Sotto l’albero di Natale

Editoriale di Mauro Seminara

Con il povero “Spelacchio” ci hanno proprio rotto le palle (di addobbo dell’albero) per giorni. Ma Spelacchio si presta comunque ad una metafora unica e nazionale. Giustamente è stato collocato a Roma, nella nostra disonorevole capitale. Dove se non li, dove girano più auto blu che negli Stati Uniti e nel nord Europa messi insieme? Spelacchio è un albero che è arrivato a Roma per fare Natale in modo semplice e naturale invece che con strani alberi artistici. Ma il prestigioso albero, tagliato e trasportato nella capitale dalla Magnifica comunità di Fiemme, pare abbia avuto qualche problema se appena collocato era già tristemente spoglio. Una operazione da quasi cinquantamila euro che comprendeva tutto, fino alla rimozione ed allo smaltimento a fine festività, assicurazioni incluse. Senza saperlo, un incidente di percorso ha quindi offerto alla capitale di questo strano Paese l’albero più adeguato a rappresentarne la vera natura.
L’Italia è una nazione morta, spelacchiata, affetta da qualcosa che a voler per forza trovare un paragone non può che venire in mente la cancrena. Le radici sono secche, come quelle di Spelacchio, ed adesso stiamo perdendo anche l’apparenza, palesando lo stato di pessima salute. E sotto un albero del genere cosa ci si vuol trovare, meravigliosi doni natalizi? Iniziavano gli spot dei panettoni mentre si parlava del fallimento della Melegatti e dell’insediamento della nuova Giunta regionale siciliana. Alla prima seduta di Giunta mancava già un assessore, eletto ma troppo impegnato per presenziare anche solo alla presentazione del nuovo Governo regionale. Ma per presentarsi si è presentato comunque, e su questo non ci sono dubbi. Prima di “confluire” nella coalizione dell’attuale governatore aveva proposto di candidarsi alla presidenza della Regione, e qualche idiota dalla memoria corta magari ci aveva anche creduto. Candidatura ovviamente ritrattata quando gli sarà stato garantito un assessorato. Ma durante quella breve farsa, il prezioso assessore regionale aveva affidato ai cronisti il suo “programma”: un carabiniere discusso per il mancato arresto di un superlatitante e della mancata perquisizione e presidio della villa di un altro, entrambi indicati per le stragi del ‘92. Non si comprende lo stupore di chi ha perfino lanciato una petizione per chiedere le dimissioni del noto assessore quando questi si è scagliato contro l’ultimo vero simbolo della lotta alla mafia in Sicilia.
Sotto l’albero, quindi, in uno dei pacchi dono – inteso “fregatura in dono” – c’è un Governo regionale eletto tra le polemiche per gli impresentabili in lista e gli arresti dei candidati, che delega assessore un nome noto pronto ad attaccare subito l’emblema della lotta alla mafia e che dai suoi ranghi vede eleggere alla presidenza dell’Assemblea Regionale Siciliana… beh, lasciamo perdere! Spelacchio è così, ha i rami secchi. Ma gli elettori siciliani non se ne avvedono e sono sicuramente soddisfatti del risultato. Soprattutto quelli che per protesta si astengono quando hanno l’unica vera opportunità di protestare armati di matita. Loro saranno proprio fieri. Potranno adesso dire a testa alta “avete visto che messaggio durissimo è arrivato a sti politici ladroni?!” Eh, già. Non c’è proprio verso di fargli capire il meccanismo. Si arrabbiano pure! Difendono il loro diritto di protestare astenendosi. Poi arriva un ragazzino, figlio di un galantuomo condannato in primo grado a undici anni di reclusione, prende quasi ventimila voti e vaffanculo all’astensionismo di protesta. Rami di un albero secco. La sindaca capitolina ha dichiarato che, dopo una indagine interna sul povero Spelacchio, il Comune di Roma chiederà i danni. Già, ma a chi? Non sa la sindaca che i boschi non si toccano?
