Pirati, disperazione ed ipocrisia

di Vittorio Alessandro

di Vittorio Alessandro

“Sono pirati, l’Italia la vedranno col cannocchiale”, ha proclamato il ministro dell’Interno. Gestire le situazioni complesse usando gli slogan non porta mai bene, perché la realtà è sempre pronta a vendicarsi.

Lo scenario è il mare, uno dei più difficili da interpretare, e gli ingredienti di questa storia inedita sono ancora la disperazione e l’ipocrisia dell’Europa – Italia in testa – che ha cancellato del tutto gli interventi di soccorso istituzionali (ultima, l’operazione Sophia) e le navi Ong, riducendo il mare libico – unica area SAR al mondo priva di porti sicuri – a cortile dell’ora d’aria.

Di fronte a uno scenario del genere, il ministro propone una letteratura da ombrellone: “Sono pirati e decidono la rotta della crociera”.

La pirateria è ben delineata dalle norme internazionali: il pirata ha precisi connotati e, soprattutto, quello della ruberia. Qui l’infrazione è diversa e lo scenario si complica sempre di più, ma gli slogan rimangono gli stessi.

Delle 108 persone a bordo (19 donne e 12 bambini), solo cinque hanno lasciato in manette la nave dirottata; il primo a scendere è stato, però, un bambino di pochi mesi in braccio alla madre. Ma a papà Salvini questo non interessa: sono tutti pirati, i giovani sono affatto denutriti, le donne hanno le unghie smaltate, e tutti si sono molto divertiti.

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Ammiraglio in congedo, è stato a lungo responsabile della comunicazione della Guardia costiera e del reparto ambientale delle Capitanerie. Ha curato l’informazione istituzionale in occasione delle migrazioni via mare nel 2011 e del sinistro della Costa Concordia nel 2012; ha guidato la missione ambientale italiana Bahar in Libano nel 2006. Dal 2012 al 2017 ha presieduto il Parco Nazionale e l’Area marina protetta delle Cinque Terre. Nel 2014 ha pubblicato “Puntonave” (Mursia editore) e dal 2012 cura l’omonima pagina su Facebook.

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