Moro: il falso comunicato numero 7

Poco prima delle 9,30 del 18 aprile, una telefonata al Messaggero annuncia che in piazza Belli ci sono due messaggi delle BR. Il messaggio in realtà e' uno solo, contenuto in una busta arancione e, contrariamente al solito, e' una fotocopia di un comunicato numero 7, che annuncia l' avvenuta esecuzione di Moro, il cui corpo si troverebbe nel lago della Duchessa

In copertina: il simbolo delle Brigate Rosse

di Roberto Greco

Poco prima delle 9,30 del 18 aprile, una telefonata al Messaggero annuncia che in piazza Belli ci sono due messaggi delle Br. Il messaggio in realtà e’ uno solo, contenuto in una busta arancione e, contrariamente al solito, e’ una fotocopia di un comunicato numero 7, che annuncia l’ avvenuta esecuzione di Moro, il cui corpo si troverebbe nel lago della Duchessa. Il messaggio si presenta subito con altre caratteristiche completamente diverse dai precedenti: e’ molto breve, e’ scritto con uno stile satirico, nonostante la brevità contiene diversi errori di ortografia che non c’erano nei lunghi comunicati precedenti, non ci sono gli slogan conclusivi, il foglio e’ più corto del solito, non c’ e’ il numero 1 e al suo posto viene usata la lettera “L” minuscola, alcune lettere appaiono diverse a prima vista, l’ intestazione “Brigate rosse” e’ scritta a mano. Nonostante cio’ la relazione degli esperti garantisce l’autenticità del comunicato.

Il falso comunicato numero 7:

IL PROCESSO AD ALDO MORO
Oggi 18 aprile 1978, si conclude il periodo “dittatoriale” della DC che per ben trent’anni ha tristemente dominato con la logica del sopruso. In concomitanza con questa data comunichiamo l’avvenuta esecuzione del presidente della DC Aldo Moro, mediante “suicidio”. Consentiamo il recupero della salma, fornendo l’esatto luogo ove egli giace. La salma di Aldo Moro è immersa nei fondali limacciosi (ecco perché si dichiarava impantanato) del lago Duchessa, alt. mt. 1800 circa località Cartore (RI) zona confinante tra Abruzzo e Lazio. E’ soltanto l’inizio di una lunga serie di “suicidi”: il “suicidio non deve essere soltanto una “prerogativa” del gruppo Baader Meinhof. Inizino a tremare per le loro malefatte i vari Cossiga, Andreotti, Taviani e tutti coloro i quali sostengono il regime.
P.S. – Rammentiamo ai vari Sossi, Barbaro, Corsi, ecc. che sono sempre sottoposti a libertà “vigilata”.
18/4/1978

Per il Comunismo
Brigate Rosse

 

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