Le ordinanze “anti-profughi” che Comuni del settentrione italiano quali Milano, Brescia, Bergamo, Lecco e Varese avevano adottato per ostacolare l’arrivo di migranti da ospitare sono state in molti casi “revocate”. La presa di posizione dei suddetti Comuni era stata denunciata da una rete di associazioni che aveva proposto ricorsi contro le ordinanze firmate dai sindaci. Asgi, CGIL, la Cooperativa RUAH e Fondazione Guido Piccini Onlus asseriscono che le revoche delle ordinanze da parte di alcuni Comuni “dimostrano la mancanza di motivati e sostanziali elementi su cui gli amministratori locali hanno basato le loro decisioni”. Varie ed a volte assenti in effetti le motivazioni di revoca da parte delle amministrazioni comunali di Oggiono, Seriate, Lazzate, Piancogno, Capriano del Colle, Pontevico e Marone. “Un percorso di gestione dell’accoglienza con lucidità, concretezza, e soprattutto nel rispetto della legalità, così clamorosamente violata in questa vicenda”, scrivono le associazioni alla luce delle revoche avvenute in alcuni casi in autotutela dopo che anche il prefetto di Milano aveva scritto alle Amministrazioni della sua Prefettura per esprimere la dubbia legittimità delle ordinanze.
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