Cina e Etiopia bloccano Boeing 737 Max. L’Enac: “Flotta italiana in regola”

Boeing 737 Max sotto accusa. Non ancora chiare le cause dell’incidente che ha portato alla morte di 157 persone di 36 diverse nazionalità. Crolla il titolo Boeing in borsa. In Italia ce ne sono tre in uso a Air Italy

Il giorno dopo il disastro aereo di Addis Abeba che ha portato alla morte 157 persone, la Cina e l’Etiopia hanno deciso di bloccare tutti i velivoli Boeing 737 Max, lo stesso modello di aereo che ieri è precipitato pochi minuti dopo il decollo vicino Bishoftu, a circa 62 chilometri a Sud-Est di Addis. Nonostante non siano ancora chiare le cause dell’incidente, in via precauzionale è stato deciso lo stop, in attesa di ulteriori chiarimenti, lo fa sapere su Twitter l’Ethiopian Airlines. L’Ente Nazionale per l’Aviazione Civile informa che gli aeromobili di questo modello nella flotta italiana sono 3, in uso alla compagnia Air Italy. Così in una nota dell’Enac.

Dalle verifiche condotte dall’ENAC si conferma che il vettore italiano opera in piena osservanza delle prescrizioni operative emesse dal costruttore Boeing e approvate dalla FAA – Federal Aviation Administration, Ente americano certificatore dei velivoli Boeing, dopo un incidente analogo verificatosi in Indonesia nell’ottobre 2018 che aveva coinvolto un aeromobile Boeing 737 Max 8. Le prescrizioni riguardano sia la formazione dei piloti, sia l’aggiornamento dei manuali di volo. L’ENAC, inoltre, è in contatto con la EASA – European Aviation Safety Agency, Agenzia europea per la sicurezza aerea, per le eventuali determinazioni europee in merito a tale tipologia di velivoli.

A bordo dell’aereo viaggiavano si trovavano 149 passeggeri e 8 membri dell’equipaggio di 36 diverse nazionalità: nell’impatto con il suolo, avvenuto appena 6 minuti dopo il decollo, hanno perso tutti la vita. Tra di loro c’erano anche 8 italiani, la maggior parte dei quali impegnati in progetti umanitari o culturali. Nella lista passeggeri figura l’assessore ai Beni Culturali della Regione Siciliana e celebre archeologo Sebastiano Tusa, tre componenti della Ong bergamasca Africa Tremila: il presidente Carlo Spini e sua moglie, infermiera, Gabriella Vigiani e il tesoriere della onlus Matteo Ravasio.

Sul Boeing della Ethiopian Airlines anche il presidente della Ong Cisp e rete LinK 2007 Paolo Dieci. Tra le vittime anche la funzionaria del World Food Programme dell’Onu, Virginia Chimenti, Rosemary Mumbi e Maria Pilar Buzzetti. “Siamo vicini a tutti i volontari e ai soci dell’associazione Africa Tremila di Bergamo e in particolare alla famiglia del commercialista bergamasco Matteo Ravasio e a quella dei coniugi toscani Carlo Spini e Gabriella Viciani, componenti e instancabili operatori della onlus che da oltre 20 anni promuove e realizza progetti di assistenza per i Paesi più poveri dell’Africa. Il disastro aereo di ieri in Etiopia ha colpito profondamente tutti noi e l’istituzione regionale piange persone e figure simbolo di quei valori di altruismo, generosità e servizio al prossimo, da sempre tratti inconfondibili della migliore tradizione lombarda”. Lo afferma il presidente del Consiglio regionale della Lombardia, Alessandro Fermi, esprimendo vicinanza e condoglianze dell’intera Assemblea regionale alle famiglie delle persone decedute.

Matteo Ravasio, Carlo Spini e Gabriella Viciani, insieme alle altre 157 vittime, saranno formalmente ricordati e commemorati all’inizio della prossima seduta di Consiglio regionale calendarizzata per martedì 19 marzo. Fermi ha inoltre colto l’occasione per ringraziare la coordinatrice nazionale dei Consigli regionali italiani Rosa D’Amelio, per i sentimenti di vicinanza alla comunità lombarda espressi ieri a nome di tutti i colleghi Presidenti delle Assemblee legislative regionali italiane.

Agenzia DIRE

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