Boom Lega alle europee, ma “non cambia nulla”

PPE e S&D mantengono circa 320 seggi su 751, cui si aggiungono i 105 di Adle&R e i 70 di Verdi-ALE. Gli anti-europeisti non riescono a conquistare la maggioranza dell’Europarlamento e non ci si avvicinano nemmeno. L’Italia rimane adesso più che isolata e le forze di maggioranza interna invertono le percentuali. Vince l’astensionismo nel Mezzogiorno d’Italia: in Sicilia meno di 4 elettori su dieci è andato a votare

Il risultato elettorale per il nuovo Parlamento europeo vede in Italia un’inversione di consenso tra M5S e Lega rispetto alle politiche dello scorso anno. La Lega di Salvini raggiunge la percentuale di voti presi dal M5S mentre i pentastellati crollano drasticamente e si avvicinano alla percentuale d’esordio dell’era salvinista. Il primo a parlare in conferenza stampa è stato proprio il leader del Carroccio che ha più volte ribadito che il risultato “non cambia nulla”. Ha anche ribadito il diritto di tirar fuori il crocifisso e che da domani tornerà in ufficio. Più concretamente, Matteo Salvini ha sottolineato che le concomitanti elezioni regionali in Piemonte, che hanno visto una evidente vittoria del candidato sostenuto dalla Lega, confermano la volontà dei piemontesi di non fermare la TAV. Allo stesso modo, Salvini ha anche puntualizzato l’intenzione di portare avanti il “contratto di Governo”, sul quale di fatto rimangono da attuare punti di programma leghista. Gli equilibri sono quindi cambiati in Italia ed i pentastellati di Di Maio, che a tarda notte non aveva ancora trovato le parole per commentare la disfatta ed ha annunciato dichiarazioni alle 14 di oggi, confermano quanto il Movimento 5 Stelle sia solo un alter ego moderato della Lega, e funzionale soltanto all’accrescimento della leadership degli ex secessionisti.

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“Non cambia nulla” in Unione europea, dove il fronte nazionalsovranista non riesce a superare le proprie aspettative. Malgrado Salvini abbia vantato l’inizio di un cambiamento, citando il sorpasso di Marine Le Pen in Francia e l’ottimo risultato di Nigel Farage in Inghilterra. Quest’ultimo però fa parte del Regno Unito in stallo sull’accordo di uscita dall’Unione europea, e poco incide sulle politiche dell’Europarlamento. Il sorpasso di Le Pen sul fronte di Macron è poi piuttosto di misura, mentre l’unico a stravincere – e non menzionato da Salvini – è stato quel Viktor Orban dell’Ungheria tutt’altro che democratica. Gli anti-europeisti restano quindi fermi al palo e non avranno gran voce in capitolo. Potranno inoltre scordarsi di far eleggere il proprio presidente di Commissione europea candidato. La grande posta in palio di queste elezioni europee era infatti la novità sul metodo di elezione del commissario Ue. Il gruppo del Partito Popolare Europeo (PPE) conquista quindi circa 180 seggi e il gruppo dei Socialisti e Democratici (S&D) ne prende oltre 150. Malgrado il misurato sorpasso in Francia di Marine Le Pen, il gruppo dell’Alleanza dei Democratici e dei Liberali per l’Europa (Adle&R) va oltre i 105 seggi e si piazza bene in Europarlamento anche il gruppo Verdi-Alleanza Libera Europea con circa 70 seggi. Una maggioranza schiacciante degli europeisti che di contro, pur salvando le sorti dell’Unione europea minacciata dall’avanzata dei movimenti estremisti, lascia l’Italia estremamente isolata a Bruxelles dopo gli annunci e le alleanze fatte dal Governo italiano e dalla Lega in particolare.

L’età e gli acciacchi con annessi interventi ospedalieri, oltre ai precedenti penali e le interdizioni dai pubblici uffici, non hanno impedito al partito di Silvio Berlusconi di mantenersi un paio di punti percentuali al di sopra dei Fratelli d’Italia di Giorgia Meloni che, visto il risultato, dovrà mettere ancora per un po’ la scalpitante idea di sostituirsi a Forza Italia per governare al fianco della Lega in una maggioranza italiana di destra senza i pentastellati. Forza Italia rimane inoltre preziosa in sede europea anche alla Lega, essendo in questo scenario di estremismo politico antieuropeista l’unico alleato italiano nel grande gruppo del PPE. Il trionfo della Lega, ben lontano dal risultato del PD di cinque anni addietro ma mai quanto quello dell’attuale Partito Democratico che festeggia per un modesto venti percento, è dovuto al consenso altissimo nelle regioni del centro-nord Italia ma anche e soprattutto dall’incomprensibile astensionismo del Mezzogiorno. In Sicilia si sono “degnati” di recarsi alle urne appena quattro elettori su dieci. Quattro elettori scarsi su dieci. Il 63% degli elettori ha optato per una astuta astensione, regalando alla Lega un aumento percentuale senza un enorme quantitativo di voti. Stessa idea per le regioni Molise, Puglia, Calabria e Sardegna, dove l’astensionismo ha premiato il partito di Matteo Salvini. La dove alle politiche aveva vinto con ampio margine il Movimento 5 Stelle si è verificato il crollo del partito ufficialmente guidato da Luigi Di Maio e l’assenza di percentuale ad altri schieramenti ha alzato proporzionalmente la percentuale della Lega che ha stravinto in alcune regioni del settentrione. L’Unione europea è salva, l’Italia no.

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