Ecco un altro pacco sotto l’albero spelacchiato d’Italia. Il segretario del partito più disgregato del Paese è stato chiaro: Non si tocca! E poco importa se in Commissione apposita si stanno moltiplicando le dichiarazioni, garbate e “rispettose”, di chi continua a dire che la persona in conflitto di interesse e i suoi più cari amici e vicini, pur non avendone titolo, si preoccupavano molto per le sorti di una banca della quale chiedevano, chiedevano, chiedevano tanto. Non si tocca! Spelacchio è morto ed è chiaro che le radici sono secche. Poi, sempre opportuno ricordare che siamo in Italia. Ed in questo Paese non si dimette nessuno. Attendiamo ancora le dimissioni della ministra “istruita forse” e delegata alla pubblica istruzione. Ma giusto per fare un esempio. Non è proprio il caso di fare esempi più gravi, tipo quello del capo dei carabinieri che avrebbe rivelato informazioni sensibili a vantaggio degli indagati invece che dei suoi sottoposti che si facevano in quattro per raccogliere prove. Quanti pacchi sotto questo spelacchiato albero italiano.
Tra i pacchi più grandi c’è senz’altro quello del nuovo Governo di responsabilità nazionale. Tanto gli italiani si astengono “per protesta”! Allora nel pacco ci si potrebbe trovare questo bel programmino concordato tra amici: viste le elezioni comunali con liste e listini in cui si candidavano anche i parcheggiatori abusivi perché portassero quali affluenti almeno i voti di papà e mamma; visto il meccanismo replicato alla corsa per la Regione Sicilia con liste, listini e listarelle; alle prossime elezioni politiche ci saranno terze, quarte, quinte, seste gambe e, chissà, forse si arriverà alla lista del polpo. Chi dovrebbe poi governare in una simile accozzaglia messa insieme per ragioni meramente matematiche e che nulla hanno a che vedere con i programmi di governo? Quello lì, come si chiama? Quello tanto garbato e discreto che sta governando al posto dell’altro. Sta bene a tutti.
Tra i nuovi movimenti politici appena nati e quelli che nasceranno ce n’è uno che chiude i battenti. Un partito importantissimo che fino a qualche tempo addietro vantava ben tre ministeri. Era così importante che alle regionali, in Sicilia, a casa, non ha preso neanche i voti da amministratore condominiale. Tutto a posto, non vi preoccupate. Il ministro tanto amato per i progressi della sanità pubblica e per le sperimentazioni europee sui vaccini si è già scoperta di centrosinistra e pare abbia adesso risolto i suoi conflitti ideologici. Magari potremmo ritrovarci lo stesso ministro nello stesso ministero per stare tutti più tranquilli. In fondo pare che in Italia l’unico problema sia ormai di garantire la “stabilità”. Che bella parola! Ci da tanta sicurezza la stabilità. Anche Spelacchio in fondo è stabile. Sta lì, dritto, fieramente morto, e non c’è rischio che cada. C’è un altro Spelacchio in Italia, ma lui non sta certo in piazza con le palle al vento. Uno Spelacchio che si è trapiantato le foglie e si è rifatto la corteccia perché a lui non lo hanno certo criticato. Anzi, a lui lo hanno addirittura resuscitato. Politicamente. Adesso, questo venerando statista pare fosse addirittura tra i ritrovati appunti di un martire che notava quanti bei soldini il grande statista passava alla mafia siciliana. Cosa Nostra, quella mafia di quella regione in cui ha vinto quasi due mesi fa la sua coalizione, era proprio in ottimi rapporti con lui e con il suo amico cofondatore del partito personale. Questo è quindi il pacco sicuro. Il pacco dono che ogni anno, in un modo o nell’altro, si trova sicuramente sotto l’albero. E che fila c’è per questo pacco qui!
