziativa è dello stesso Forum Lampedusa Solidale che passò le notti sul sagrato della parrocchia fino allo sbarco della Sea Watch

di Mauro Seminara

La nave della Ong spagnola Proactiva Open Arms vaga nel centro del Mediterraneo dalla notte in cui ha effettuato il suo secondo soccorso in poche ore. Questa notte sarà la settima ed ancora nessuna autorità europea ha fornito l’obbligatoria indicazione di un porto sicuro in cui poter approdare e concludere la propria operazione SAR. Malta ha dato comunicazione negativa, chiudendo il proprio porto. Quello di La Valletta sarebbe stato comunque il secondo, in ordine di miglia nautiche, porto sicuro più vicino. Il primo, dal punto mappa in cui sono stati soccorsi i migranti, sarebbe stato quello italiano di Lampedusa. Nessun riscontro ricevuto dall’Italia, la nave Open Arms, della omonima Ong, si è spostata tra le isole Lampedusa e Malta in attesa ed agevolando preventivamente entrambe le autorità. Come ha comunicato la stessa Ong, Malta le ha formalmente negato il porto mentre l’Italia non ha mai risposto, dalla notte tra il primo di agosto ed il giorno successivo.

La Guardia Costiera italiana continua a comunicare di soccorsi ai delfini ed eroici tuffi in mare per liberare il mammifero, ma anche di arenili liberati e di operazioni “Mare Sicuro” coraggiosamente condotte. Sfugge però all’ufficio relazioni esterne di comunicare alla stampa come e perché l’MRCC italiano, cioè la Centrale di Coordinamento Soccorso Marittimo, non abbia – stando alle affermazioni-denuncia della Ong – mai risposto alla Open Arms con un Si o anche con un No all’indicazione di un Place of Safety. Peraltro, esclusi in ottemperanza alle vigenti norme internazionali i porti della Libia e della Tunisia, il Place of Safety (porto sicuro più vicino, ndr) era quello italiano che la silente sala operativa avrebbe dovuto indicare o mediare in alternativa per altri porti in altri Stati. A bordo della Open Arms ci sono donne, bambini, una coppia di gemellini di appena nove mesi ed un totale di 121 persone sulle 124 soccorse dalla Ong. Le tre persone che mancano all’appello sono quelle che la stessa Guardia Costiera italiana ha evacuato con propria motovedetta dalla nave a Lampedusa per accertate esigenze mediche.

Dopo una settimana di silenzio ed abbandono europeo di una propria nave e delle 121 persone bisognose di un porto immediato, poi di cure e protezione, quando la comandante della Open Arms annuncia che il cibo a bordo inizia a scarseggiare e mentre una parte della politica italiana festeggia la conversione in legge del decreto sicurezza bis, a Lampedusa si riattiva il Forum Lampedusa Solidale che per il caso Sea Watch dormì sul sagrato della chiesa fino allo sbarco. L’iniziativa a sostegno morale del Forum scava adesso nella storia e nel significato di Lampedusa, l’isola italiana dell’arcipelago delle Pelagie. “Il nome di quest’isola – scrive il Forum sulla propria pagina Facebook annunciando l’iniziativa – deriva probabilmente dal latino “lampas” ossia fiaccola, a testimonianza dell’antico uso degli abitanti di segnalare con dei fuochi la giusta rotta ai naviganti. Ed è la Madonna di Porto Salvo la santa protettrice di questo scoglio battuto dai venti ma al tempo stesso storico luogo di salvezza per i naufraghi.” E ricordando in tal modo cosa è un “Porto Salvo” e perché la patrona di Lampedusa è appunto la Madonna di Porto Salvo, il Forum si è dato appuntamento per questa sera, alle 22, sul sagrato di quella stessa parrocchia delle veglie per la Sea Watch. Una fiaccola verrà quindi accesa e brillerà, ogni notte, fino a quando la Open Arms non approderà in un porto sicuro. In un “Porto Salvo”.

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Giornalista palermitano, classe '74, cresce professionalmente come fotoreporter e videoreporter maturando sulla cronaca dalla prima linea. Dopo anni di esperienza sul campo passa alla scrittura sentendo l'esigenza di raccontare i fatti in prima persona e senza condizionamenti. Ha collaborato con Il Giornale di Sicilia ed altre testate nazionali per la carta stampata. Negli anni ha lavorato con le agenzie di stampa internazionali Thomson Reuters, Agence France-Press, Associated Press, Ansa; per i telegiornali nazionali Rai, Mediaset, La7, Sky e per vari telegiornali nazionali esteri. Si trasferisce nel 2006 a Lampedusa per seguire il crescente fenomeno migratorio che interessava l'isola pelagica e vi rimane fino al 2020. Per anni documenta la migrazione nel Mediterraneo centrale dal mare, dal cielo e da terra come freelance per le maggiori testate ed agenzie nazionali ed internazionali. Nel 2014 gli viene conferito un riconoscimento per meriti professionali al "Premio di giornalismo Mario Francese". Autore e regista del documentario "2011 - Lampedusa nell'anno della primavera araba", direttore della fotografia del documentario "Fino all'ultima spiaggia" e regista del documentario "Uomo". Ideatore e fondatore di Mediterraneo Cronaca, realizza la testata nel 2017 coinvolgendo nel tempo un gruppo di autori di elevata caratura professionale per offrire ai lettori notizie ed analisi di pregio ed indipendenti. Crede nel diritto all'informazione e nel dovere di offrire una informazione neutrale, obiettiva, senza padroni.

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