Ben svegliati!

Editoriale di Mauro Seminara

Per quanto ci si possa provare a manipolare l’opinione pubblica il risultato rimane per lo più invariato e vede una parte della società civile resistere ad ogni tentativo di grave violazione dello status quo dell’uomo e dei suoi inalienabili diritti. Una dimostrazione di questa resistenza l’abbiamo avuta questa estate, quando la società civile composta da attivisti, giuristi, volontari e semplici cittadini ancora dotati della innata capacità di distinguere il bene dal male hanno drasticamente bocciato le iniziative italiane in Libia per far fronte al flusso migratorio che dal Paese nordafricano salpa verso le coste europee ed italiane in particolare. Da una parte abbiamo visto chi ha agito, in prima persona e ministro, occupandosi della questione anche al posto dei colleghi della Difesa e degli Esteri. Dall’altra uno zoccolo duro italiano che ha subito denunciato l’assurdità dell’ignobile contenimento in Libia dei migranti. Da una parte gli applausi e dall’altra i fischi. Gli applausi che oggi tutti negano. Applausi che venivano dall’Unione europea, che dei suoi Stati membri è composta, e oggi sostituiti dalle critiche. Perché a risolvere i problemi delegandoli ad altri son bravi tutti. L’Ue aveva dato il suo visto all’Italia che aveva concordato una “soluzione” con la Libia. In questi meccanismi l’unica cosa che conta è il non sapere. In Unione europea erano tutti d’accordo, a patto di non sapere esattamente cosa accade in Libia ai migranti indesiderati su suolo europeo. Anche in Italia, complice una domanda che continuava a mancare in tutta la narrazione su geniali risoluzioni del problema, il gioco funzionava fino a quando non si vedeva a cosa venivano condannati i migranti “contenuti” in Libia. La domanda che mancava era semplice: ma se li costringiamo ad una detenzione in uno Stato che non ha mai sottoscritto la Carta dei Diritti dell’uomo, e non li comprende proprio, prima di adeguare la Libia agli standard di chi passivamente respinge i migranti, non siamo poi complici di maltrattamenti? Il racconto era bello. Li blocchiamo li dove le autorità locali si occuperanno di evitare che si imbarchino, poi vedremo di organizzarci in modo che i loro lager diventino più simili ai centri per migranti italiani, e un giorno i migranti sopravvissuti saranno fermati in Libia – invece che soccorsi in mare – e detenuti in centri adeguati agli standard europei, senza violenze e senza stupri. Ma fino a quel giorno verranno detenuti in condizioni indescrivibili ed esposti a violenze, abusi, stupri ed ogni altro genere di vessazione.
Nessuno stupore. L’idea di mettere il carro davanti ai buoi veniva dallo stesso Governo che aveva forzato il Parlamento per approvare una legge elettorale che teneva conto di una sola Camera, quella dei deputati, perché tanto il Senato doveva poi essere abolito dalla riforma costituzionale. Ma la riforma è stata respinta dal popolo italiano che con un solo voto ha bocciato anche il proponente riformista e la sua legge elettorale, inapplicabile ed incostituzionale perché incompleta. Allo stesso modo si voleva risolvere il flusso migratorio nel Mediterraneo centrale pagando aguzzini che impedissero gli imbarchi, ma prima di adeguare ad uno standard umano il luogo di contenimento per quel flusso migratorio che si sarebbe di conseguenza accumulato sulla sponda sud del Mediterraneo invece che su quella nord. Adesso pare che la sveglia della bella addormentata nel palazzo abbia iniziato a suonare. Tutti oggi hanno scoperto che quanto si stava facendo era un crimine. Un crimine di Stato ed internazionale. Una cosa abominevole. Difficile da descrivere se non in modo accusatorio: uno Stato ha pagato parte di un altro Stato, e di conseguenza milizie non governative di questo, per rinchiudere e maltrattare migliaia di persone di terze nazionalità. Follia. Delirio. Ci preoccupiamo di ritorno di nazismo e fascismo e nel frattempo attuiamo deportazioni e maltrattamenti di Stato. Perché dovrebbero sentirsi in errore i novelli nazifascisti se altro non farebbero che attuare sul territorio nazionale quello che lo Stato in cui vivono ha commissionato in un altro Paese? Adesso tutti emettono le loro sentenze, legittime. Amnesty International arriva con il suo “La rete oscura libica della collusione” appena pubblicato e presentato. La denuncia della Ong è chiara: L’Unione europea è complice dei maltrattamenti che i migranti hanno subito in Libia a causa delle politiche dell’Unione volte alla chiusura del canale migratorio del Mediterraneo. Ma l’Unione europea ha attuato politiche di chiusura relative e discutibili rispetto a quelle attuate dall’Italia che ci ha anche messo la faccia. Come non ipotizzare la soluzione più semplice e logica? “L’Italia ci aveva garantito che…”, problema risolto! L’Ue è salva.
