Tocca adesso alla Open Arms: usata violenza contro il Viminale

La Procura della Repubblica di Ragusa ha chiuso le indagini sul caso di marzo della Open Arms ravvisando ipotesi di violenza privata e favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. Per lo stesso caso era stato chiesto il sequestro dell’imbarcazione e per due volte era stato negato dal GIP

“Si poteva pensare che, dopo il provvedimento del Gip di Ragusa, che aveva negato il sequestro della nave, e la sua conferma da parte del Tribunale al quale si era rivolto il PM impugnandolo, sulla base del fatto che l’accusa non aveva i requisiti di serietà per essere proseguita, vi fosse una ragionevole presa d’atto della necessità di archiviare la vicenda. Così non è. Anzi.” È la premessa di una nota per la stampa degli avvocati Alessandro Gamberini e Rosa Lofaro redatta con stupore ieri, ricevuto dalla Procura della Repubblica di Ragusa l’avviso della conclusione delle indagini preliminari a carico del comandante della nave Open Arms e del capo missione di bordo della Ong spagnola Proactiva Open Arms. Chiusura indagini che vede formulare, per comandante e capo missione della Ong, le ipotesi di reato di violenza privata e favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. Ma la violenza privata non è ipotizzata in danno ad un migrante soccorso nel Mediterraneo. La vittima ditale violenza sarebbe, in qualche modo, il Ministero degli Interni: la parte lesa.

La circostanza su cui la Procura di Ragusa ha proseguito le indagini è sempre la stessa e risale a marzo, quando l’imbarcazione della Ong con a bordo 216 migranti soccorsi nel Mediterraneo centrale sbarcò a Pozzallo al termine di una pericolosa navigazione con mare grosso ed un consueto balletto tra le autorità. Nello specifico, la Open Arms si era rifiutata di consegnare i migranti alla sedicente guardia costiera libica, disattendendo le disposizioni legittimate dagli accordi bilaterali tra Italia e Libia e negando il ritorno al “porto non sicuro” dei migranti. Sul caso era intervenuta la Procura della Repubblica di Catania, la stessa che ha chiesto ed ottenuto l’ordine di sequestro di nave Aquarius della Ong SOS Mediterranee e Medici Senza Frontiere per indumenti di migranti smaltiti come rifiuti comuni invece che rifiuti speciali ospedalieri. Sul recente caso, tra l’altro, si sono pronunciati pubblicamente esperti appartenenti al mondo della scienza e della medicina per smentire il teorema secondo cui gli indumenti dei migranti potrebbero essere veicolo per la trasmissione di malattie come l’HIV. Sempre la stessa Procura retta da quelprocuratore capo Carmelo Zuccaro che nel caso della Open Arms aveva chiesto il sequestro pur non avendo Catania alcuna competenza territoriale. Il caso passò infatti alla Procura di Ragusa, ma il GIP del Tribunale ragusano aveva negato il sequestro.

In maniera molto semplicistica e poco forense, gli avvocati della Ong Open Arms sintetizzano in questi termini le ipotesi di reato: “La violenza e la minaccia sarebbe consistita nel disobbedire agli ordini di consegnare i migranti ai libici, che erano sopraggiunti nella zona dove erano stati effettuati i soccorsi, in acque internazionali; così, invece di prendere in esame se quell’ordine non fosse manifestamente criminoso alla luce della consapevolezza derivante dal notorio delle violenze alle quali sarebbero stati esposti i migranti se riportati in Libia, si pretende di trasformare quella disobbedienza – udite udite – addirittura in una violenza nei confronti delle autorità italiane, saltando così le regole minime che giustificano da un punto di vista sostanziale il reato contestato.”La nave della Ong, dopo giorni in balia delle onde di un mare minaccioso per una piccola imbarcazione carica di oltre duecento persone, aveva ottenuto di far sbarcare a Malta almeno i casi sanitari più urgenti con una evacuazione effettuata senza però lasciare che la nave da soccorso umanitario entrasse in porto. Rapporti tra le autorità spagnole, Stato del quale Open Arms batte bandiera, quelle italiane e quelle maltesi sono parte delle indagini chiuse dalla Procura di Ragusa che ipotizza una chiara volontà del comandante e della capo missione di condurre in Italia i migranti, quindi di favoreggiare l’immigrazione clandestina in Italia.

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