Migranti, quanto ci costa la propaganda di Salvini pagata dagli italiani

di Mauro Seminara

di Mauro Seminara

Il ministro dell’Interno è sempre dalla parte opposta ed oggi, mentre a Lampedusa la Guardia Costiera evacuava 13 persone dal veliero Alex, si trovava a Trieste per parlare di muri trumpiani al confine con la Slovenia. Nel frattempo, la dichiarazione forte dell’uomo forte che non teme querele – tanto si appella all’immunità parlamentare ed alla ragion di Stato – afferma fiero che per il veliero Ong ci sono i porti di Malta e della Tunisia ma non quelli italiani disponibili. Sorvolando sulla menzogna istituzionale relativa ai porti della Tunisia, che non si addice ad un ministro della Repubblica che si pronuncia in tale veste, rimane che Malta è il secondo porto sicuro più vicino e che la Alex di Mediterranea Saving Humans si trova già da questa notte a 12 miglia dal porto sicuro più vicino numero uno. Per ovviare ai due gravi problemi che incombono sulla propaganda di Governo, ed in particolare del ministro dell’Interno, è nata l’intesa con il Governo presieduto da Joseph Muscat, premier di Malta. La Valletta dovrebbe inviare, con calma, senza alcuna premura, un pattugliatore della propria marina militare a prendere i migranti a bordo della Alex. Nel caso in cui non fosse disponibile il pattugliatore maltese c’è già disponibile la Marina Militare italiana. L’importante è prendere le persone davanti la Porta d’Europa di Lampedusa e sbarcarle in un porto non italiano. Di contro, per fare questo costoso favore, Malta vuole che a fronte dei 54 che dovrebbe prendere dalla Alex l’Italia ne prenda 55 che si trovano già in un suo centro per migranti. L’Italia ci va già sotto di un migrante: ne dà 54 per prenderne 55. Un migrante in più e forse gli si deve portare quelli davanti Lampedusa fino a Malta a spese degli italiani. E impiegare una nave della Marina Militare per un simile servizio non è a costo zero ma una fattura con quattro o cinque zeri che il Ministero della Difesa emetterà a carico del Ministero dell’Interno o dei Trasporti.

Già di non poco conto è la spesa di carburante e servizio delle motovedette che a largo di Lampedusa hanno dovuto ostacolare la Alex, poi notificarle il divieto di accesso in acque territoriali italiane – pur essendo un veliero italiano – ed infine andare a 12 miglia con i medici per poi evacuare 13 persone. Qualche migliaio di euro in più che va via per poter permettere a Matteo Salvini che lui i porti li tiene chiusi. Chiusi mentre a Lampedusa, nelle ultime 24 ore sono sbarcate 71 persone. Chiusi mentre invece di occuparsi realmente dei porti si reca a Trieste per parlare di muri. Ma c’è di più nella schizofrenia del governo di Matteo Salvini, le cui timide comparse a latere sembrano essere Giuseppe Conte e Luigi Di Maio. Con l’evacuazione medica disposta questa mattina, al netto delle 13 persone più vulnerabili sbarcate a Lampedusa, a bordo della Alex rimangono 41 persone che qualcuno vorrebbe fare arrivare fino a Malta – oltre 60 miglia nautiche di distanza – per poi da Malta prenderne 55. Ed in questo caso, a fare il gioco cinico dei numeri invece che delle persone, degli esseri umani che hanno bisogno di aiuto, a fronte dei 41 che si inviano a Malta ne prendiamo sempre 55, quindi ci si va sotto di 14 migranti. Trasferimenti di migranti che vanno a Malta, che da Malta vanno in Italia, con conseguenti voli di Stato, militari o civili che siano. A queste deliranti decisioni si aggiungono le precedenti assurdità già registrate con la nave Cigala Fulgosi della Marina Militare italiana, rea di aver soccorso anch’essa persone che rischiavano il naufragio da un momento all’altro, spedita dal Mediterraneo centrale al porto di Genova per poi dover trasferire in pullman i migranti in centro Italia. Una nave della Marina Militare può costare anche un centinaio di migliaia di euro per una simile operazione, tenuto conto che altra nave è dovuta salpare dal porto di Augusta per sostituire in servizio la nave punita.

