Sea Watch, odissea si chiude con arresto Capitana

Incidente tra la Sea Watch 3 che manovrava per entrare in porto ad ogni costo ed una motovedetta della Guardia di Finanza che faceva di tutto per impedirglielo. Carola Rackete in arresto per violazione dell’articolo 1100 del Codice della navigazione. A terra al 17mo giorno dal soccorso i profughi salvati il 12 giugno. La Sea Watch 3 sta già navigando verso il porto di Licata sottoposta a sequestro

Carola Rackete, comandante della Sea Watch 3, scende dalla nave in arresto

di Mauro Seminara

All’una e trentaquattro di questa notte, sabato 29 luglio, un tweet annuncia a tutta l’Unione europea quanto sta per accadere a Lampedusa: “BASTA. Dopo 16 giorni dal soccorso, Sea Watch 3 entra in porto”. È l’epilogo di un’odissea in cui, tutti pensavano e parlavano di “vicescafisti” e partite politiche europee mentre Carola Rackete attendeva che qualcuno si occupasse delle persone che aveva a bordo. Si trattava di soccorso in mare, ma nessuno intendeva chiudere il soccorso con l’obbligatorio conseguente sbarco nel porto sicuro più vicino. Gli ultimi aggiornamenti erano le rassicurazioni dei militari della Guardia di Finanza che invitavano alla pazienza perché “qualcosa pare che si stia sbloccando per un POS”, un porto sicuro neanche definito. Ma il porto di Lampedusa era ad un miglio, e per la Capitana era un’assurdità dover attendere ancora. Dover perfino abbandonare il comando della nave per andare a rispondere alle domande del sostituto procuratore di Agrigento che l’aveva convocata per questa mattina. La Capitana ha avviato i motori e, subito dopo il tweet, ha navigato in porto la Sea Watch 3.

La Guardia di Finanza aveva altre consegne: la nave della Ong tedesca non doveva assolutamente attraccare a Lampedusa. Le manovre dissuasive della piccola motovedetta delle Fiamme Gialle ha tentato in tutti i modi di bloccare la nave manovrata da Carola Rackete, ma la 31enne Capitana tedesca non si è fermata neanche quando la pilotina della Guardia di Finanza ha ingombrato l’area di ormeggio. Lenta ma inesorabile la Sea Watch 3 indietreggiava di poppa mentre si stringeva bordo banchina. Lo scatto repentino delle velocissime pilotine ha permesso all’equipaggio della Guardia di Finanza di non finire schiacciati tra il molo e la pesante nave. Carola Rackete ha condotto i profughi soccorsi il 12 giugno in un porto sicuro, ha ormeggiato la nave e, solo alla fine, affacciandosi un momento dalla cabina di pilotaggio, ha salutato le persone a terra con le braccia ricevendo un tripudio di applausi. La Capitana non ha deluso chi manifestava perché le persone a bordo potessero finalmente sbarcare, ma neanche chi inveiva contro lei e la sua nave e ne pretendeva urlante l’arresto.

All’una e cinquanta di questa notte, la Sea Watch 3 era ormeggiata nel porto di Lampedusa. Sulla banchina urla ed applausi. L’invettiva della leghista Angela Maraventano, già senatrice e vicesindaco di Lampedusa, accentrava l’attenzione. “La dovete arrestare!” e “li dovete arrestare tutti” erano le frasi urlate più ricorrenti, ed hanno agitato molto gli animi sulla banchina, anche grazie ai cori del resto dell’entourage leghista dell’ex vicesindaco. In contrapposizione, in più mesto tono, c’erano Gennaro Migliore del Partito Democratico, Pietro Bartolo con in tasca il biglietto del primo volo in partenza da Lampedusa e l’ex sindaca dem Giusi Nicolini. Nel frattempo, invece di disporre che l’equipaggio della Sea Watch 3 approntasse la passerella, i militari della Guardia di Finanza si procuravano una passerella di legno per salire a bordo. Poco dopo, fra fischi ed applausi, con il viso sereno ma fiero, Carola Rackete veniva tratta in arresto e condotta presso il Comando di Brigata della Guardia di Finanza. La Capitana, comandante della Sea Watch 3, ha commesso “resistenza o violenza” contro una nave da guerra e rischia adesso una pena da tre a dieci anni di reclusione come previsto dall’articolo 1100 del Codice della Navigazione.

