Strage Bologna, al processo Cavallini cassata la “pista palestinese”

Non testimonieranno il terrorista internazionale Ilich Ramirez Sanchez e l’ex senatore Carlo Giovanardi. I legali di parte civile dovranno scegliere chi far testimoniare tra Mario Mori e Alfredo Lazzerini, che indagarono sulla strage negli anni ’80. Associazione familiari vittime: “Non si perderà altro tempo”

In copertina: Stazione ferroviaria di Bologna, 2 agosto 1980

La “pista palestinese” esce subito dal processo a carico dell’ex Nar Gilberto Cavallini per concorso nella strage del 2 agosto 1980 alla stazione di Bologna, che fece 85 morti e 200 feriti. I giudici della Corte d’Assise di Bologna hanno infatti escluso tutti i testimoni legati a quella ipotesi investigativa, archiviata nel 2015 e già esplorata a fondo secondo i giudici, proposti dai difensori di Cavallini.
Non testimonieranno, quindi, il terrorista internazionale Ilich Ramirez Sanchez, detto “Carlos” e l’ex senatore Carlo Giovanardi. Esclusi anche due testimoni di parte civile, l’ex estremista di destra Fabrizio Zani e soprattutto il leader di Forza Nuova Roberto Fiore, ritenuti superflui, così come non testimonieranno i superstiti e i familiari delle vittime, per cui sono già documentati i danni subiti a causa della strage.

Ammesso, invece, il leader di Ordine Nuovo Carlo Maria Maggi, già condannato in via definitiva per la strage di piazza della Loggia, così come Valerio Fioravanti, Francesca Mambro e Luigi Ciavardini, condannati definitivamente come esecutori della strage del 2 agosto, mentre i legali di parte civile dovranno scegliere chi far testimoniare tra Mario Mori e Alfredo Lazzerini, che indagarono sulla strage negli anni ’80. Nella prossima udienza, in programma mercoledì prossimo, si partirà con i primi testimoni della Procura, il poliziotto Antonio Marotta e il Carabiniere Goffredo Rossi.

Paolo Bolognesi esulta: “Non si perderà altro tempo”

La Corte d’Assise di Bologna “ha deciso di non perdere altro tempo”. Questo il lapidario commento di Paolo Bolognesi, presidente dell’associazione dei familiari delle vittime della strage del 2 agosto 1980, dopo la decisione dei giudici di non ammettere nel processo Cavallini i testimoni legati alla cosiddetta “pista palestinese” (considerata dai legali di Cavallini alternativa a quella “nera”, che ha portato alla condanna in via definitiva di Fioravanti, Francesca e Ciavardini). Parlando con i cronisti al termine dell’udienza, Bolognesi si dice quindi “soddisfatto” per quanto deciso dai giudici, e confida che “la documentazione che abbiamo portato, che la Procura ha più volte citato, sarà alla base di questo processo”.

Sulla stessa lunghezza d’onda anche il legale di parte civile Andrea Speranzoni, che non si mostra particolarmente colpito dalle esclusioni delle testimonianze dei feriti e dei parenti delle vittime, in quanto “effettivamente i danni sono documentati da certificazione medica, e quindi il collegio ha deciso di non sovrabbondare da questo punto di vista”, dell’ex estremista di destra Fabrizio Zani e del leader di Forza Nuova Roberto Fiore, che sono stati “ritenuti sovrabbondanti”. Quello che conta davvero, e che soddisfa ampiamente Speranzoni, è “l’apertura ai temi di prova che riguardano Gilberto Cavallini”, che secondo il legale permetteranno di portare avanti “l’istruttoria potendo beneficiare di conoscenze acquisite negli ultimi 15 anni anche attraverso altri processi”.

Legale di Gilberto Cavallini: “Esclusione ‘Carlos’ dispiace”

“Non ho mai pensato che questo fosse l’ambiente in cui fare un processo a carico d’altri oltre a Cavallini, mi interessava solo sentire una persona (il terrorista “Carlos”) che aveva detto reiteratamente a questi pm che i neofascisti non c’entravano nulla” con la strage del 2 agosto 1980. Gabriele Bordoni, legale dell’ex Nar Gilberto Cavallini, commenta così, parlando con i cronisti a margine della seconda udienza del processo per concorso in strage a carico del suo assistito, la decisione dei giudici della Corte d’Assise di Bologna di “cassare” i testimoni, in primis proprio “Carlos”, legati alla cosiddetta “pista palestinese”.

Questa ipotesi investigativa, da alcuni ritenuta alternativa alla verità giudiziaria della “pista nera”, è stata archiviata nel 2015, ma Bordoni si dice certo che alcuni testimoni esclusi “potessero aiutare a ricostruire quanto avvenne il 2 agosto, anche se cercheremo di supplire con dei documenti”. Il legale insiste in particolare su “Carlos”, sostenendo che “dato che disse esplicitamente, ripetendolo in tre verbali, che non erano stati i neofascisti, forse fargli qualche domanda per capire in base a cosa sosteneva questa tesi e cosa sapeva poteva essere opportuno: si è invece pensato che fosse stravagante, e noi rispettiamo le decisioni della Corte”. Sul punto, però, il legale non nasconde la propria amarezza, affermando che “finora “Carlos” non ha mai parlato, trincerandosi dietro una forma di autotutela, perché dice di non sentirsi sicuro in Francia e di voler parlare, in sicurezza, davanti a un giudice italiano. Non gli abbiamo consentito di farlo e questo rimarrà sempre una perplessità, almeno per me”.

Andrea Mari – Agenzia DIRE
www.dire.it

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