A Lampedusa un lungo week end per i diritti umani, ma mancano i lampedusani

Quattro giorni di eventi iniziati ieri sera con la proiezione del documentario sulla nave della Ong sequestrata lo scorso anno a Lampedusa. Questa sera in scena Lampedusa Way di Lina Prosa nell’ambito della manifestazione Lampedus’amore. Oggi in Parrocchia una mostra per ricordare la visita di Papa Francesco in Lampedusa del 8 luglio 2013

In copertina: Una scena di Lampedusa Way di Lina Prosa

Il programma di questo fine settimana lampedusano è lungo e ricco di eventi, tutti incentrati sul rispetto del prossimo, dei diritti umani e dell’umanità verso i flussi migratori. L’unico neo di questa rassegna è l’assenza dei lampedusani che prestano la loro cornice di isola dell’accoglienza ma non partecipano alla realizzazione degli eventi e neanche come spettatori. Ieri sera è stato proiettato in Piazza Castello il documentario realizzato nell’arco di parecchi mesi a bordo della Iuventa, la nave della Ong tedesca Jugend Rettet che lo scorso anno è stata sequestrata proprio a Lampedusa e poi condotta a Trapani e che ancora oggi è sotto sequestro. La vicenda aveva assunto già mesi addietro contorni grotteschi dal punto di vista giudiziario. Dopo un anno non c’è ancora un rinvio a giudizio per il comandante della Iuventa o per l’equipaggio, ma la piccola imbarcazione da soccorso non può lasciare il porto di Trapani per un sequestro che è stato anche recentemente convalidato. In piazza, ieri sera, c’erano meno di cinquanta persone ad assistere alla proiezione. Al netto di operatori volontari di associazioni e dintorni, si potrebbe dire che seduti c’erano forse una mezza dozzina di turisti.

Questa sera si apre la tre giorni di Lampedu’amore, evento dedicato alla giornalista prematuramente scomparsa Cristiana Matano, con la messa in scena di un altro atto del “Lampedusa Way” di Lina Prosa. Anche in questo caso, a parte le autorità locali ospiti della manifestazione che si concluderà martedì con il premio internazionale di giornalismo, di lampedusani non ce ne sono. La associazione Occhiblu della famiglia di Cristiana Matano, i rappresentanti dell’Ordine dei Giornalisti di Sicilia, gli ospiti “continentali” e l’intero comitato organizzatore vengono da fuori Lampedusa. La rassegna di eventi prevede anche la presenza, per il terzo dei tre giorni di manifestazione, del presidente della Regione Nello Musumeci e del sindaco di Palermo Leoluca Orlando. Lampedusa, in questo caso, è teatro dell’evento perché l’isola è il luogo in cui la giornalista che viveva e lavorava a Palermo ha deciso di trascorrere il proprio eterno riposo. La terra che ha tanto amato e nella quale ha voluto trovare la propria pace.

Oggi ricade anche l’anniversario della visita pastorale di Papa Francesco a Lampedusa. Quell’otto luglio 2013 il Pontefice scelse l’isola per il proprio primo viaggio pastorale e per lanciare dalla pelagica “isola degli sbarchi” il proprio messaggio di apertura verso il prossimo. Era lo stesso anno in cui, appena due mesi e mezzo dopo, un barcone con quasi 400 migranti a bordo si capovolse sotto costa causando la morte di 336 migranti accolti temporaneamente in una distesa di bare all’interno dell’hangar di Lampedusa. In occasione della ricorrenza della visita papale, e del messaggio di apertura verso i migranti e contro l’imbarbarimento degli animi, nella parrocchia di San Gerlando in Lampedusa è stata rispolverata la mostra fotografica “Non si ripeta per favore” esposta il primo anno di anniversario dal messaggio che il pontefice ha lanciato a Lampedusa. La mostra sarà visitabile nel salone adiacente alla Chiesa sulla centrale via Roma. Anche questa è però una iniziativa che poco ha a che vedere con gli isolani, in questo periodo immersi nel lavoro stagionale turistico e poco interessati al messaggio che parte dalla loro terra ma non dai loro concittadini. Nell’ultima tornata elettorale a Lampedusa la Lega aveva preso circa il doppio dei voti che sono andati al Partito Democratico. A conferma del fatto che Lampedusa è un luogo geografico e per questo terra di accoglienza, ma che chi vi abita ha perso anni addietro il proprio spirito di apertura verso i flussi migratori, e se non c’è un naufrago da salvare – per il quale partirebbe prontamente l’intera marineria dell’isola – di accoglienza non ne vuole sentire più parlare.

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