Lampedusa si spacca come l’Italia sulla Sea Watch, tensione al porto

Specchio dello Stato sociale del Paese la tensione che è andata in scena a Lampedusa con la piazza del porto commerciale divisa in due tra chi applaudiva e chi augurava il carcere a Carola Rackete e tutta la Sea Watch. Screzi anche tra Angela Maraventano e Davide Faraone ancora sulla nave Ong

di Mauro Seminara

L’arrivo, o irruzione, della nave Sea Watch 3 nel porto di Lampedusa ha fatto sì che il livore ormai percepibile quotidianamente sui social si materializzasse sulla banchina di Cavallo Bianco. Da una parte il Forum Lampedusa Solidale, il parroco, isolani di nascita e di adozione oltre a qualche turista, hanno accolto la nave Ong con una standing ovation di qualche decina di secondi. Dall’altra parte la scena era tutta di Angela Maraventano, testa di ponte della Lega a Lampedusa, che con i suoi simpatizzanti – e soprattutto simpatizzanti di Matteo Salvini – hanno accolto la nave e la sua Capitana con urla, accuse, auguri di manette ed offese personali gratuite. Non sono mancati i momenti di tensione tra le due opposte fazioni e neanche tra i luogotenenti delle opposte ideologie. Qualche scintilla tra l’ex senatrice leghista Maraventano e l’attuale senatore del Partito Democratico Davide Faraone ancora sulla nave della Ong insieme al resto della delegazione parlamentare. Qualche altro momento teso ha poi visto coinvolta l’ex sindaca dell’isola, Giusi Nicolini, in attrito con due persone di altra fazione ma nella curva della tifoseria rivale. Cori anche contro l’ex medico di Lampedusa, oggi europarlamentare, Pietro Bartolo che come Giusi Nicolini – fatta eccezione per l’episodio di cui sopra – Gennaro Migliore ha tenuto un profilo moderato senza concedere terreno per lo scontro. Il servizio di sicurezza composto da Carabinieri, Polizia e Guardia di Finanza pare abbia avuto serie difficoltà nel contenere la capopopolo leghista ed allontanarla come gli altri civili presenti. Quando la Capitana, Carola Rackete, è scesa dalla sua nave accompagnata dai militari della Guardia di Finanza in stato di fermo, la piazza del porto commerciale si è divisa in due bilanciate ed opposte tifoserie.

Carola Rackete si è fermata a metà scalinata che dal ponte di comando porta al piano di sbarco, ha alzato lo sguardo verso chi le urlava contro senza battere ciglio. Poi, come se la controparte avesse compreso appieno il momento, si sono alzati forti i cori di ringraziamento e gli applausi. La capitana ha accennato un sorriso annuendo come a dire: ecco, va meglio; non solo sola. Ma la spaccatura documentata questa notte a Lampedusa da la misura della disgregazione sociale dell’Italia. Perfino sull’isola di generazioni di pescatori, dove la legge del mare è sempre stata al di sopra di ogni altra, i cori erano quelli di intolleranza e di malaugurio in opposizione all’idea che chi ha bisogno in mare deve ricevere soccorso come la Sea Watch 3 ha fatto il 12 giugno. Le accuse alla “Capitana criminale” però reggeranno forse sul piano giudiziario, soprattutto alla luce della determinazione con cui la 31enne tedesca ha ormeggiato senza cedere al divieto della motovedetta che si era frapposta tra la Sea Watch 3 e la banchina, ma l’acclamazione pubblica e social al momento conferma una percentuale di italiani che considerano un’eroina la comandante molto alta. Ma se da una parte la Capitana è l’eroina che ha accettato di poter andare in galera pur di concludere il soccorso con lo sbarco dei profughi ormai esausti, fisicamente e psicologicamente, che si trovavano a bordo da 16 giorni, dall’altra parte non sono mancati momenti estremamente bassi ed incivili. Tra le voci e le urla che hanno accompagnato la discesa della Capitana ce n’è stata anche una che ha raggiunto la barbarie e che qualcuno ha registrato con uno smartphone. Il video, con chiarissime le parole scagliate con volgare violenza all’indirizzo di Carola Rackete, è stato condiviso su Twitter dal senatore dem Davide Faraone.

Informazioni su Mauro Seminara 705 Articoli
Giornalista palermitano, classe '74, cresce professionalmente come fotoreporter e videoreporter maturando sulla cronaca dalla prima linea. Dopo anni di esperienza sul campo passa alla scrittura sentendo l'esigenza di raccontare i fatti in prima persona e senza condizionamenti. Ha collaborato con Il Giornale di Sicilia ed altre testate nazionali per la carta stampata. Negli anni ha lavorato con le agenzie di stampa internazionali Thomson Reuters, Agence France-Press, Associated Press, Ansa; per i telegiornali nazionali Rai, Mediaset, La7, Sky e per vari telegiornali nazionali esteri. Si trasferisce nel 2006 a Lampedusa per seguire il crescente fenomeno migratorio che interessava l'isola pelagica e vi rimane fino al 2020. Per anni documenta la migrazione nel Mediterraneo centrale dal mare, dal cielo e da terra come freelance per le maggiori testate ed agenzie nazionali ed internazionali. Nel 2014 gli viene conferito un riconoscimento per meriti professionali al "Premio di giornalismo Mario Francese". Autore e regista del documentario "2011 - Lampedusa nell'anno della primavera araba", direttore della fotografia del documentario "Fino all'ultima spiaggia" e regista del documentario "Uomo". Ideatore e fondatore di Mediterraneo Cronaca, realizza la testata nel 2017 coinvolgendo nel tempo un gruppo di autori di elevata caratura professionale per offrire ai lettori notizie ed analisi di pregio ed indipendenti. Crede nel diritto all'informazione e nel dovere di offrire una informazione neutrale, obiettiva, senza padroni.

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