Ius Soli e chiacchiere estive

Editoriale di Mauro Seminara

Per andare alla forma spicciola del concetto, possiamo dire che se da una coppia di siciliani emigrati in Lombardia nasce un bambino e questo cresce in Lombardia è normale che il bambino sia un lombardo con origini siciliane. Ogni essere umano, leggi a parte, è figlio della terra in cui nasce. La Ius Soli è quindi una legge giusta. Una legge civile che mette le cose nel loro ordine naturale. Quella licenziata dalla Camera dei deputati non era neanche una Ius Soli pura. Al massimo poteva essere una Ius Soli all’italiana. Notoriamente in Italia si legifera mettendo il titolo “Cento” in copertina e poi si redige un contenuto “dieci” nel corpo del Disegno di Legge. Quindi la pseudo-Ius Soli varata dalla Camera non avrebbe dovuto fare così tanta paura ai partiti ed agli elettori anti-immigrati. Malgrado le premesse, la Ius Soli non ce l’ha fatta a concludere il proprio iter legislativo in Senato. Una parte della maggioranza di Governo si è messa di mezzo in modo determinato, avendo dalla sua l’impossibilità di dover eventualmente andare a nuove anticipate elezioni. Già, perché una cosa è certa: questo Governo non può cadere. Giocando con storiche parole da attribuire adesso ad altro storico ma vivente personaggio, è come se Giorgio Napolitano avesse detto “Non possiamo, non dobbiamo, non vogliamo”. D’altro canto, invece di trovare un serio accordo sulla legge elettorale, il nostro Parlamento cazzeggia con le rivisitazioni delle leggi anti-fascismo. Perché? Forse perché l’apologia al fascismo è già un reato e il simbolo fascista è già stato tolto o coperto la dove edifici o infrastrutture ne recavano uno. Certo, non è possibile radere al suolo ferrovie e palazzi di giustizia, ma si può discutere con argomenti inutili fino ad elezioni facendo così una lunghissima campagna elettorale senza nuocere ad alcuno. Sarebbe stato ben più affascinante assistere ad un forte inasprimento delle leggi antimafia e degli annessi articoli relativi al concorso esterno dei colletti bianchi, giusto in coincidenza del venticinquennale delle stragi di Palermo. Ma in Parlamento hanno preferito risistemare leggi che regolamentano un fenomeno scomparso a testa in giù oltre settant’anni addietro. Tornando sulla Ius Soli, emerge da questo tentativo un solo dato utile. Uno soltanto, ma inconfutabile. Una maggioranza che propone un Disegno di Legge tale da rappresentare una svolta culturale, deve essere una maggioranza reale; e non una accozzaglia di politici magnetizzati dalle rispettive poltrone. Estremizzando un po’, possiamo tranquillamente sostenere che Sinistra Italiana e Fratelli d’Italia non potrebbero mai costituire una maggioranza parlamentare. La condizione attuale è infatti di un centrosinistra che ragiona come un centrodestra – con cui pare avere già pronta la prossima alleanza di Governo – e sostenuto da un centrodestra “alternativo e poco popolare” oltre che dalla costola sinistra scissa e pronta a divorare ciò che rimane del partito di origine. Tradotto con i propri nomi significa che Renzi governa con Alfano ma mira a governare con Berlusconi, tanto la propria ideologia è più di centrodestra che di centrosinistra; ma ha bisogno di Mdp per arrivare a fine legislatura. E le elezioni, come dicevamo, non si possono anticipare. In mezzo a questo marciapiede di lucciole è ineludibile una breve analisi sulla credibilità ormai da tempo smarrita. Se il Governo grida “aiuto, ci invadono!”, dando quindi ragione a chi da anni lo sostiene immotivatamente come oggi, e poi vuol discutere una legge su cui starnazza più che dialogare nei salotti Tv, è chiaro che la popolazione reagisce male temendo il peggio con una legge dalla tempistica decisamente sbagliata. Perché di fondo un minimo di ragione ce l’ha anche chi sostiene che non era il momento adatto. E questo non soltanto perché l’opinione pubblica scopre oggi che è stato il Governo Renzi a dire “ghe pens mi” – pur essendo toscano – con l’accordo secondo cui tutti i migranti andavano sbarcati nei porti italiani. Piuttosto, la tempistica errata si deve ad altro accordo errato: il famigerato Regolamento di Dublino. Con la legge Ius Soli all’italiana, un bambino che nasce in Italia da genitori extracomunitari ha diritto, seguendo un determinato iter e non per automatismo, a veder un giorno riconosciuta una cittadinanza diversa da quella dell’inferno che i suoi genitori si sono con buona probabilità lasciati alle spalle. Cittadinanza che sarebbe quindi italiana anche se questi potevano non essere i piani di famiglia. I genitori pertanto dovrebbero rinunciare a proseguire il viaggio fino alla reale meta, magari perché il figlio non avrebbe stessa opportunità nel Paese prescelto. C’è quindi di mezzo il congiungimento familiare. Altra cosa avverrebbe nel caso in cui i genitori, non bloccati dalla Dublino, riuscissero a raggiungere il Paese del centro o nord Europa meta del viaggio e mettessero al mondo li il loro bambino chiedendo così asilo nella nazione in cui avevano deciso di trasferirsi. Ma noi amiamo complicarci la vita, così, giusto per lasciare le cose a metà ma con la promessa di riprendere il discorso in autunno. Tanto dobbiamo ammazzare il tempo fino alle prossime elezioni, no?

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