Il ministro dell’Interno intanto si reca su luoghi di frontiera terrestre per distogliere l’attenzione dalla violenta batosta presa con la Sea Watch e la sua Capitana, Carola Rackete, il cui legale ha pronta la querela per diffamazione a carico del titolare del Viminale abituato ormai a giudicare e condannare – calunniando e diffamando – le persone direttamente su Twitter. Altro denaro pubblico che servirà a istruire procedimenti giudiziari ed eventualmente a difendere un ministro della Repubblica. Poi ci sono tutti gli agenti che precedono e seguono la visita propagandistica del segretario federale della Lega vestito – metaforicamente – da ministro per magari giustificare i continui voli di Stato in tutta Italia. Non parliamo poi degli agenti della Digos impegnati ad identificare striscioni e foto scomode o di sfottò per rimuoverli, anche a costo di impiegare squadre dei Vigili del Fuoco con autoscale per raggiungere i piani alti dei palazzi e strappare striscioni dai balconi. Il solo caso Sea Watch 3 dovrebbe essere oggetto di attenzione della Corte dei Conti – già impegnata con i voli di Stato del ministro che andava, per ragioni ministeriali, a fare campagna elettorale ai suoi candidati nei tanti comuni italiani – per l’inutile spreco di personale, mezzi, carburante e rischi di incidenti in contravvenzione del Diritto e delle leggi internazionali. La mancata autorizzazione di approdo nel porto sicuro più vicino, Lampedusa, è costato l’obbligatorio intervento della magistratura che adesso dovrà svolgere tutte le indagini necessarie ed eventualmente istruire un processo che parte già dalla mancata convalida dell’arresto della principale imputata. Quindi, a conti fatti, a spese degli italiani, si bloccano 54 migranti a largo di Lampedusa mentre ne entrano tranquillamente in autonomia altri 71, si impiegano mezzi costosi ed utili a salvare vite invece che girar di ronda per giorni e giorni, si spediscono come pacchi esseri umani da un’isola all’altra per scambi poco convenienti per l’Italia e si va nel nordest italiano a parlare di muri al confine. Chi paga? Avete già capito chi è il “Pantalone” della propaganda salviniana. Ed il colmo dello spreco è che una parte degli italiani lo applaude anche quando dice che non farà sbarcare nessuno.

Informazioni su Mauro Seminara 705 Articoli
Giornalista palermitano, classe '74, cresce professionalmente come fotoreporter e videoreporter maturando sulla cronaca dalla prima linea. Dopo anni di esperienza sul campo passa alla scrittura sentendo l'esigenza di raccontare i fatti in prima persona e senza condizionamenti. Ha collaborato con Il Giornale di Sicilia ed altre testate nazionali per la carta stampata. Negli anni ha lavorato con le agenzie di stampa internazionali Thomson Reuters, Agence France-Press, Associated Press, Ansa; per i telegiornali nazionali Rai, Mediaset, La7, Sky e per vari telegiornali nazionali esteri. Si trasferisce nel 2006 a Lampedusa per seguire il crescente fenomeno migratorio che interessava l'isola pelagica e vi rimane fino al 2020. Per anni documenta la migrazione nel Mediterraneo centrale dal mare, dal cielo e da terra come freelance per le maggiori testate ed agenzie nazionali ed internazionali. Nel 2014 gli viene conferito un riconoscimento per meriti professionali al "Premio di giornalismo Mario Francese". Autore e regista del documentario "2011 - Lampedusa nell'anno della primavera araba", direttore della fotografia del documentario "Fino all'ultima spiaggia" e regista del documentario "Uomo". Ideatore e fondatore di Mediterraneo Cronaca, realizza la testata nel 2017 coinvolgendo nel tempo un gruppo di autori di elevata caratura professionale per offrire ai lettori notizie ed analisi di pregio ed indipendenti. Crede nel diritto all'informazione e nel dovere di offrire una informazione neutrale, obiettiva, senza padroni.

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