La guerra energetica tra superpotenze e gli incidenti

Un morto e 21 feriti in Austria per l’incidente che non fornisce ancora le cause. Un terzo del pompaggio per l’Europa dalla Russia a rischio. Il giorno precedente in Egitto la firma dei contratti per la centrale nucleare

In copertina l'esplosione dell'impianto di Baumgarten an der March in Austria

Non sono chiare, o di pubblico dominio, le cause dell’incidente occorso ieri mattina all’impianto di distribuzione di Baumgarten an der March, in Austria. L’unico dato certo ed inconfutabile è quello che vede vittime 22 persone, 21 feriti ed un morto. L’esplosione all’hub europeo di smistamento del gas russo ha aperto un dibattito grottesco mentre ancora i vigili del fuoco lavoravano a circa cinquanta chilometri da Vienna per spegnere i focolai e mettere l’area in sicurezza. Il ministro dello Sviluppo Economico italiano Carlo Calenda ha subito dichiarato lo stato d’emergenza e tirato in ballo il TAP. Il Trans Adriatic Pipeline contro il Trans Austria Gas Pipeline. Tap contro Tag. Stato d’emergenza frettoloso ed anche immotivato secondo la Snam che già ieri sera, alle 21, aveva garantito l’approvvigionamento promesso comunque entro la mezzanotte. Il ministro Calenda parlava di fragilità italiana nella rete di approvvigionamento mentre dalla Snam si vantava la rete italiana che non si basa su arterie uniche ma di una distribuzione diversificata che permette quindi di non subire crisi derivanti da simili incidenti. Gli italiani infatti non si sono neanche accorti dell’incidente e le loro caldaie alimentate a metano hanno continuato a scaldare le case. Chi invece ha subito il danno è stato il fornitore che attraverso il Tarvisio fornisce il gas anche all’Italia.

Secondo il ministro russo dell’Energia e dell’industria del carbone, Maksim Beljavskij, l’incidente all’impianto austriaco ha causato una riduzione del gas in transito pari al 23%. L’hub di Baumgarten an der March fornisce infatti il gas russo a Italia, Ungheria e Slovenia ed è uno dei tre impianti più importanti d’Europa. Il Tap, subito tirato in ballo dal Ministero italiano, invece dovrebbe fornire il gas prodotto in Azerbaigian attraverso il Mar Caspio e l’Adriatico attraversando quindi Turchia, Grecia ed Albania. Il Tap è oggetto di agguerrito dibattito in Puglia, dove la popolazione residente non gradisce le conseguenze di una simile infrastruttura sull’ambiente. Ma il Tap era ieri fuori contesto rispetto all’incidente e alla conta delle vittime. Certo, la diversificazione di approvvigionamento garantisce all’Italia più sicurezza e maggior potere contrattuale. O almeno dovrebbe. Ma il Trans Adriatic Pipeline è ancora in costruzione e ben lontano dal poter essere una alternativa in caso di incidenti in Austria. La partita sulle forniture energetiche è un contesto molto delicato su cui si giocheranno in futuro, oltre che già oggi, le politiche nel Mediterraneo e che potrebbe causare molte vittime. L’incidente all’impianto austriaco ha già causato una vittima e molti feriti, ed in termini di perdite economiche bisogna anche ricordare che dall’hub di Baumgarten an der March passa circa un terzo del gas pompato dalla Russia verso l’Europa. Un colpo costato parecchio alla Russia appena 24 ore dopo il duro colpo che la Russia aveva sferrato in altra regione con la firma dei contratti per la costruzione della prima centrale nucleare in Egitto.

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