Truffa alla Regione Val d’Aosta, era una emorragia di milioni di euro pubblici

Notificati a otto indagati gli avvisi emessi dalla Procura della Repubblica. Contestata anche la responsabilità amministrativa all’Ente Casinò de La Vallée S.p.A. A febbraio era già stato contestato agli amministratori pubblici un danno erariale pari a circa 140 milioni di euro

In copertina: Prospetto del casinò di Saint Vincent in Val d'Aosta

Il Nucleo di polizia economico-finanziaria della Guardia di Finanza di Aosta ha concluso ulteriori indagini sulla gestione del casinò di Saint-Vincent, società a totale partecipazione pubblica, scaturite in seguito alle interessanti affermazioni – successivamente analizzate ed approfondite – rese alla stampa da parte di alcuni membri del Consiglio regionale valdostano al termine del primo filone investigativo lo scorso 10 febbraio. Le indagini delle Fiamme Gialle, coordinate dalla Procura della Repubblica di Aosta, hanno ulteriormente circostanziato e confermato le condotte penalmente rilevanti già contestate nel primo filone investigativo nei confronti di otto persone, tra amministratori della casa da gioco, l’intero collegio sindacale, il presidente pro-tempore della Regione Autonoma Valle d’Aosta e gli assessori regionali pro tempore al “Bilancio, finanze e patrimonio”.

Parte offesa è la Regione Autonoma Valle d’Aosta e, pertanto, l’intera collettività. Gli ulteriori approfondimenti investigativi e le dichiarazioni acquisite hanno consentito di confermare ed integrare le ipotesi di: falso in bilancio continuato ed in concorso nonché truffa ai danni dello Stato continuata ed in concorso, con danno di rilevante gravità, nei confronti degli amministratori della casa da gioco e dei membri del collegio sindacale in carica negli anni 2012-2015. A questa si aggiunge l’ipotesi di truffa ai danni dello Stato continuata ed in concorso, con danno di rilevante gravità, nei confronti del presidente pro-tempore della Regione Valle d’Aosta nonché agli assessori regionali pro tempore nel periodo 2012-2015, tutti con specifica delega al Casinò de La Valléè. Se non bastasse, per gli indagati si profila anche l’ipotesi di responsabilità amministrativa dell’Ente “Casinò de La Vallée S.p.A.” per i reati commessi dagli amministratori della casa da gioco in carica negli esercizi 2012-2015.

Le Fiamme Gialle hanno quantificato e definito il danno cagionato alle casse pubbliche della Regione Autonoma Valle d’Aosta in circa 140 milioni di euro. Cifra ottenuta dalla somma degli importi approvati dall’autorità politica allora in carica ed erogati alla casa da gioco con varie modalità nonostante ricorressero plurimi, univoci e tutti coerenti segnali di crisi strutturale, attraverso quattro delibere di concessione di finanziamento/aumento di capitale per importi che andarono dai dieci ai cinquanta milioni di euro. Delibere di finanziamento approvate, rispettivamente, il 20 luglio 2012, 20 settembre 2013, 23 ottobre 2014 e 10 dicembre 2015. Ritenuta consapevole della disastrosa situazione economico-patrimoniale del Casinò de La Vallée e della assoluta inconsistenza dei piani di sviluppo aziendale, l’intera governance della partecipata regionale in carica dal 2012 al 2015, aveva omesso di indicare nei bilanci societari – attraverso studiati artifizi contabili – perdite di esercizio fino a oltre 42 milioni di euro, nascondendo volutamente in questo modo la reale condizione economica societaria, fattore che – se correttamente illustrato – non avrebbe mai permesso di incassare il denaro erogato dalla società finanziaria regionale.

Analogamente, le indagini del Nucleo di polizia economico-finanziaria hanno fatto emergere la piena consapevolezza del presidente della Regione Valle d’Aosta e degli assessori regionali al “Bilancio, finanze e patrimonio” delegati ai rapporti con la partecipata e in carica nelle date di approvazione delle delibere milionarie, della disastrosa situazione finanziaria della casa da gioco. Risulta infatti come essi abbiano raggirato e indotto in errore la stessa Regione – e quindi la comunità valdostana – avendo consciamente presentato nella sede deliberativa bilanci di esercizio riportanti perdite dissimulate – quindi falsi – e piani di sviluppo industriale conseguentemente irrealizzabili. Questo secondo filone di indagine è direttamente correlato alle indagini contabili concluse lo scorso mese di febbraio con la contestazione agli amministratori pubblici di un danno erariale pari a circa 140 milioni di euro.

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