Fiabe siciliane

Rubrica culturale di Roberto Greco

Studioso italiano del folclore e di tradizioni popolari, medico e scrittore, Giuseppe Pitrè, nato a Palermo nel 1841 scrisse i primi studi scientifici sulla cultura popolare italiana e curò le prime raccolte di letteratura italiana orale, dando avvio a studi etnografici sul territorio italiano. Fondatore in Sicilia della “demologia” da lui battezzata “demopsicologia” (psicologia del popolo), ossia la scienza che studia le manifestazioni, le tradizioni e la cultura di un popolo, che insegnò all’Università di Palermo.
Giuseppe Cocchiara, già preside della Facoltà di Lettere a Palermo, dichiarò. “A Giuseppe Pitrè, il più importante raccoglitore e studioso di tradizioni popolari, la Sicilia deve essere grata perché la sua opera monumentale resta pietra miliare per la ricchezza e la vastità d’informazioni nel campo del folklore, in cui nessuno ha raccolto, come e quanto lo scrittore palermitano”. Fu merito del Pitrè quello di aver tracciato la via ad altri come Salvatore Salomone Marino e accolto nel suo tempo consensi vivissimi tra cui quelli di Luigi Capuana, che trovò materiale per le fiabe nel suo repertorio, Giovanni Verga, che trasse anche ispirazione per le “tinte schiette” e particolari usanze del suo mondo di umili e perfino per argomenti specifici d’alcune novelle come Guerra di Santi, dalla preziosa documentazione a cui Pitrè lavorò tutta la vita.

L’attrice Rori Quattrocchi
Ed è dedicato a Pitrè “Fiabe siciliane”, lo spettacolo che sarà messo in scena a Palermo dal 20 al 23 e dal 26 al 31 dicembre al Museo Internazionale delle Marionette Antonio Pasqualino in collaborazione con il Teatro Bastardo. Si tratta di un viaggio nel passato, un modo per far conoscere alle nuovissime generazioni le storie della nostra tradizione, i “cunti” narrati di sera dai nonni e dalle nonne attorno al braciere. Racconti e storie, raccolte da Giuseppe Pitrè e trascritte in lingua italiana da Italo Calvino: alcune di origine, altre dalla provincia di Trapani, da Salaparuta e ancora nissena. Le fiabe affrontano stereotipi culturali di varia natura: dalla sfortuna legata all’avere figlie femmine, al nascere poveri in canna ed essere apprezzati solo perché si è stati capaci di un riscatto sociale. Sul palco Aurora Quattrocchi e Marika Pugliatti, dirette da Giovanni Lo Monaco, che cura anche l’adattamento teatrale, e accompagnate dall’oboe e dal corno inglese di Maria Grazia D’Alessio.

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