Guerra al porto ed all’aeroporto di Tripoli

Pesanti scontri intorno all'aeroporto ed al porto di Tripoli. Blindati e pick-up sparano in città. La Brigata 50 attaccata dalla Forza Centrale di Sicurezza. Caschi blu delle NU per difendere Unhcr ed Oim

Carri armati e pick-up con mitragliatrici non risparmiano munizioni mentre avanzano in direzione del porto di Tripoli. Nella capitale si spara da ieri ed è ormai una lotta senza quartiere. I blindati proseguono su al-Shat Road in direzione del porto avanzando negli scontri che vedono la Brigata Nawasi che assedia la Brigata 50 preposta alla sicurezza dell’area portuale. Nel frattempo procedono gli scontri tra la Forza Speciale di Deterrenza e la milizia di Ghararat per liberare l’aeroporto di Mitiga, alle porte della capitale. Nel gioco delle parti senza parti assegnate, ogni fazione dichiara di aprire il fuoco per liberare la Libia da bande armate di trafficanti o da protettori dei terroristi. Nel caso degli scontri che nelle ultime ore vedono impegnate la Nawasi e la 50 nei pressi del porto di Tripoli i primi si definiscono liberatori al servizio dello Stato libico rappresentato da Consiglio di Stato di Tripoli.

Azzardato in questo momento stabilire se la Forza Centrale di Sicurezza, meglio conosciuta come Brigata Nawasi, è realmente sotto il controllo del Consiglio di Stato e tenta di liberare il porto dalla Brigata 50 riconosciuta vicina a fazioni avversarie come quella gheddafiana piuttosto che quella di Haftar. Oppure ancora stanno tentando di prendere davvero il potere di distretti sensibili al fine di ottenere future ufficiali investiture essendo il periodo prossimo al rimescolamento delle carte e dei ruoli. La Libia in questi giorni non è più un Paese dilaniato da rivalità sostanzialmente delineabili con le tre principali regioni, ma un’arena in cui ogni singola milizia, brigata o distretto apre il fuoco contro qualunque sorta di rivale. Nel complesso scenario libico entrano in gioco anche i Caschi Blu provenienti dal Nepal per la sicurezza del personale dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati e dell’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni. Entrambi, Unhcr ed Oim, sono organi delle Nazioni Unite e per la tutela del personale – centinaia – che si muovono sul territorio sono stati inviati cento militari in due diverse spedizioni che dovrebbero però diventare 250 nel corso di prossimi invii. Un continuo moltiplicarsi di attori armati che allo stato attuale non possono più avere regole d’ingaggio se non quella di sparare a vista.

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