I leoni fanno “miao” sulla manovra, il 2,4 diventa 2,04%

Conte esulta per la riduzione di deficit dello 0,36% che verrà compensata dalle “dismissioni”. La Manovra italiana che esce dall’incontro di Bruxelles tra il premier italiano ed il commissario Ue è alla fine quella voluta dalla Commissione dell’Unione europea

Uno dei pasticci più ridicoli che si ricordano dopo le riforme di Renzi è sicuramente la Manovra del Governo detto Conte e letto Salvini. In Parlamento, quello italiano, la manovra finanziaria c’era arrivata senza metterci piede. I parlamentari avevano infatti votato un pastrocchio, con errori, che non aveva alcun valore essendo questo non approvabile in sede europea e quindi da riscrivere. Tanto è che verrà appunto riscritta l’intera manovra. Il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, alla vigilia della missione con Jean Claude Juncker, aveva rassicurato la Camera e tutti i deputati presenti con l’ottimismo di chi riteneva i risvolti sui diritti sociali talmente buoni che la Commissione europea non avrebbe potuto negare il visto alla Legge di bilancio italiana. Risultato: l’Italia correggerà l’intenzione di deficit programmato al 2,4% e lo limerà fino al 2,04%

Divertente l’assonanza dello “zerovirgola” trovata a Bruxelles da Giuseppe Conte. Non il 2% e neanche il 2,1% ma il 2,04%. La differenza dello 0,36% vale comunque miliardi che dovrebbero aver congelato l’ottimismo del vicepremier Luigi Di Maio, convinto che Conte a Bruxelles ce l’avrebbe fatta,ed anche del vicepremier-premier Matteo Salvini, che per l’occasione è andato a Gerusalemme a tentare di far scoppiare una guerra in Medio Oriente e di rendere il Libano un nemico dell’Italia. Le dichiarazioni al termine dell’incontro tra Conte e Juncker, con tanto di abbraccio in stile figliol prodigo del commissario al premier italiano, sembrano niente più del vecchio cliché “abbiamo subito una brutta sconfitta ma abbiamo giocato comunque bene”.  Infatti, il premier ha dichiarato di lavorare “per evitare all’Italia la procedura d’infrazione per debito.”

Al termine della missione fallita di Conte, alla stampa è stato assicurato il programma sancito dal “Contratto di Governo” con tanto di manovroni per cui quasi certamente mancano adesso le coperture, a meno che l’affermazione del premier sulle dismissioni non si debba tradurre in una nuova mega svendita del patrimonio dello Stato. “Eravamo stati particolarmente prudenti – ha appunto dichiarato Giuseppe Conte a Bruxelles – perchè volevamo garantire la realizzazione di queste misure nel momento in cui sono arrivate le stime. Abbiamo aggiunto qualcosa – ha proseguito il premier – per quanto riguarda il piano di dismissioni e abbiamo calibrato questa nuova proposta”. L’annuncio ufficiale è quindi di ostinato mantenimento delle promesse: “Le misure entreranno in vigore come preannunciato sia per quanto riguarda gli importi chela platea”. Ed a scanso di equivoci il premier puntualizza anche un “non rinunciamo a nulla”. Ma si sa, a maggio ci sono le europee, e la campagna elettorale per l’Europarlamento è iniziata già da mesi. Soprattutto in Italia.

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