Torna il ricatto gheddafiano da Tripoli, ma l’UE è legata da conflitto Italia-Francia

Italia e Francia hanno causato la crisi di unità europea e Haftar ha avuto il nullaosta all’avanzata per la conquista della Libia. Serraj lancia il suo disperato SOS minacciando 800mila migranti sulle nostre coste, ma in Unione europea nulla si muove a causa delle elezioni europee e del conflitto interno tra Stati membri

Alla luce del drastico peggioramento delle condizioni di sicurezza nella capitale libica Tripoli, l’UNHCR, l’Agenzia delle Nazioni Unite per i Rifugiati, venerdì scorso ha chiesto con urgenza il rilascio immediato di rifugiati e migranti dai luoghi di detenzione. Molti di questi Centri si trovano in aree teatro di scontri continui. Lo afferma lo stesso Alto Commissariato in una nota stampa diffusa ieri. Questa è adesso la principale preoccupazione su scala internazionale. Tra fazioni rivali, tentativi di conquista della capitale della Libia, respingimenti in un porto non sicuro operati da una falsa guardia costiera il cui mandante cerca di tenere le mani pulite, ci sono persone imprigionate in centri di detenzione governativi e privati che adesso rischiano di morire sotto i colpi dell’artiglieria. Questo accade in Libia mentre in Italia si verifica per il Governo la nemesi delle proprie politiche in materia di immigrazione.

Il dato prospettato dal presidente Serraj era subito stato smentito dall’OIM che lo aveva drasticamente ridimensionato. Gli 800mila, inoltre, per giungere sulle coste europee, o italiane, avrebbero bisogno di un numero di barche probabilmente inesistente in Libia. Oltre questi due dettagli di non poco conto, c’è da rilevare che la Libia di Serraj non è una nazione sotto unico controllo governativo e che, di fatto, proprio il presidente del GNA si trova adesso a controllare appena la capitale. Il metodo Gheddafi, con il regolare cambio di favori che vedeva sul tavolo sempre il controllo dei flussi migratori, appare quindi una disperata richiesta di aiuto da parte del presidente voluto dalle Nazioni Unite ma non riconosciuto da buona parte dei libici. L’unico dato certo, in questo momento, è quello annunciato dall’OMS, l’Organizzazione Mondiale della Sanità, secondo cui da inizio avanzata del generale Haftar verso Tripoli sarebbero morte già 174 persone ed i feriti avrebbero raggiunto quota 756.

Oltre 170 morti e più di 750 feriti in uno scontro che in Italia si pretende di definire, ancora e dopo dodici giorni di scontri e raid aerei, un conflitto “sull’orlo della guerra civile”. Queste sono le parole chiave con cui si deve identificare la guerra in Libia e con cui bisogna rassicurare gli italiani sui combattimenti che ogni giorno uccidono una media di 30 persone a 300 chilometri dall’Italia ed i salvinisti sulla tenuta dell’argine anti-immigrati. Orlo della guerra civile, così viene quindi definito il golpe militare con cui il generale Khalifa Haftar, supportato economicamente e militarmente da Arabia Saudita ed Egitto, ha conquistato il 90% del territorio – inclusi giacimenti petroliferi e raffinerie – e si appresta ad espugnare la capitale Tripoli. L’Unione europea nel frattempo aspetta di comprendere come affrontare la vicenda libica senza entrare in aperto conflitto entro gli stessi confini europei. La Francia continua a risultare schierata con Haftar, malgrado le smentite ufficiali, ed a supporto del generale che vuole conquistare la Libia. L’Italia continua a risultare sganciata dalla realtà, priva di ascendente sulla Libia ed in conflitto con la Francia. Ed è proprio quando l’Italia ha causato la grave spaccatura europea con la vicina Francia che dall’est del Mediterraneo il generale Haftar ha avuto nullaosta all’avanzata. Forse è un caso, oppure no. Certo è che il momento è propizio per il Mushir di Tobruk, l’Unione europea ha le mani legate per le prossime elezioni europee che coincidono con il conflitto primario tra Italia e Francia, e non può intervenire in Libia.

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