Avevamo a suo tempo mosso delle obiezioni ricordando che già in passato abbiamo tentato azioni miserabili come i respingimenti coatti in acque internazionali e per questo eravamo stati condannati. All’epoca dei fatti l’artefice era un leghista in piena ascesa. Adesso invece è un ex comunista. La differenza tra i due, la genialità che avrebbe dovuto aggirare l’ostacolo che ha già visto condannare l’Italia, quale era? Semplice anche questo: Invece di “respingerli” noi se li “ritraggono” loro. Quindi non è respingimento. Campiamo di rendita rinascimentale sulla vecchia storia della genialità italiana. Oppure, più semplicemente, è da parecchio che non vediamo persone geniali al Governo ma speriamo che in Italia ce ne siano ancora. In questa scissione tra politiche securitarie e politiche umanitarie si rispecchia anche la scissione tra la politica di destra del fu partito di centrosinistra e la proposta politica di sinistra del neonato partito che aggrega tutti gli esuli del precedente. Ancora più nello specifico, possiamo fare una analisi immediata su due volti che tra le fila dei rispettivi schieramenti trovano posto, più o meno pubblicizzato. Nel Partito Democratico trova posto, un po’ stretto e forse anche in una buia ultima fila, l’ex sindaca di Lampedusa. Giusi Nicolini era la paladina dei diritti umani e sulla difesa del soccorso in mare ai migranti e della giusta accoglienza aveva costruito un personaggio enorme. Aveva vinto premi su premi, fino al premio per la Pace dell’Unesco assegnatole prima delle elezioni che l’hanno vista severamente bocciata dai lampedusani, e aveva varcato la soglia della Casa Bianca alla corte di Barack Obama. Ma di Giusi Nicolini si è parlato poi solo per l’esito delle elezioni nel Comune di Lampedusa e Linosa.
Non si ricordano gravi prese di posizione nei confronti del collega di partito Marco Minniti e delle sue iniziative in Libia da parte di Giusi Nicolini. Nessuna drammatica lite interna passata agli onori della cronaca. Il partito di cui era stata nominata dirigente di segreteria, sempre prima delle recenti elezioni comunali lampedusane, ha avallato le politiche di contenimento del suo ministro dell’Interno. Se vogliamo tornare alla denuncia di Amnesty quale riferimento, anche in questo caso di complicità si potrebbe parlare. Dall’altra parte, quella di Liberi e Uguali, è stato presentato un altro lampedusano noto agli italiani e non solo. Il dottor Pietro Bartolo. Il “medico dei migranti”, così come il pubblico si è abituato a conoscerlo dall’Orso d’oro vinto a Berlino grazie al film documentario di Gianfranco Rosi “Fuocammare”, fa adesso parte dello schieramento che si riconosce nel movimento politico capitanato dal presidente del Senato Pietro Grasso. Pietro Bartolo aveva mantenuto la barra dritta e non si era sottratto negli ultimi mesi a impopolari opinioni espresse nel corso di interviste ed ospitate varie. Compresa la circostanza che lo ha visto celebrato con una laurea ad honorem per conto della popolazione di Lampedusa e Linosa insieme a Emma Bonino. In questa dualità ci sta dentro una valanga di voti. Della squadra dei “buoni” pare debba far parte anche Laura Boldrini, che Pietro Bartolo lo conosce da tanti anni essendo stata lei portavoce dell’Alto Commissariato delle Nazioni unite per i Rifugiati – che a Lampedusa opera da oltre un decennio – mentre il medico del poliambulatorio dell’isola pelagica si occupava del loro stato