Poi ci sono i nuovi pacchetti a sorpresa sotto le furono fronde del povero Spelacchio. Perché a riciclarsi sono davvero bravi da quelle parti. Sono le radici di Spelacchio! Che vi aspettate? Arriva la squadra dei ribolliti, denuncia verginità oltraggiata e si ricolloca in una nuova formazione dagli alti valori smarriti e con una posizione ideologica nettamente schierata dove c’è il vuoto politico. Della serie: un po’ di voti li acchiappiamo comunque. Di novità vere, tutto sommato, sotto l’albero ce ne sarebbero pure. Ma tutti sono intenti a guardare i rami secchi di Spelacchio e nessuno guarda le radici. In fondo, i riflettori sono tutti puntati sui rami spelacchiati ed a ragion veduta. Perché se sulle radici secche, sulla cancrena che avanza sorvoliamo, poi possiamo anche permetterci di puntare minacciosi il dito contro quanti riecheggiano vecchi falsi miti rasandosi la testa o pronunciando idiozie che neanche loro comprendono fino in fondo.
Domandatevi adesso perché dovrebbe dimettersi una persona a cui probabilmente non si potrà neanche imputare un reato. Oppure perché dovrebbe farsi da parte una persona che negli ultimi venticinque anni è stata coinvolta nelle peggiori inchieste di mafia e corruzione ed ha comunque continuato a prendere voti dagli elettori e strette di mano dalla classe politica dirigente. Chiedetevi perché in questo Paese qualcuno dovrebbe preoccuparsi di come vanno davvero le cose se basta dire che le cose stanno andando molto meglio perché il Governo si autoassolva con applauso della claque. E se non è vero, se non arrivate a fine mese, se non funziona nulla e nessuno dei servizi per cui pagate vi viene poi offerto, la colpa è solo vostra. In fondo nessuno, o quasi, si è chiesto perché Spelacchio è morto. Erano tutti troppo impegnati a criticare chi lo ha esposto in pubblico. Sta a vedere che bastava nasconderlo per evitare critiche sulla parte estetica e su quanto era costato?! Beh, in fondo, quanti di voi si preoccupano di quell’opera costata miliardi su miliardi e che non funziona, ma che sta nascosta in fondo al mare…a Venezia?

Informazioni su Mauro Seminara 705 Articoli
Giornalista palermitano, classe '74, cresce professionalmente come fotoreporter e videoreporter maturando sulla cronaca dalla prima linea. Dopo anni di esperienza sul campo passa alla scrittura sentendo l'esigenza di raccontare i fatti in prima persona e senza condizionamenti. Ha collaborato con Il Giornale di Sicilia ed altre testate nazionali per la carta stampata. Negli anni ha lavorato con le agenzie di stampa internazionali Thomson Reuters, Agence France-Press, Associated Press, Ansa; per i telegiornali nazionali Rai, Mediaset, La7, Sky e per vari telegiornali nazionali esteri. Si trasferisce nel 2006 a Lampedusa per seguire il crescente fenomeno migratorio che interessava l'isola pelagica e vi rimane fino al 2020. Per anni documenta la migrazione nel Mediterraneo centrale dal mare, dal cielo e da terra come freelance per le maggiori testate ed agenzie nazionali ed internazionali. Nel 2014 gli viene conferito un riconoscimento per meriti professionali al "Premio di giornalismo Mario Francese". Autore e regista del documentario "2011 - Lampedusa nell'anno della primavera araba", direttore della fotografia del documentario "Fino all'ultima spiaggia" e regista del documentario "Uomo". Ideatore e fondatore di Mediterraneo Cronaca, realizza la testata nel 2017 coinvolgendo nel tempo un gruppo di autori di elevata caratura professionale per offrire ai lettori notizie ed analisi di pregio ed indipendenti. Crede nel diritto all'informazione e nel dovere di offrire una informazione neutrale, obiettiva, senza padroni.

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