Esercitazioni e forza europea mentre continuano i naufragi

Nel mare Ionio, durante il naufragio nel Mediterraneo centrale, si esercitavano anche su simulazione di evento SAR a migranti la Guardia Costiera, la Guardia di Finanza, la Marina Militare italiana, la Marina portoghese, la Polizia Federale tedesca e la Dogana spagnola oltre alle tre Agenzie europee. In forze alla missione Sophia adesso anche il nuovo velivolo italiano P-72a

(Foto d'archivio)

L’allarme era quello lanciato dal velivolo da ricognizione civile della Ong Sea Watch e riguardava un naufragio in corso. Nell’articolo pubblicato martedì, dal titolo “Migranti imbarcano acqua, nessun soccorso. Maridive 601 ancora bloccata”, era stata anticipata una esercitazione in corso durante il naufragio del gommone che imbarcava acqua ed al quale i soccorsi non parevano giungere in tempo utile per salvare tutti. L’esercitazione era la “Coastex19”, svoltasi a Catania dal 3 al 5 giugno per la parte di workshop dal titolo “Multipurpose Maritime Operations” (MMO) e con l’impiego di un imponente assetto navale a largo di Siracusa per l’esercitazione del 4 giugno. “Sotto il coordinamento svolto congiuntamente da Guardia Costiera – spiega il comunicato stampa del Comando generale Capitanerie di Porto – e Guardia di Finanza, undici assetti navali, tre velivoli e tre boarding team hanno realizzato un complesso scenario che ha simulato attività di contrasto alla pesca illegale, di lotta all’inquinamento, di operazioni di ricerca e soccorso e di contrasto ai traffici illeciti.” Una simulazione che però poteva essere sostituita da un intervento reale nel Mediterraneo centrale. Precisando comunque che questi scambi di conoscenza e formazione e queste esercitazioni hanno tutte contribuito a rendere i nostri corpi navali quello che sono, è altresì innegabile che allo stato attuale tutti i reparti interessati pare abbiano abdicato al loro ruolo naturale nei confronti del diritto di vivere e dei diritti umani in generale

P-72a

L’esercitazione “Coastex19” non è l’unico ingente impiego di risorse che poi non vede conseguente applicazione per “operazioni di ricerca e soccorso e di contrasto ai traffici illeciti”. Lo stesso giorno, il 4 giugno, veniva annunciato l’ufficiale ingresso in servizio del velivolo P-72a nella missione europea Sophia. “…di conseguenza una nuova risorsa aerea è ora pienamente integrata nella task force dell’Ue dopo il suo arrivo pochi giorni fa.”, recitava la nota diffusa da “Eunavfor Med Operation Sophia”. Eunavfor Med, hanno tenuto a precisare nella stessa nota, “è la prima forza marittima dell’Ue che fornisce la sicurezza marittima nel mediterraneo centrale e lavora a stretto contatto con diverse organizzazioni nazionali, internazionali, governative e non governative, civili e militari”. Fatti due rapidi conti, pare che il dispositivo europeo sia massiccio e qualificato, sulla carta perfino in dispiegamento marittimo per l’operazione Sophia di Eunavfor Med, ma in termini pratici sempre ben lontano in mare dai luoghi in cui avvengono i naufragi e sempre prodigo nell’indicare la posizione delle barche cariche di profughi ai libici per dei respingimenti su delega.

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