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I migranti e “L’etica del giornalista”, domani un convegno a Roma

di Vincenzo Giardina

C’è chi viene sfruttato, torturato o costretto a vendere il proprio corpo per paura di riti voodoo, chi lavora nei campi o nelle fabbriche con turni massacranti, e chi finisce nel racket dell’elemosina. Sono solo alcune delle verità sui migranti, spesso nascoste dietro fake news, odio e disinformazione, di cui si parlerà nel corso del convegno “Migranti e tratta. L’etica del giornalista nel raccontare le migrazioni”, promosso da Lazio Sette, inserto del quotidiano Avvenire, che si terrà a Roma il 19 maggio, nella sede della Rete mondiale contro la tratta Talitha Kum dell’Unione internazionale delle superiore generali.

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La proposta culturale rientra nel ciclo di incontri dal titolo ‘La Verità vi farà liberi’, ed è valida come formazione per i giornalisti e per il personale scolastico. “Di fronte a un mercato di vite umane, oggi diventato sempre più capillare e camaleontico, e a fenomeni che talvolta si rivelano più ‘liquidi’ rispetto alle attività di contrasto, l’intento è quello di affiancare iniziative di comunicazione e sensibilizzazione rivolte ai professionisti del settore, che li spronino a essere protagonisti, in prima persona, nella lotta alla tratta», spiega don Alessandro Paone, incaricato regionale del Lazio per le comunicazioni sociali.

Nella prima parte del convegno, moderata dal direttore dell’agenzia ‘Dire’ Nicola Perrone e dal coordinatore di ‘Avvenire Lazio Sette’ Costantino Coros, si alterneranno gli interventi di padre Giulio Albanese (direttore di ‘Popoli e Missione’), Vincenzo Giardina (agenzia ‘Dire’) e Francesco Peloso (‘Vatican Insider’), che metteranno in luce l’Africa di cui difficilmente si parla: il guadagno sui profughi, il potere delle rimesse dei lavoratori stranieri e la spasmodica diffusione di fake news sui migranti, rispetto a un’informazione eticamente corretta e qualificata.

Nella seconda parte, invece, relativa al tema della tratta e della schiavitù, interverranno don Aldo Buonaiuto (Comunità Papa Giovanni XXIII), suor Gabriella Bottani (Talitha Kum) e Francesco Carchedi (Università degli Studi di Roma Sapienza, Dipartimento di Scienze Sociali). Mentre con Sabika Shah Povia (Associazione Carta di Roma) si analizzerà il ruolo sociale del giornalismo, capace di veicolare “buone notizie” che costruiscono un mondo più giusto e dignitoso.

La scelta della sede dell’incontro è legata allo storico impegno di Talitha Kum a favore delle vittime della tratta e al valore intrinseco dell’espressione, che tradotta dall’aramaico significa: “Fanciulla, alzati”. Un invito che secondo Gabriella Bottani, suora comboniana che coordina la Rete, oggi non viene rivolto a una sola persona ma all’intera società: “E’ tempo di denunciare certe dinamiche distorte, così come le relazioni tra persone profondamente malate e segnate da interessi troppo marcati dall’economia, che ci stanno distruggendo. La parola ‘Talitha Kum’ ci esorta a intraprendere cammini di libertà da percorrere insieme e questo ‘alzati’ è un invito rivolto a tutti”.

Vincenzo Giardina – Agenzia DIRE
www.dire.it
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