Il sistema!

Editoriale di Mauro Seminara

di Mauro Seminara

Cosa è il “sistema”? Un sistema è un insieme di elementi che, coordinati tra essi, compone un’unica unità funzionale. Come un notebook, oppure un organismo vivente. Ma quello che comunemente definiamo “il sistema”, quando ci si riferisce al potere nella vita reale, è un’altra cosa. Altra cosa che, però, riprende concettualmente l’originale definizione di sistema. Da qui l’idea che sia inutile o impossibile combattere “il sistema” – inteso come organizzazioni politiche, sociali ed economiche non ufficialmente collegate ma tutte parti di un’unica entità funzionale – perché il sistema è in tutto ciò che ci circonda e che impone le regole della nostra vita. Ed il sistema si auto-protegge come un organismo vivente che produce anticorpi per annientare un corpo estraneo. Chi rappresenta “il sistema” nella nostra vita? Negli ultimi anni, al culmine di un progetto perseguito con decennale perseveranza, il sistema vede sempre gli stessi elementi di composizione ma ne ha mutato le funzioni. La politica ha sempre più ricoperto incarichi prettamente esecutivi e sempre meno decisionali. La società civile è arretrata fino ad una condizione di sudditanza, perdendo una buona parte dei diritti che aveva acquisito – o conquistato – nel corso di lunghe ed estenuanti lotte di classe. La componente economica del sistema è infine giunta ad essere essa stessa il sistema.

L’articolo 81 della Costituzione, quello modificato con legge costituzionale del 2012 su “disposizioni” di una indefinita entità estranea alla Repubblica la cui influenza è indubbiamente sovranazionale, si può definire tecnicamente incostituzionale. L’obbligo costituzionale di pareggio di bilancio, introdotto appunto con la modifica dell’articolo 81, non tiene conto dei limiti di “obbligo” e non cita subordinazioni agli altri articoli della “legge delle leggi”. Il pareggio di bilancio sta quindi violando il diritto di accesso alla salute, l’equo compenso e tanti inalienabili formule di garanzia per il popolo concordate tra i padri costituenti, unanimemente, e che vanno a comporre la prima parte del testo. I primi dieci articoli della Costituzione italiana quindi se ne vanno affanculo per l’obbligo di pareggio di bilancio. Cosa c’entra questo con il sistema è facile da intuire. Chi ha suggerito-imposto che in Italia economia e finanza debbano avere la precedenza assoluta su diritto e assistenza? Il sistema! “Il sistema”, quello senziente e sempre più vicino all’autosufficienza, al totalitarismo, è quella entità che ha fatto cambiare l’ordine delle cose fino al punto di poter controllare direttamente il gettito di una nazione.

Le banche sono private, nel sistema che si sta espandendo come un virus sull’intero pianeta. Banche private che acquistano, detengono e manipolano titoli di Stato. Il debito pubblico, del popolo costituito in Stato, sta in mano agli istituti di credito evoluti in banche d’affari. Noi crediamo di essere padroni della nostra nazione, magari in condivisione amministrativa con la confederazione di Stati definita Unione europea, e poi scopriamo che una bella fetta del nostro Paese è nelle casse del fondo di investimenti Black Rocks, che i nostri titoli di Stato sono in mano ad istituti come J.P Morgan e che stiamo lottando per sottrarci all’assunzione d’appartenenza del Fondo Monetario Internazionale. Virus, che si espandono appunto come la cancrena, ed il contagio è sempre più vicino. La Tunisia è già caduta. Il FMI l’ha raggiunta e adesso la Tunisia è nelle mani dello strozzino globale. E dalle sue grinfie non se ne viene fuori, perché adesso anche il nostro vicino nordafricano è schiavo di un debito che si autoalimenta in modo perpetuo.