sanitario. Nicolini e Bartolo non hanno un buon rapporto, da tempo ormai. Come non hanno un buon rapporto Renzi e D’Alema, ed oggi Renzi e Grasso. Reo quest’ultimo di aver “tradito” il Partito Democratico subito dopo l’approvazione a suon di blindature della tanto discussa legge elettorale, il “Rosatellum”, approvata in Senato con la fiducia del Governo e in una non ufficiale campagna elettorale già in corso. I due schieramenti hanno adesso due opposti simboli dell’isola più famosa del Mediterraneo, e forse del mondo: Giusi Nicolini e Pietro Bartolo. L’ex sindaca attende ancora una delega che potrebbe non arrivare mai, vista la prossima fine della legislatura, e dal fine mandato al Comune di Lampedusa e Linosa non ha ancora alcun incarico e di conseguenza nessuna retribuzione. Il medico potrebbe invece aspirare ad una poltrona in Senato. Giusto quel ramo del Parlamento che il partito da cui nasce Liberi e Uguali voleva sopprimere. Una situazione seria e da non sottovalutare, ma che per certi aspetti può anche far sorridere ricordando in qualche modo quei “Totò e Peppino divisi a Berlino” con Giusi e Pietro divisi a Lampedusa. Ironia a parte, però, resta dato inconfutabile quello che vede un enorme centrodestra a cui unire il Movimento Cinque Stelle dalla parte del contenimento dei flussi come ha tentato di fare il Partito Democratico. Dall’altra parte invece c’è adesso solo Liberi e Uguali. Quest’ultimo si candida a raccogliere il consenso di tutti quelli che non hanno mai accettato o tollerato le politiche securitarie anti-immigrazione, senza contendenti da questa parte della barricata. Una probabile vittoria a tavolino con in palio l’intero elettorato di sinistra e centrosinistra. Per l’ennesima volta però i migranti saranno protagonisti di una campagna elettorale italiana.

Informazioni su Mauro Seminara 705 Articoli
Giornalista palermitano, classe '74, cresce professionalmente come fotoreporter e videoreporter maturando sulla cronaca dalla prima linea. Dopo anni di esperienza sul campo passa alla scrittura sentendo l'esigenza di raccontare i fatti in prima persona e senza condizionamenti. Ha collaborato con Il Giornale di Sicilia ed altre testate nazionali per la carta stampata. Negli anni ha lavorato con le agenzie di stampa internazionali Thomson Reuters, Agence France-Press, Associated Press, Ansa; per i telegiornali nazionali Rai, Mediaset, La7, Sky e per vari telegiornali nazionali esteri. Si trasferisce nel 2006 a Lampedusa per seguire il crescente fenomeno migratorio che interessava l'isola pelagica e vi rimane fino al 2020. Per anni documenta la migrazione nel Mediterraneo centrale dal mare, dal cielo e da terra come freelance per le maggiori testate ed agenzie nazionali ed internazionali. Nel 2014 gli viene conferito un riconoscimento per meriti professionali al "Premio di giornalismo Mario Francese". Autore e regista del documentario "2011 - Lampedusa nell'anno della primavera araba", direttore della fotografia del documentario "Fino all'ultima spiaggia" e regista del documentario "Uomo". Ideatore e fondatore di Mediterraneo Cronaca, realizza la testata nel 2017 coinvolgendo nel tempo un gruppo di autori di elevata caratura professionale per offrire ai lettori notizie ed analisi di pregio ed indipendenti. Crede nel diritto all'informazione e nel dovere di offrire una informazione neutrale, obiettiva, senza padroni.

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