Maxi retata in Calabria, si chiude il cerchio sulla cosca Arena – Video intercettazioni

Gli interessi degli Arena si estendevano anche su scommesse on line. Chiuso il cerchio anche sul Cara di Isola di Capo Rizzuto e sul giro di estorsioni. In manette 68 tra boss e affiliati con operazione interforze

Sono 68 le persone arrestate all’alba di sabato 15 luglio con l’operazione denominata “JONNY” da parte di Polizia, Carabinieri e Guardia di Finanza. Gli arrestati devono rispondere di associazione di tipo mafioso, estorsione, porto e detenzione illegale di armi, intestazione fittizia di beni, malversazione ai danni dello stato, truffa aggravata, frode in pubbliche forniture e altri reati di natura fiscale. Sono stati inoltre sequestrati beni ed imprese riconducibili agli indagati per 84 milioni di Euro. Con l’operazione, a cui hanno partecipato 500 operatori delle Forze dell’ordine, è stato chiuso il cerchio sulla cosca di ‘Ndrangheta facente capo alla famiglia Arena, che gestiva attività illecite nelle provincie di Catanzaro e Crotone. Dalle investigazioni, oltre alle tradizionali dinamiche criminali legate alle estorsioni, capillarmente esercitate sul territorio catanzarese oltre che su quello crotonese ed ai traffici di droga, sono emersi gli interessi della cosca nella gestione del Centro di accoglienza per migranti di Isola Capo Rizzuto e nelle attività legate al gioco ed alle scommesse.

Il business con l’immigrazione

La mensa del Cara di Isola di Capo Rizzuto
La cosca Arena aveva creato un business anche con il controllo di tutte le attività legate all’accoglienza dei migranti al CARA “Sant’Anna” di Isola Capo Rizzuto. Attraverso un’associazione di volontariato era riuscita ad aggiudicarsi l’appalto di catering. Il flusso di denaro pubblico percepito dalle imprese riconducibili alla cosca, nell’arco temporale 2006 – 2015 per la gestione del CARA di Isola di Capo Rizzuto, è stato pari a 103 milioni di euro, dei quali almeno 36 milioni di euro utilizzati per finalità diverse da quelle previste. Tra gli indagati anche un sacerdote gestore occulto della Confraternita della Misericordia, che aveva organizzato un sistema di sfruttamento delle risorse pubbliche a favore della cosca. E proprio queste consistenti somme di denaro, spartite tra tutti i gruppi della cosca, avevano consentito di sanare i regolamenti di conti pregressi. Inoltre, l’organizzazione criminale, al fine di neutralizzare le norme interdittive antimafia, cambiava di volta in volta la ragione sociale e i legali rappresentanti delle aziende controllate, proprio per mantenere inalterato il controllo della filiera dei servizi necessari al CARA. Le indagini patrimoniali hanno infine permesso di rilevare l’esistenza di una netta sperequazione tra il tenore di vita sostenuto dagli indagati e l’ammontare dei redditi dichiarati al fisco, da cui è scaturito il sequestro dei beni personali: 11 società attive nel settore agricolo, della ristorazione, del turismo, dell’edilizia, della prestazione di servizi, 129 immobili, 81 autovetture, 27 ambulanze e 5 imbarcazioni nonché 90 rapporti bancari e 3 polizze assicurative.

Le estorsioni
Per quanto riguarda le estorsioni la cosca aveva potuto espandere ed affermare il suo predominio criminale grazie ad un accordo con le altre cosche minori presenti nelle due province calabresi. Le indagini hanno documentato sia le richieste estorsive nei confronti delle “grandi imprese” gestite con l’aiuto di un noto imprenditore, anch’egli taglieggiato, che quelle nei confronti dei negozianti che subivano danneggiamenti e intimidazioni.

Gli interessi nel settore dei giochi e delle scommesse
L’associazione mafiosa aveva acquisito e mantenuto, avvalendosi del potere di intimidazione, una “posizione dominante” nel settore imprenditoriale della raccolta delle scommesse on line e su rete fissa, nonché del noleggio degli apparecchi per il gioco on line, nella città di Crotone e nel suo hinterland. Le indagini finanziarie hanno evidenziato un intricato intreccio delinquenziale nel settore del gaming che ha determinato movimentazioni finanziarie per decine di milioni di euro, producendo un profitto netto per la cosca Arena di un milione e 300 mila euro, tra luglio 2013 e febbraio 2015. Gli accertamenti di natura patrimoniale, al fine di riscontrare accumulazioni di beni di valore sproporzionato rispetto ai redditi dichiarati, hanno permesso di individuare un ingente patrimonio finanziario ed immobiliare sottoposto a sequestro preventivo, in ottica della confisca tra cui 12 beni immobili, fabbricati, sei autovetture, 4 motocicli, 20 polizze assicurative sulla vita, 7 conti di gioco, molteplici quote societarie relative ad imprese attive in Crotone ed Isola di Capo Rizzuto ed operanti nel settore dei giochi e delle scommesse, dei servizi informatici, delle assicurazioni e dei servizi di pulizie, oltre 50 conti correnti, più di 50 conti deposito e risparmio e numerose cassette di sicurezza per un valore complessivo di 12 milioni di euro.

Il video con le intercettazioni agli atti delle indagini

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