Tra la Sea Watch 3, le persone a bordo e quelle in banchina da tenere sotto controllo per gli animi decisamente poco pacifici e un plotone di giornalisti e cameraman e fotografi, il porto commerciale di Lampedusa sembrava la scena di un’operazione contro una nave che aveva messo a serio rischio la sicurezza dell’intera nazione. In questo contesto, quando già il sole si apprestava ad illuminare il porto dell’isola, sono scese le quaranta persone per le quali si è giunti a tale tensione nel Paese, e con ripercussioni in Unione europea. Lacrime, ripetuti abbracci e gesti di affetto vari sono stati scambiati dtra i membri dell’equipaggio Sea Watch ed i profughi che da essi sono stati soccorsi e difesi fino al sacrificio del comandante pur di offrire loro un porto sicuro. Oltre ai profughi costretti per 16 giorni a bordo della nave, sono sbarcati anche i parlamentari che hanno trascorso una notte a bordo della nave. Graziano Delrio, ex ministro dei Trasporti, Matteo Orfini, Davide Faraone, Nicola Fratoianni e Riccardo Magi erano presenti quando è stato detto di avere ancora pazienza ed anche quando Carola Rachete ha deciso, con il sostegno della Ong, di non attendere più e chiudere la missione di soccorso con lo sbarco anche a costo di finire in arresto.

L’ex ministro dei trasporti ed attuale parlamentare della Repubblica ha ribadito l’esempio dell’ambulanza che passa con il rosso per l’emergenza che trasporta. Un concetto che rivela il cauto ottimismo di Graziano Delrio, probabilmente basato sull’esperienza personale alla guida del ministero competente dei casi in analisi, sui possibili esiti processuale di Carola Rackete. La nave aveva in effetti dichiarato lo stato di necessità a bordo, violato le acque territoriali in virtù di tale condizione a bordo e con esse anche il decreto sicurezza bis. A quel punto non c’era più alcun motivo ostativo allo sbarco delle persone soccorse, vista la tacita accettazione delle conseguenze del Decreto sicurezza bis. Carola Rackete rinunciava alla nave, che sarebbe stata sequestrata comunque in via amministrativa, e la Ong avrebbe pagato la sanzione di 50mila euro. In più c’era la disponibilità al sacrificio giudiziario della Capitana. Ma tutto ciò non ha comunque fatto aprire il porto ai profughi soccorsi due settimane prima e al sedicesimo giorno la cosiddetta ambulanza ha deciso di passare col rosso. La nave Sea Watch 3 ha lasciato il porto di Lampedusa già alle prime luci, con al comando un ufficiale della Guardia Costiera e diretta verso il suo porto di sequestro.

Informazioni su Mauro Seminara 705 Articoli
Giornalista palermitano, classe '74, cresce professionalmente come fotoreporter e videoreporter maturando sulla cronaca dalla prima linea. Dopo anni di esperienza sul campo passa alla scrittura sentendo l'esigenza di raccontare i fatti in prima persona e senza condizionamenti. Ha collaborato con Il Giornale di Sicilia ed altre testate nazionali per la carta stampata. Negli anni ha lavorato con le agenzie di stampa internazionali Thomson Reuters, Agence France-Press, Associated Press, Ansa; per i telegiornali nazionali Rai, Mediaset, La7, Sky e per vari telegiornali nazionali esteri. Si trasferisce nel 2006 a Lampedusa per seguire il crescente fenomeno migratorio che interessava l'isola pelagica e vi rimane fino al 2020. Per anni documenta la migrazione nel Mediterraneo centrale dal mare, dal cielo e da terra come freelance per le maggiori testate ed agenzie nazionali ed internazionali. Nel 2014 gli viene conferito un riconoscimento per meriti professionali al "Premio di giornalismo Mario Francese". Autore e regista del documentario "2011 - Lampedusa nell'anno della primavera araba", direttore della fotografia del documentario "Fino all'ultima spiaggia" e regista del documentario "Uomo". Ideatore e fondatore di Mediterraneo Cronaca, realizza la testata nel 2017 coinvolgendo nel tempo un gruppo di autori di elevata caratura professionale per offrire ai lettori notizie ed analisi di pregio ed indipendenti. Crede nel diritto all'informazione e nel dovere di offrire una informazione neutrale, obiettiva, senza padroni.

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