Il sistema non tollera frustrazioni. Il sistema non ha pazienza, anche se opera con piani di lungo termine. Il sistema non accetta che un Paese, grande, ricco ed appetibile gli sfugga ripetutamente di mano; come nel caso delle nazioni che a cicli continui vengono definite dal mainstream luoghi antidemocratici da combattere con tutte le forze ed ogni arma. Nazioni che sono riuscite a sottrarsi alla sottomissione al “cravattaro” malgrado gravi sanzioni, fake news, e accuse di essere propagatori di fake news. Come ogni infezione virale, anche il sistema ha un punto specifico di incubazione dal quale poi inizia ad espandersi. Quello del sistema che adesso controlla una parte del mondo, in attesa di poterlo governare per intero, dovrebbe coincidere con la stessa nazione in cui decisero che la quantità di oro nelle riserve auree non poteva più essere il valore di cambio con cui stabilire il limite di moneta stampabile. Il 15 agosto del 1971 si chiuse definitivamente il regime dei cambi fissi di “Bretton Woods” con la decisione del presidente Usa Richard Nixon di sganciare il dollaro dall’oro. Quando si ruppe l’equilibrio del rapporto oro-dollaro, quel giorno, prese vita “il sistema” che oggi prova a dominare il mondo. Con molta probabilità nacque già parecchi anni prima di quel giorno infausto. Tanti di essere riuscito a raggiungere l’obiettivo di autonomia finalizzata al dominio dei mercati proprio grazie al presidente americano più conosciuto per il “Watergate” che per aver contribuito ad uccidere – o esserne stato lo strumento – l’economia mondiale. Da quel ferragosto, tanti passi furono compiuti grazie al denaro del sistema che, corrompendo la politica, addomesticò il popolo. Uno, fondamentale tanto quanto la libertà di stampare moneta svincolati dall’obbligo di controvalore in oro a “copertura”, è certamente quello della “privatizzazione” delle banche di Stato. Anche in Italia abbiamo a suo tempo – nel 1981 – smesso di poter scrivere “Ministero del Tesoro” sulle nostre Lire. Abbiamo quindi rinunciato alla sovranità monetaria rinunciando al contempo alla sovranità stessa. Alla sovranità in senso assoluto. Dal 1975, quattro anni dopo il grande passo suicida americano, la Banca d’Italia si era impegnata ad acquistare tutti i titoli non collocati presso gli investitori privati. Una politica, quella adottata dalla Banca controllata dal Ministero del Tesoro italiano, capace di garantire il finanziamento della spesa pubblica insieme alla creazione della base monetaria, quindi la concreta crescita dell’economia reale. L’Italia, fino al 1981, aveva la quota di spesa pubblica in rapporto al PIL più bassa d’Europa.

Adesso il sistema è sovrano. E se i giochi di finanza equilibrista del sistema, gli investimenti e le speculazioni, le “scommesse” sui fallimenti di singole ma intere nazioni, l’indigestione di titoli derivati di derivati di titoli già tossici all’origine, vanno male e producono squilibri economici al sistema, a dover compensare le perdite ci dovranno pensare le persone fisiche con le loro tasse versate al loro Stato per teoricamente ottenere i conseguenti servizi. Il sistema si auto-protegge, e noi siamo ormai parte del sistema di auto-protezione del “sistema”. Loro investono, noi ripaghiamo. Loro falliscono, noi li salviamo. Loro giocano, noi muoriamo.

In questi giorni si sta utilizzando molto la parola “sistema”. Lo si fa per ragioni politiche da campagna elettorale mai finita in Italia, neanche dopo le elezioni del 4 marzo. “Loro volevano combattere il sistema ed adesso ne fanno parte”; “adesso sono loro il sistema”; “il sistema li ha accettati”. In un momento in cui Tv e mainstream in generale invece di educare ed accrescere la cultura dei popoli li disinforma, state bene attenti ai termini che si utilizzano. Perché le parole sono importanti. Chiedetevi cosa davvero sia il sistema. Chiedetevi, in un momento del genere, cosa farebbe il sistema per auto-proteggersi. Magari, così facendo, potreste comprendere quali accreditati ospiti dei programmi Tv e delle analisi di prestigio, quotidianamente pubblicate sulle celebrate testate nazionali ed interazionali, sono parte del “sistema” che invece vi dovrebbero raccontare e spiegare ogni giorno della settimana.

Informazioni su Mauro Seminara 705 Articoli
Giornalista palermitano, classe '74, cresce professionalmente come fotoreporter e videoreporter maturando sulla cronaca dalla prima linea. Dopo anni di esperienza sul campo passa alla scrittura sentendo l'esigenza di raccontare i fatti in prima persona e senza condizionamenti. Ha collaborato con Il Giornale di Sicilia ed altre testate nazionali per la carta stampata. Negli anni ha lavorato con le agenzie di stampa internazionali Thomson Reuters, Agence France-Press, Associated Press, Ansa; per i telegiornali nazionali Rai, Mediaset, La7, Sky e per vari telegiornali nazionali esteri. Si trasferisce nel 2006 a Lampedusa per seguire il crescente fenomeno migratorio che interessava l'isola pelagica e vi rimane fino al 2020. Per anni documenta la migrazione nel Mediterraneo centrale dal mare, dal cielo e da terra come freelance per le maggiori testate ed agenzie nazionali ed internazionali. Nel 2014 gli viene conferito un riconoscimento per meriti professionali al "Premio di giornalismo Mario Francese". Autore e regista del documentario "2011 - Lampedusa nell'anno della primavera araba", direttore della fotografia del documentario "Fino all'ultima spiaggia" e regista del documentario "Uomo". Ideatore e fondatore di Mediterraneo Cronaca, realizza la testata nel 2017 coinvolgendo nel tempo un gruppo di autori di elevata caratura professionale per offrire ai lettori notizie ed analisi di pregio ed indipendenti. Crede nel diritto all'informazione e nel dovere di offrire una informazione neutrale, obiettiva, senza padroni.

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