Sea Watch, Salvini su parlamentari a bordo: “Vanno arrestati”. Magi: “Mi denunci, io non scappo come lui”

Il ministro dell’Interno ha dichiarato che i parlamentari saliti a bordo della Sea Watch 3 “vanno arrestati”. Sui social impazza l’hashtag “#ArrestateCarolaRackete”, la Capitana della Sea Watch 3

Una composizione con Matteo Salvini e Riccardo Magi sullo sfondo delle persone che hanno dormito in Piazza San Pietro per i profughi della Sea Watch 3

di Mauro Seminara

Arrestate Carola Rackete, urlano gli odiatori di estrema destra, i razzisti, gli xenofobi, con l’apposito hashtag sui social. “Vanno arrestati”, afferma il ministro dell’Interno – che dopo un anno non ha ancora studiato l’ordinamento dello Stato – parlando dei Parlamentari che sono saliti a bordo della Sea Watch 3 per una ispezione parlamentari all’esito della quale hanno deciso di fermarsi sulla nave Ong fino a quando non verranno fatte sbarcare tutte le persone li costrette dal 12 giugno. Questo è in estrema sintesi lo specchio della deriva italiana, fatta di giustizialisti che invocano arresti per antipatia o per partito preso. Con il rischio che qualche comandante-zelante, o qualche giudice riguardoso, provi anche ad assecondare i desiderata. Al ministro dell’Interno, che nel corso di una ennesima ospitata televisiva in cui, invece di fornire tutte le dovute informazioni, con tono e rigore istituzionale, sul caso della Ong tedesca bloccata a largo di Lampedusa, procede imperterrito con la propaganda del segretario federale della Lega, ha risposto uno dei parlamentari che hanno esercitato le prerogative delle proprie funzioni attaccando Salvini su uno dei suoi tanti punti deboli: “Siamo ormai alla follia. Mi denunci pure se vuole. Io al processo ci vado, non scappo come lui. #SeaWatch”.

Il parlamentare dei Radicali ha quindi così risposto al tweet del ministro che diffondeva sul social quanto venuto fuori dal salotto Tv condotto dal giornalista “di casa” Paolo Del Debbio: “#Salvini: solo in Italia ci sono politici che vanno a bordo di una nave che se ne è fregata delle leggi. Vanno arrestati. Ho scritto al mio collega olandese, non mi ha risposto. Non viglio fare la figura del fesso. Siamo un grande Paese che non prende lezioni.” Quell’imperativo “vanno arrestati” – scritto da chi è andato a manifestare la propria vicinanza in carcere a chi ha sparato a sangue freddo ad un ladro ed adesso aggredisce la solidarietà umana – suona tanto come un ordine ai fedeli che dovranno adesso trovare il modo per procedere. Anche se la solita polemica all’italiana si accende sulle parole e si spegne a suon di parole che fanno dimenticare il vero nocciolo del problema. Perché è chiaro che in nessun Paese civile un ministro può permettersi di dichiarare che dei parlamentari debbano essere arrestati per aver esercitato le proprie funzioni, purtroppo non gradite dal ministro forcaiolo. Al trend del ministro seguono i “seguaci” che lanciano e condividono l’hashtag #ArrestateCarolaRackete. Oggi ufficialmente indagata, ma come “atto dovuto” a seguito della trasmissione dell’informativa delle Guardia di Finanza, spiegano dalla Procura. La Capitana, che sta mortificando il pavido “capitano”, colui che, come ricorda Riccardo Magi “scappa dai processi”, ha una posizione ancora tutta da accertare e il riconoscimento in giusta sede – che non è un salotto televisivo o un social – del dichiarato “stato di necessità” potrebbe anche sollevarla da alcune violazioni fin qui attribuitele. Ma il Paese non è più quello che faceva le critiche agli allenatori al termine delle partite di calcio. Oggi i tifosi del “capitano” vogliono il sangue ed i morti in mare senza noiosi processi. Li vogliono subito.

Nel suo ultimo video in diretta streaming, il ministro dell’Interno ha ancora parlato in nome di 60 milioni di italiani malgrado le piazze che si moltiplicano giorno dopo giorno lo stiano drasticamente smentendo. Il paradosso sta proprio nell’oggetto del discorso. Salvini pretende di parlare in nome di tutti gli italiani che, a detta del ministro, sarebbero d’accordo con lui – suoi complici – nel volere che i profughi soccorsi dalla Sea Watch 3 rimangano a bordo a soffrire in questa assurda sofferenza. In piazza San Pietro hanno dormito tantissime persone con indosso le coperte termiche dorate. Tra queste c’era anche il senatore Gregorio De Falco, ex parlamentare del silenzioso e complice Movimento 5 Stelle ma soprattutto ex ufficiale in servizio alla Guardia Costiera italiana. Ma non c’è solo San Pietro in Vaticano e San Gerlando in Lampedusa a pensarla in modo nettamente opposto al ministro dell’Interno. Tra le piazze che si moltiplicano ci sono Bologna, Pisa, Torino e quasi tutti i capoluoghi di regione e provincia oltre ai paesi sparsi in tutto lo stivale. C’è ovviamente anche Palermo, il cui sindaco Leoluca Orlando ha proposto il conferimento della Cittadinanza Onoraria a tutto l’equipaggio della Sea Watch 3 oggi ostaggio di Salvini. Conferimento per merito che dalla nave Ong hanno già fatto sapere di essere onorati di accettare. Una posizione rigidamente arroccata quella del ministro Salvini che, come un omino d’altri tempi convinto di avere ancora armate a cui inviare ordini mentre costretto in un bunker per la decimazione delle sue forze armate, si ostina a far intendere o ad autoconvincersi che 60 milioni di italiani siano dalla sua parte mentre la maggioranza degli italiani gli sta lanciando un messaggio estremamente chiaro ed opposto.

Informazioni su Mauro Seminara 705 Articoli
Giornalista palermitano, classe '74, cresce professionalmente come fotoreporter e videoreporter maturando sulla cronaca dalla prima linea. Dopo anni di esperienza sul campo passa alla scrittura sentendo l'esigenza di raccontare i fatti in prima persona e senza condizionamenti. Ha collaborato con Il Giornale di Sicilia ed altre testate nazionali per la carta stampata. Negli anni ha lavorato con le agenzie di stampa internazionali Thomson Reuters, Agence France-Press, Associated Press, Ansa; per i telegiornali nazionali Rai, Mediaset, La7, Sky e per vari telegiornali nazionali esteri. Si trasferisce nel 2006 a Lampedusa per seguire il crescente fenomeno migratorio che interessava l'isola pelagica e vi rimane fino al 2020. Per anni documenta la migrazione nel Mediterraneo centrale dal mare, dal cielo e da terra come freelance per le maggiori testate ed agenzie nazionali ed internazionali. Nel 2014 gli viene conferito un riconoscimento per meriti professionali al "Premio di giornalismo Mario Francese". Autore e regista del documentario "2011 - Lampedusa nell'anno della primavera araba", direttore della fotografia del documentario "Fino all'ultima spiaggia" e regista del documentario "Uomo". Ideatore e fondatore di Mediterraneo Cronaca, realizza la testata nel 2017 coinvolgendo nel tempo un gruppo di autori di elevata caratura professionale per offrire ai lettori notizie ed analisi di pregio ed indipendenti. Crede nel diritto all'informazione e nel dovere di offrire una informazione neutrale, obiettiva, senza padroni.

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